4. L'ombra del passato

7K 381 140
                                    

Haley

"Ma che cazzo." lo dice con un tono talmente sconsolato, che la mia prima reazione sarebbe quella di scoppiare a ridere, se non fosse che probabilmente mi sbatterebbe la porta in faccia ed io non voglio questo.

"Posso entrare? Ho bisogno di parlarti." la mia voce è salda nonostante il suo sguardo accusatorio, la rabbia repressa che gli ribolle nelle vene, e come dargli torto? È ridotto uno straccio per colpa mia.

Omeir, la persona più elegante che io abbia mai visto in quasi vent'anni di vita, è vestito con un semplice pigiama che non vede la lavatrice da settimane e forse neanche lui vede la doccia da un po'. Ha la barba scura incolta, e la pelle di una sfumatura gialla, quasi malata, tanto che vorrei chiedergli se ha bisogno della mia magia.

Ma temo che questo non sia altro che un mal d'amore, che io stessa ho causato e il senso di colpa mi attanaglia nel vedere entrambe le parti ridotti così male.

"Vaffanculo Mainz." sibila facendo per sbattermi la porta in faccia, ma io lo blocco con la magia, il tono disperato che prende il meglio di me.

"Per favore." supplico e qualcosa cambia nei suoi occhi, perché sospira pesantemente, abbassando la testa come un cavaliere sconfitto.

"Okay ma non aspettarti caffé e pasticcini." commenta aprendo la porta per farmi entrare e subito mi rendo conto che lo stato del suo appartamento rispecchia pienamente la sua condizione. Pacchetti di patatine vecchi di mesi sono sparsi per tutta casa, insieme a bottiglie di alcol simili a quelle che stava bevendo Ardin due giorni fa.

"Veloce, non ho tempo da perdere." mi riprende, le mani sui fianchi come una mamma che sgrida il proprio figlio.

È chiaramente una bugia, ma non commento il suo desiderio di avermi tra i piedi il meno possibile. Il sentimento è ricambiato.

"Almeno Sha tiene pulito." commento sottovoce quando per sbaglio calpesto un pacchetto di crackers stantio e non pensavo che Omeir potesse sentirmi finché non lo sento inspirare bruscamente, come se lo avessi colpito allo stomaco.

"Anastasha? Come sta?" chiede riluttante, forse vergognandosi della velocità con cui ha pronunciato le parole. Ed io accenno un sorriso, sapendo quanto lui tenga e teneva a lei, prima che rompessero.

"Sta...potrebbe stare meglio. È insieme ad uno ora." cerco di rispondere il più sinceramente possibile, ma con un tatto che non credevo di dover utilizzare con Omeir, l'ex mago che ha sempre trovato un modo per insultarmi quando ho vissuto con lui per un po' di tempo.

Il ragazzo annuisce, massaggiandosi le meningi "Sai che ti odio, vero? Hai rovinato tutto, tu-"

"Omeir, ascoltami. So quello che ho fatto e mi dispiace, davvero. Detesto vedere Sha stare male, ma la fossa te la sei scavata per metà tu quando le hai mentito sul tuo passato, non credi?"

Metto le mani avanti, sentendo la pazienza assottigliarsi davanti al suo comportamento da bambino che non vuole affrontare la realtà dei fatti.

Seguono attimi di silenzio, nei quali mi scruta pensieroso, prima di superarmi diretto alla sua cucina, che invece è ordinata e pulita, un cambiamento netto dal soggiorno che non vede la luce del sole da settimane intere.

"Sai, ti ho pensata molto in questi mesi, chiedendomi se avessi mollato come una codarda o fossi ancora là fuori a combattere. L'ultima volta che ti ho vista eri una bambina ed ora guardati: sembri sull'orlo di una crisi." inizia Omeir con un tono che nasconde il morso di una vipera.

"La mia non è codardia." cerco di non farmi attirare verso i suoi stupidi giochi, ma il suo sorriso irritante mi fa prudere le mani dalla voglia di colpirlo.

Compagni Di Guerra - CicatriciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora