Capitolo 17

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Calma, calma che mi passa
accanto e mi lascia
per la strada senza dire addio
agli occhi di Dio
che mi guarda come fossi un'altra
sola ma non santa
per la strada senza dire addio
come faccio io
("Calma", Gaia)

Fisso la scritta "Ospite" incisa sulla targhetta della porta chiusa del camerino che ho di fronte mentre mi mordo in modo nervoso il labbro inferiore. Decisa a bussare, alzo la mano destra chiusa in un pugno pronta per picchiettarla sulla porta ma poi sospiro e lascio ricadere il mio braccio sul fianco. Porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio mentre continuo a guardare quella porta bianca aspettando che si apra magicamente da un momento all'altro, però questa cosa non accade.

"Caterina, il microfono." Volto di scatto il mio corpo verso la voce che mi sta richiamando da in fondo al corridoio, lì dove vi è un folle via vai di gente al contrario del silenzio che predomina da questo lato.

"Certo, arrivo." Annuisco al ragazzo della redazione e mi avvicino frettolosamente a lui per poi scusarmi per essermi fatta richiamare inutilmente.

"Sei sempre così carina, non preoccuparti." Mi rassicura sorridendo mentre sistema i cavi del mio microfono dietro il mio corpo per non farli sembrare un ammasso di fili. Per aiutarlo porto una mano sotto i capelli sciolti e poi li sollevo, poggiandoli sulla testa. "Cercavi qualcuno lì?" mi chiede indicando con un cenno della testa la parte opposta del corridoio.

"Oh no, io..." cerco di farfugliare velocemente qualcosa per non fargli rendere conto che mi ha colta in flagrante mentre gioco con le mie mani intrecciando le mie dita tra loro.

"Ultimo." La mia frase viene interrotta da un signore della redazione che urla. Passa a passo svelto accanto me e il ragazzo e poi bussa in modo poco educato alla porta che stavo fissando prima. "Il microfono." Continua dato che non riceve risposta.

Fisso le mie scarpe rendendomi conto di quello che sta per succedere e inizio a picchiettare nervosamente il piede destro. "Fatto?" chiedo gentilmente rivolta al ragazzo, che continua a trafficare con i cavi, cercando di sembrare il più calma possibile. Voglio scappare da qui il prima possibile, penso.

"Un cavo non è abbastanza lungo, avranno scambiato il tuo con quello di qualcun altro..." mormora guardandosi intorno, "Chiedo un attimo in giro, aspetta qui." Afferma per poi sparire subito dopo tra le altre persone della redazione che continuano a svolgere il loro lavoro.

Incrocio le braccia al petto e poggio la schiena al muro, ormai rassegnata. Poso lo sguardo sul signore della redazione che continua ad aspettare davanti al camerino degli ospiti della puntata mentre ha lo sguardo abbassato su dei fogli che continua a leggere e controllare. Pochi secondi dopo, la porta bianca si apre e la testa di Niccolò fa capolino da essa. L'uomo gli fa cenno di seguirlo e, appena mi rendo conto che passeranno inevitabilmente davanti a me, sposto lo sguardo dall'altro lato del corridoio.

Vedo il giovane di prima tornare con un nuovo cavo tra le mani sorridendo e posizionarsi di fronte a me. "Non posano mai le cose al posto giusto e..." blatera velocemente prima da essere interrotto dal suo collega molto più grande di lui.

"Permesso." Dice con un'aria superiore l'uomo per poi fermarsi e aspettare che il ragazzo si sposti per far passare lui e Niccolò al suo seguito, che cammina con le mani dentro le tasche posteriori dei jeans.

I miei occhi si posano su quelli del moro, o almeno credo dato che indossa i suoi soliti occhiali da sole, e le mie labbra si schiudono leggermente a quella vista. Il mio cervello va in tilt, non so cosa fare e come gestire questa situazione inaspettata. Ultimo ospite ad Amici ed io lo vengo a sapere solo questa mattina. Ho passato l'intera mattinata aspettando un messaggio da Niccolò, non so per quale assurdo motivo, ma mi aspettavo che mi chiedesse di vederci prima o dopo la puntata; e invece mi ritrovo qui a scontrarlo per caso in corridoio mentre lui continua a camminare e ad andare dritto per la sua strada come se nulla fosse.

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