Capitolo 3 " Interrupted Boys"

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Si fissarono per pochi secondi, ma per Peter parvero eterni. Si sentiva scavare dentro da quegli occhi.

"So a cosa pensi..." gli mormorò vicino all'orecchio, sentiva il suo respiro lambirgli il lobo e il collo.

Chiuse gli occhi, per non perdere del tutto la testa. Il suo corpo gli piaceva da morire, Muscoloso e massiccio, Negli ultimi anni si era ritrovato a rivalutarlo a livello fisico. A livello caratteriale era e rimaneva, a suo dire, uno stronzo patentato con megalomanie annesse.

Una delle mani di Jerry si era intrufolata sotto la maglia di cotone, aveva rabbrividito al tocco freddo della pelle gelata contro la sua bollente.

"Non è vero, non lo sai." la voce era incrinata. Non doveva mostrarsi debole, ma era quasi certo di essere stato indeciso. Suonava più come una supplica che come un invito a farsi gli affari suoi.

L'irlandese si limitò a sorridere serafico, doveva far breccia in quel muro che si era costruito intorno in tutti quegli anni. Sentiva la responsabilità di farlo, lo doveva mettere davanti a ciò che rinnegava di se.

"Invece si," sentì un mezzo respiro mozzato, che gli parve un sospiro di piacere. Aveva cominciato ad accarezzare la schiena del suo pulcino "Non puoi nascondermelo. Tu non mi odi, o per meglio dire non mi odi più."

Peter affondò la testa nello schienale del divano, quelle sensazioni le aveva già provate. Quando si masturbava da solo. Erano le stesse, identiche. Sentiva le sue mani anche se lui era solo una sua proiezione.

La salivazione era scesa allo zero "Perchè mi fai questo? Cosa diavolo vuoi?" piagnucolò esausto.

"Voglio solo che ti renda conto, ora siamo legati e non dire di no. Liberati una volta per tutte di quel peso che ti porti dietro."

I visi erano abbastanza vicini, pochi centimetri li separavano. Jerry posò le sue labbra contro quelle di Peter che non si ribellò più di tanto. Erano cosi morbide, e bramose.

Desiderò che non finisse mai, era il suo sogno più recondito. Che lo amasse, ma un vampiro non può farlo. Almeno non lui, troppo stronzo. Troppo arrogante. La sua anima era corrotta, ma non poteva far altro se non assecondarlo. Era qualcosa che non riusciva a comprendere, era totalmente irrazionale ma, lui voleva assecondarlo.

Lo stringeva con la giusta forza contro di lui, senza fargli alcun male. Avvertiva un senso di benessere. Non poteva crederci che fosse lui a dargli una sensazione simile. Erano semi distesi sull'enorme divano, Jerry era sopra di lui, e Peter fu molto arrendevole con la testa lasciata ricadere mollemente contro il bracciolo.

"Non posso..." singhiozzò, stava piangendo.

"Puoi farlo benissimo, devi solo ammetterlo." il suo respiro contro il collo lo faceva impazzire. Il sangue scorreva velocemente fino ad arrossare la pelle. Sentiva caldo, un caldo piacevole. Come se il resto del mondo avesse smesso di esistere. Era come in una bolla.

"Ammettilo... Hai desiderato ad un certo punto che ti trasformassi. Quando mi hai quasi ucciso, ti stavi rassegnando a diventarlo, volevi solo che fossi io a darti il colpo di grazia. Quando Charlie ti ha liberato ti sei sentito vuoto, come se fossi morto.

Beh, è stato un colpo di fortuna per entrambi, hai respirato le mie ceneri. Una parte di me era ancora viva. Dentro di te, anche se devo ammettere di averci messo un po' a capire dove fossi" era stata una vera fortuna, anche per lui. Era davvero convinto di essere morto, e che quello fosse il suo inferno personale. Con Peter come carceriere. E si era detto che aveva un senso, dopotutto gli aveva fatto del male e se lo meritava.

Peter scrollò le spalle "In pratica mi hai usato." era deluso, ma un po' se lo aspettava. Non si stupiva di quanto potesse essere manipolatore.

"L'obiettivo era quello, all'inizio, ma poi ho visto cosa hai dentro di te. Siamo affini più di quanto tu possa credere."

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