Cap. XXXVI - Secret Escape

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Jiyong P.O.V.

Sbattei fortissimo la porta. Così tanto che ebbi l'impressione di averla staccata dalla sua cornice. Ero furioso e non riuscivo a fare mente locale su come agire. Mi avevano tagliato fuori. Mi avevano tagliato fuori da qualcosa che era causato da me e dalla mia famiglia. Non riuscivo a farmela passare. Mi misi a camminare freneticamente su e giù per la stanza mordicchiandomi le unghia nervosamente. Avevo bisogno di calmarmi e l'unico modo che conoscevo era fumarmi una sigaretta. Afferrai il giubotto di pelle lasciato dallo Hyung nella mia stanza e gliene sottrassi una. La accesi e mi bloccai a scrutare come pian piano si consumava e la cenere cadeva. Era un paragone perfetto. Stavo causando, come sempre, dei danni agli altri. Ero proprio come quella sigaretta. Bruciavo in fretta ed ero dannoso, nocivo. La avvicinai alle labbra e, dopo aver tirato un po', lasciai che il fumo mi uscisse piano dalla bocca. Dovevo pensare ad un piano. Dovevo riuscire a risolvere la cosa senza farmene accorgere. Dovevo agire subito.

In quell'esatto momento qualcuno bussò alla mia porta. Sgranai gli occhi e con un'acidità innata sputai -Hyung non ti voglio parlare, vattene-. Ma la persona che stava aldilà continuò a bussare, insistente. Sollevai gli occhi, irritato, e mi diressi a passo svelto verso l'ingresso della stanza. Appena aprii mi si parò davanti un Minho trafelato, con gli occhi strabuzzanti e decisamente sconvolto. Eravamo messi nello stesso modo. Mi passai la lingua nelle labbra prima di fargli cenno di entrare. Si accomodò sulla parte corta del letto e io mi sedetti di fronte a lui. Avevo bisogno di un complice e sapevo che anche lui aveva bisogno di me in quel momento. -Min..-cercai di parlare ma venni interrotto dal suo flusso di pensieri che lanciò come una granata -No, ascoltami per favore. Io non credo di potercela fare. Non credo che sia giusto che... che succeda tutto questo. Che rischino così tanto la vita. Che si facciano del male.. che lui si faccia del male- concluse ansante e con le lacrime agli occhi. Sapevo che non me lo stava dicendo con cattiveria. Se fossi stato al suo posto avrei, probabilmente, reagito nello stesso modo se non peggio. -Per colpa mia, intendi dire. Che si facciano male per colpa mia- sottolineai serio. Era quello che pensavo anche io quindi decisi di prendere la palla al balzo. -Minho, so che ti sembra una richiesta assurda e probabilmente ci cacceremo nei guai, ma ti va di aiutarmi?- chiesi sincero fissandolo negli occhi. Il più piccolo si asciugò velocemente qualche goccia che aveva appena rigato il suo viso perfetto e annuì con il capo mentre mi guardava di rimando.-Sì, Ji, voglio aiutarti-.

