Cap. XIX - Dichiarazioni

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Seunghyun P.O.V.

Mi diressi verso la nostra casa a passo svelto dopo aver parcheggiato la moto in garage. Avevo bisogno di sapere e la persona più vicina a me che poteva darmi una qualche risposta si trovava chiusa nella sua stanza al secondo piano. Bussai ed aprii la porta senza nemmeno aspettare un cenno.

-Sei qui. Sapevo saresti venuto prima o poi- la voce di Seungri era roca. Sembrava non avesse parlato per ore. Sembrava non avesse bevuto niente per ore. Il volto sicuro e freddo della mattina era quasi del tutto svanito. Nelle sue espressioni si poteva scorgere preoccupazione, forse senso di colpa. Stava seduto immobile sul suo letto senza rivolgermi nemmeno uno sguardo. Rimase immobile a fissarsi le mani che ricadevano rigide sulle gambe. -Ti devo parlare.- mi avvicinai al letto, abbastanza da potermi far scorgere da lui, seppur nelle scarpe. Alzò il viso. - Chiedimi tutto quello che vuoi sapere. Farò del mio meglio per rispondere.- il suo era più un'avvertimento che una vera collaborazione. Inarcò le sopracciglia mentre io mi fermai rigido, serrando la mascella. Era comunque difficile chiedere ad alta voce quelle cose. Il nodo allo stomaco non cessava di esistere, anzi stava decidendo di soffocare le mie interiora in una morsa invisibile.

-Voglio sapere cosa siete. Voglio sapere se tu...- fui interrotto da una risata soffocata dell'altro. Il Maknae stava ridendo di me in una sorta di riso isterico che gli si addiceva poco e niente. Non l'avevo mai visto fare in quel modo. Normalmente lui era il classico tipo che non si faceva piegare da niente, da nessuna situazione, sempre super positivo. Fece uno scroscio con la lingua e tornò serio. -Stai chiedendo veramente a me se io e lo Hyung stiamo insieme?- a quell'ennesima presa in giro sbottai.

-Senti so che fondamentalmente io non rappresento nessuno per mettermi tra voi due ma io voglio sapere. Ho bisogno di sapere.- le ultime parole mi uscirono quasi come un sussurro. Non volevo espormi così tanto. Farmi calpestare in quel modo ne andava della mia immagine da duro, da stronzo patentato, ma sfortunatamente per il sottoscritto c'era soltanto una via di fuga. L'accettare tutto. Mi sarei messo l'anima in pace ed avrei smesso di soffrire, no? -Non ti dirò cosa Jiyong- strascicò il nome del nano per darmi fastidio – mi ha detto. Non posso scavalcarlo in questo modo. L'unica cosa che posso dirti è che... No, non stiamo insieme.-.

A quelle parole ripresi a respirare. Ero entrato in un'apnea involontaria dove il rumore del mio battito cardiaco e la voce del Maknae erano le uniche cose che riuscivo a malapena a sentire. Poi con un sorriso sadico continuò -Non so cosa ti sia messo tu in testa, Hyung... ma non ho nessuna intenzione di lasciarlo andare. Ci proverò fino a che Jiyong non mi accetterà. Finché non accetterà i miei sentimenti.-.

L'ultima frase era una sfida bella e buona. Sapevo per certo qualcosa: Ji non mi aveva tradito anche se non c'era niente tra noi per tradirmi. Erano rimasti amici anche se Seungri non voleva accettare la cosa. -Seungri...- lo fissai negli occhi, volevo essere sincero, ed avevo apprezzato la sua di sincerità -Nemmeno io mollerò la presa. Non so cosa prova Ji per me... ma sono sicuro che non me lo lascerò scappare. Non adesso che sono sicuro di quello che sento.-. Mi spostai un po' la massa di capelli, ero imbarazzato ma sicuro. Non avrei tentennato più. -La cosa più importante da fare in questo momento è farlo uscire da questo casino al più presto. Farlo tornare a casa.- ero fermo su quel concetto. Prima veniva lui. In qualunque caso.

Seungri mi fece un sorriso tirato. Stava soffrendo era evidente. Era un mio rivale ma anche un mio amico. Gli diedi una pacca nella spalla prima di uscire dalla porta. - Hyung!- mi richiamò e la mia testa fece capolino nell'interno della camera -Non arretrare perché io ti sono dietro... ed intendo superarti.-. Sorrisi compiaciuto e uscii lasciandolo solo.

Mi diressi nella mia camera da letto dove afferrai di fretta la giacca di pelle e il casco. -Dove vai?- mi chiese Dae una volta che misi piede sfrecciando in cucina. -A riprendermi Ji!- furono le mie uniche parole. Intravidi nel mio amico un sorrisetto orgoglioso ma non ci feci più di tanto caso. Ora il mio problema sarebbe stato come poter entrare nell'appartamento del leader senza fare irruzione o essere portato in caserma per violenza su pubblico ufficiale. Mi venne un'idea. Per un certo periodo della sua vita Ji aveva assunto delle pillole contro l'ansia ed ero sicuro che in quel momento ne avesse bisogno anche se non le aveva richieste. Sarebbero state la scusa perfetta per avvicinarmi a lui, aiutandolo.

Passai da una farmacia, le comprai e sfrecciai verso il nanetto. Non ce la facevo più. Avevo assolutamente bisogno di vederlo. Di vedere che stava bene.

