Capitolo 25: La stazione

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Non riesco a stare a casa. Sto impazzendo. Oggi non sono potuta andare a trovare Chiara perché sua madre ha detto che non sta bene. Io inizio a pensare al peggio...

Sta peggiorando molto velocemente e in modo al quanto drastico. Ho paura di ritrovarmi senza di lei da un momento all'altro, ma voglio aggrapparmi ad un briciolo di speranza. Io non credo in Dio, ma se mai dovesse esistere sicuramente non permetterebbe mai la morte di una creatura così perfetta come lei.

Scrivo ad Andrea. Non è passato troppo tempo da quando mi ha informata sulla data della mia morte ma voglio chiedergli ugualmente di mandarmi una sfida. Non so come mai ma queste sfide riescono a tenermi occupata sia mentalmente che fisicamente quindi sono perfette per tenermi impegnata nei giorni come questi.

Passo la giornata a scrivere sul mio diario mentre aspetto la risposta del mio curatore. La notte ormai non dormo più perché ormai so che le sfide potrebbero arrivare da un momento all'altro. 

La mia mente viaggia tra mille scenari e mille sfide che potrebbero capitarmi. Penso a Chiara e al nostro amore che è solo agli inizi. Ormai so che il mio futuro è stato scritto e spero solo che non sia lo stesso per lei. Se morisse mi sentirei persa... 

Sto per mettermi a piangere quando sento arrivare una notifica sul mio telefono. Guardo l'ora: sono le tre e mezza. Apro la notifica e noto che è il messaggio che aspettavo. Tiro fuori le scarpe da sotto al letto, me le metto e senza far il minimo rumore esco fuori di casa. Prendo la bici e vado verso il centro della città. Il luogo dove devo andare è abbastanza lontano da casa mia e per strada non trovo anima viva. Solo una macchina bianca al semaforo, due gatti randagi vicino ad un cassonetto e un piccione morto in mezzo alla strada. Che felicità che mi porta questa passeggiatina notturna...

Una volta arrivata davanti alle scale per scendere nella metropolitana prendo la catena e il lucchetto della mia bici e la lego al lampione davanti alle scale. Scendo e faccio attenzione che non ci sia nessuno che possa vedermi. Guardo l'ora: sono le quattro e ventitré.

Sblocco il mio telefono ed inizio a registrare. Riprendo prima la mia faccia e poi giro il telefono per riprendere quello che mi circonda. Devo dire che una metropolitana di notte fa quasi paura quanto un'ospedale di notte... 

Cammino più velocemente fino a raggiungere la striscia gialla della distanza di sicurezza dai binari. Riprendo l'orologio della stazione e dopo di che punto il telefono in direzione dei binari.

Supero la linea gialla e riprendo prima i binari sotto i miei piedi e, successivamente, le due cavità quasi color pece. Una voce mi fa trasalire. Non ho capito bene che sta dicendo ma capisco che sta per arrivare la sicurezza. No, di nuovo in caserma no...

Spengo la registrazione, la mando ad Andrea e rimetto il telefono in tasca. Scavalco il muretto abbastanza velocemente, seppur con qualche difficoltà, e mi metto a correre in direzione dell'uscita. Dopo aver tolto la catena dalla bici sento urlare una persona alle mie spalle che mi intima di fermarmi. Come sento la voce ho un attimo di esitazione ma poi parto a razzo.

Destinazione? Ospedale.

Una volta arrivata lì lego la mia bici ad un palo. Mi dirigo vicino all'entrata e mi siedo con la schiena appoggiata alla colonna. Controllo di aver effettivamente mandato il video ad Andrea e, tempo cinque minuti inizia a piovere a dirotto. Per fortuna sono riuscita a seminarli abbastanza velocemente e quindi non devo avere di che preoccuparmi. Però lo devo ammettere... sono stanca, molto stanca...

50 Giorni prima di morireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora