Capitolo 18: Cammina sul palazzo più alto

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Apro gli occhi, mi guardo in torno. Alla mia sinistra c'è mia madre mentre dal lato opposto c'è Chiara con sua madre. Salto dal letto quando sento un forte dolore alla testa e alla gamba. 

-Cos'è successo? - guardo tutte e tre da destra verso sinistra.

-Stavi scendendo le scale con il telefono in mano e sei caduta... Ti sei fatturata la gamba ed hai avuto un leggero trauma cranico - cerca di trattenere le lacrime mentre me lo dice. 

-Ah... buono... - dico ironicamente alzando lo sguardo al cielo. 

Guardo velocemente Chiara e chiedo a sua madre e alla mia se ci possono lasciare da sole. La mamma di Chiara ammicca leggermente. Me ne accorgo solo io.

Appena chiudono la porta alle loro  spalle Chiara si fionda addosso a me e mi abbraccia.

Il suo profumo annebbia la mia mente e quando si stacca inizia a baciarmi. Un bacio passionale che ricambio senza alcun tipo di problema. Si stacca lentamente da me, mi guarda negli occhi e sorride.

-Per me sei sempre stata più di una sorella... - abbassa il suo sguardo alla confessione. 

Le prendo il viso tra le mani e la guardo intensamente negli occhi. Arrossisce e tolgo le mani.

Si mette su di me. Le metto le mani nelle tasche dietro del pantalone e continuiamo a baciarci.

Dopo qualche secondo la vedo sbiancare e quindi chiamo sua madre. Con le ultime forze scende da sopra di me e si sdraia affianco. 

-Cos'è successo? - chiede sua madre spaventata.

-Non lo so... l'ho vista sbiancare tutto d'un tratto quindi l'ho fatta sdraiare sul letto.

Capisce che è una bugia ma regge il gioco. La prende in braccio e fa chiamare il suo medico. 

Rimango in pensiero per il resto del pomeriggio. Dopo un po' chiedo a mia madre il telefono e me lo dà. 

Lo schermo è rotto ma è ancora utilizzabile. Sto per scrivere a Chiara quando noto il messaggio di Andrea:

Sei stata bravissima! Sembrava quasi un vero incidente... la prossima sfida sarebbe quella di andare sul palazzo più alto della città ma almeno fino a domani non ti lasceranno andare quindi ci accontenteremo del tetto dell'ospedale. 

L'orario di visita finisce e dico a mia madre di tornare a casa. Qualche ora dopo mando un messaggio alla mamma di Chiara che corre subito nella mia stanza.

-Che ha? - chiedo preoccupata.

-Ha avuto un brutto calo di zuccheri... - non la vedo convinta ma magari sarà solo una mia impressione.

- Mi faresti un favore? 

- Dimmi... 

- Mi fai andare sul tetto per prendere una boccata d'aria? 

Mi fa no con la testa.

- Per favore... - la supplico con gli occhi e lei accetta. 

Parla con una sua amica e la convince a farci andare sul tetto dell'ospedale.

Una volta arrivate inspiro profondamente. 

-Odio l'aria degli ospedali... -mento.

- A chi lo dici... - tira fuori un pacchetto di sigarette e se ne accende una.

- Me ne dai una? - la supplico.

-Non avevi smesso ? - sorride mentre mi porge il pacchetto aperto.

-Si... ma tutta questa situazione mi sta uccidendo... - mi passa l'accendino.

- Lo so... - aspira il fumo della sigaretta.

Accendo la mia e continuo a guardarla.

- Gliel'hai detto? 

- Perché? - chiedo terrorizzata.

- Perché appena si è svegliata ti ha cercata, mi ha chiesto di te... - abbassa lo sguardo.

-Tu lo sapevi? - chiedo scioccata.

- Certo! Ma dovevate dirvelo voi due... non potevo fare io da messaggero. L'ho detto anche a lei. Talmente tanto era spaventata questa sera che ha voluto farsi avanti.

Distolgo lo sguardo e mi concentro sulla sigaretta ormai a metà. Poi mi viene in mente che devo fare la foto. 

-Mi fai una foto? 

- Perché? - chiede confusa.

-Così la mando a Chiara e vede che sto veramente bene.

Le porgo il mio telefono. Si mette la sigaretta in bocca e mi fa la foto. La ringrazio e la mando sia a Chiara (per risultare credibile ) che ad Andrea. 

Finite le nostre sigarette rientriamo e ognuno va per la sua strada.

50 Giorni prima di morireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora