Cap.05

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Sam si sedette sul bordo del letto e poggiò i gomiti sulle ginocchia, guardando suo fratello ancora privo di sensi. Era la persona più importante della sua vita e al di là dei loro continui battibecchi e delle loro fugaci litigate, da parte di Dean aveva sempre percepito un amore profondo; amore fraterno, senza dubbio ricambiato. Con le loro diversità si erano compensati a vicenda e non c'era niente che Sam non avrebbe fatto per proteggerlo, sarebbe disceso all'inferno, ancora e ancora, per suo fratello se mai fosse servito a salvarlo. Sospirò e affondo il viso nelle mani, pochi secondi dopo sentì la porta della stanza aprirsi e sollevò lo sguardo; i suoi occhi incontrarono quelli stanchi di Bobby.

«Come sta?» gli domandò l'uomo.

«Sta meglio, la febbre è scesa.»

«E' una buona notizia. Io vado a comprare le medicine, di là c'è Castiel...va da lui.»

«E' colpa sua» disse con un filo di voce e non riuscì proprio a cancellare dalla mente le lacrime che aveva visto negli occhi di Dean.

Bobby sospirò. «Forse, ma è l'unico che potrebbe darci una mano con il marchio di Caino.» ammise con una punta di acidità nella voce. Non sopportava avere a che fare con quell'angelo, ma era lui la loro unica occasione di salvare Dean, se mai ne avessero avuta una. «Ci vediamo dopo.» detto ciò uscì dalla stanza, lasciandolo solo.

Sam gettò la testa all'indietro e soffocò in una mano un grido di frustrazione, dopodiché si alzò dal letto sul quale era seduto e andò al piano di sotto. Giunse in fondo alla scala e si fermò un momento, per un istante pensò di tornare indietro, poi tirò un respiro profondo e decise di proseguire. Aveva bisogno di risposte se voleva aiutare suo fratello e in quel momento avevano solo Castiel. Passando davanti alla libreria rallentò: era stracolma di libri, la maggior parte, buttati malamente a terra, avevano formato una piccola montagna e si ricordò di quando Dean aveva proposto di chiamare una donna delle pulizie..."con delle belle tette"; sorrise a quel piccolo ricordo e continuò a camminare fino a quando non raggiunse il salone. Si bloccò rimanendo sulla soglia della porta, come se temesse di entrare e affrontare Castiel. Forse era davvero così, aveva paura. Una fottuta paura di ritrovarsi incatenato in quegli occhi cerulei, di dover fare i conti con la realtà e scoprire che l'angelo non era mai stato dalla loro parte, non era mai stato uno di famiglia.

Quando Castiel si accorse della sua presenza si alzò dalla sedia e lo raggiunse, fermandosi proprio di fronte a lui.

«Mi dispiace Sam»

L'altro fece segno di diniego con la testa. «Le tue scuse sono finte.»

«Lo so che adesso pensi che io vi abbia traditi, ma non è così.»

«E allora com'è Castiel?»

La voce dura di Sam lo indusse ad abbassare la testa per qualche secondo, mortificato, per poi alzarla un attimo dopo e incrociare gli occhi liquidi e verdi del ragazzo

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La voce dura di Sam lo indusse ad abbassare la testa per qualche secondo, mortificato, per poi alzarla un attimo dopo e incrociare gli occhi liquidi e verdi del ragazzo.

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