Scesi in fretta e furia dalla moto, con respiro affannoso e in preda all'ansia. Arrivai al piano del vecchio appartamento di Ji e venni travolto da una valanga di sentimenti e ricordi. Io e lui eravamo sempre stati insieme. Lui era sempre stato insieme a me. Indivisibili. Avevamo trascorso così tanto tempo insieme che alcune volte, molto spesso in realtà, dimenticavo quanto era stato bello conoscerlo. Crescere con lui. Imparare insieme tantissime sfaccettature l'uno dell'altro. Era stato un periodo felice, il più felice della mia vita. Lui mi aveva accettato per com'ero. Grasso, insicuro, impacciato. E nonostante tutto mi era stato accanto. Era diventato mio amico.

Incrociai lo sguardo con i due poliziotti. Erano sempre loro. Lui mi fissava con aria interrogativa, lei invece con tono di scuse. -Non può stare qui Signor Choi... è sotto sorveglianza.- mi disse calma. Io alzai il tono della voce cercando di farmi sentire da Ji, per fargli capire che non l'avevo lasciato solo. Che ero lì con lui. -Devo assolutamente entrare. Jiyong ha bisogno delle sue medicine!- feci. L'altro poliziotto si sentì sfidato e prese ad alzare anch'egli la voce -Non ha sentito la mia collega! Lei deve andare VIA!- e mi afferrò per il colletto della t-shirt. -Voi... Voi non capite! Io devo entrare!- dissi con tono basso sottolineando il mio volere irremovibile. La ragazza si frappose tra noi, allentò la stretta dell'uomo e mi fece semplicemente un cenno del capo indicandomi la porta. Mi ci fiondai dentro senza aspettare un minuto di più. Mi chiusero dentro e presi a cercarlo. Sentivo i suoi rantoli provenire dal bagno e la scena che mi si parò davanti mi fece inorridire. Si era ridotto ad uno scricciolo. Era nudo in tutti i sensi. Era debole. Lo presi in braccio e lo posai nel letto. Sentii che mi chiamò, nonostante fosse incosciente. Ero felice di stare con lui. Vederlo in quello stato e, ciò nonostante, sentirmi chiamare, sentirgli pronunciare il mio nome, mi diede una forte stretta al petto. Era calda. Rilassante quasi. Ero dove dovevo essere. Al fianco di Ji.

-Adesso sei con me, non ti lascio. Non ti lascio più.- schiuse un po' gli occhi prima di svenire del tutto perdendo i sensi, sorridendomi.

Quella notte gli venne la febbre. Era stanco e spossato. Stesi ad assisterlo senza chiudere occhio. Non potevo perderlo nemmeno un secondo di vista. Verso le sei del mattino finalmente riprese conoscenza. -Hyung...ma tu c-cosa...- fece per parlare ma era ancora un po' debole. Lo zittii con un gesto delle dita sulle sue labbra leggermente screpolate.

-Ji...Ascoltami bene. Non so per quanto tempo ancora quei poliziotti mi permetteranno di restarti accanto.- a quella frase si illuminò -Mi sei stato vicino per tutta la notte?- sorrisi dolcemente della sua ingenuità. -Non è importante per adesso...- presi fiato e mi spinsi vicinissimo a lui, al suo corpo che a contatto con il mio mi provocò un brivido caldo. Mi aveva sempre fatto quell'effetto quel dannatissimo nano. Come avevo fatto a non pensarci prima? Stupido. -Ji, io ti credo. Crederò a tutto quello che mi dirai su questa storia... perché... perché io mi sono innamorato di te- dissi tutto d'un fiato. I suoi occhi erano sgranati. Le sue pupille dilatate e la sua bocca spalancata mi fecero capire che non era proprio quello che si aspettava dicessi. Cercai di trattenermi dallo scappare imbarazzato come una quindicenne con la prima dichiarazione. Infondo ero Choi Seunghyun, dannazione! Ma lui mi faceva così un effetto straniante che non sapevo nemmeno più se lo ero veramente. Se ero una persona diversa in realtà.

-Seunghyun...- si sollevò piano dal materasso cercando di fare leva sulle sue esili braccia. Io l'aiutai a mettersi su, prendendolo per le spalle ma lui ne approfittò. Approfittò della mia stabilità per cingermi il viso con le mani e per avvicinarsi piano. Mi fissava dritto negli occhi, scavandomi sino all'anima. Poi unì le nostre labbra. Inizialmente approfondì di poco il nostro contatto. Io lo avvicinai a mia volta di riflesso. Volevo di più. Insinuò le dita tra i miei capelli e iniziò a giocarci. Le nostre lingue erano intrecciate in una danza vorticosa e passionale. Avrei fatto di tutto per lui. Di tutto.

-Ehm ehm!- si schiarì la voce qualcuno dentro la stanza da letto diJi. -L'ora delle visite è finita Signor Choi- mi comunicò sorniona la poliziotta. Mi staccai di poco, gli sorrisi e, accarezzandogli dolce i capelli gli dissi un -Ci vediamo presto, Ji- e mi diressi fuori, vedendolo sorridere. Era più sereno. E lo ero anch'io.

The Necklace ~ GTOPDove le storie prendono vita. Scoprilo ora