Ci mettemmo d'accordo su come agire. Io cercai di pensare ad un modo per evadere senza dare nell'occhio mentre Minho girovagava tra le guardie del corpo, cercando di raccogliere più informazioni possibili. Il più giovane aveva accesso a qualsiasi stanza della residenza e proprio per questo motivo quando tornò con una faccia contenta, qualche boccetta in mano ed una trousse non ci feci così tanto caso. -Ho osservato le guardie che stanno davanti alla finestra della mia stanza, si danno il cambio ogni ora e sono quasi certo di non conoscere le ultime che stanno facendo il turno adesso- dissi sicuro al biondo. A quell'informazione vidi il suo sorriso allargarsi ancora di più -Bene, allora dobbiamo muoverci!- affermò scuotendo i contenitori. -Che cosa hai in mente?- lo scrutai curioso e con lo sguardo complice -Beh, niente. Voglio solo trasformarti un po'. Sai le guardie non fanno molto caso al tuo aspetto e in più queste persone non ti hanno mai visto. Devo togliere il tuo punto di riconoscimento più forte: i capelli- affermò sicuro e un po' su di giri. Il mio sguardo confuso gli diede l'incentivo per continuare a parlare -Gli Hyungs hanno localizzato tuo padre. È con lo zio di Kai in questo momento. Abbiamo bisogno di un modo per non farti riconoscere, sgattaiolare in garage e rubare un mezzo- esclamò mentre nel suo volto intravidi determinazione. Sapevo di potermi fidare di lui. Avevamo dei grossi interessi in comune ed in quel momento quegli stessi interessi stavano cercando di farsi ammazzare. Mi trascinò in bagno -Te lo cedo. Era un colore che avrei provato dopo il biondo ma data la situazione posso farne a meno, almeno per ora- disse mentre mi mostrava la tintura. Lo fermai un secondo prima di iniziare -Aspetta- affermai mentre cercai nella trousse del più piccolo. Trovai l'attrezzo che faceva proprio per me: un paio di forbici. Presi a tagliare. Volevo dare una fine a quello strazio, dato che quella situazione era iniziata proprio con quel taglio, quel giorno, in quel dannatissimo magazzino. Tagliai abbastanza da lasciarmi i capelli che mi sfioravano appena sulle spalle, scalati e asimmetrici. Feci un cenno con il capo a Minho e quello iniziò a colorare. Dopo circa venti minuti ero trasformato, di nuovo. Avevo i capelli corti e di un delicato rosa chiaro. Indossai una mascherina e un cappellino e lo stesso fece il mio complice. Uscimmo quatti dalla porta laterale, cercando di non essere visti da nessuno. Ad un certo punto ci dividemmo. Minho avrebbe preso una strada ed io un altra. Avremmo avuto più probabilità di successo. Passai forzatamente davanti alla mia finestra, essendo la direzione verso il garage. -Hey, ragazzino- mi chiamò una delle due guardie, attirando l'attenzione anche dell'altra -Si può sapere dove stai andando?-. Panico. E adesso? Si avvicinò e mi tolse il cappellino. -Sei nuovo. Non ti ho mai visto qui. Togliti la mascherina- mi intimò. -Si sono nuovo- tossii -Ma sto andando a casa perché sono contagioso, per questo la mascherina. Ma se vuole..- tossii ancora e loro si allontanarono di qualche metro. -No, no, tranquillo tienila- esclamò quello arrivato dopo ma l'altro non era ancora convinto -Ma in che zona ti hanno assegnato?-. Bene, se sparo qualche cazzata mi uccidono in direttissima. -Io..- iniziai a parlare ma una voce dietro di me si intromise -C'é del fumo che proviene dalle cucine della residenza C- urlò un altra guardia. Ebbi il tempo di vederli scattare sul posto per poi correre in soccorso ai colleghi. Ero quasi certo che fosse stato quel moccioso di Minho.

Finalmente giunsi al garage e notai una moto già accesa con un motociclista che mi fece segnale. Gli corsi incontro e mentre mi stavo mettendo il casco il ragazzo alzò la visiera e prese a parlare. -Ji, Seunghyun e Kai si stanno preparando per andare dal signor Park nella sua residenza della periferia K. Seunghyun si camufferà da te per infiltrarsi. Ho sentito due guardie che ne parlavano mentre venivo qui- sgranai gli occhi. Fino a che punto si sarebbe spinto quel pazzo per aiutarmi?Presi a scuotere la testa e a perdere la concentrazione -No, no, non posso permetterlo, no, no- -Ji, Ji, ascolta. Non glielo permetteremo, te lo prometto- esclamò fiducioso mentre caricava la pistola e se la posizionava dentro il passante della cintura nella schiena. Ripresi fiato e inforcai il casco. -Dobbiamo fare in fretta. Fammi guidare- ordinai sicuro. Avevo bisogno di concentrarmi in qualcos'altro che non fosse Seunghyun. In quel momento volevo da un lato strozzarlo e dall'altro abbracciarlo. Lo amavo anche per la sua testardaggine ma questa me l'avrebbe pagata, cara.

Misi in moto e sfrecciammo per le strade di Seul. Fortunatamente conoscevo quella zona e arrivammo in poco meno di venti minuti. Davanti al maestoso cancello vi erano così tante guardie di entrambi gli schieramenti che un brivido mi percorse la schiena. Sospirai rumorosamente dopo aver nascosto la moto qualche via più in là. -E adesso? Come entriamo?- chiesi. Non avevo idea di come fosse fatta la planimetria di quel posto e in ogni caso ogni angolo era pieno di guardie. -Solo i nostri sanno che né io né tu dovremmo essere qui. A te nemmeno ti conoscono. A me sì. Proveremo dal retro facendo finta di essere arrivati qui con Kai. In fondo cosa abbiamo da perdere? Cosa ho da perdere?- scrutai ben bene il viso di quel ragazzo. Per essere un ragazzino aveva un cervello niente male, sicuramente dovuto a tutte le operazioni a cui a dovuto assistere per difendere il suo amato. -Ok, è un po' da pazzi, ma ok. Ma ti assicuro che ti sbagli. Lui tiene a te- asserii alzandogli il viso e facendogli trasparire tutta la mia sicurezza. C'era qualcosa che Minho non sapeva su Kai -Sai, prima di entrare forse ti dovrei dire questa cosa. Quando abbiamo parlato io e lui mi ha fatto delle strane domande. Domande personali- mi guardò interdetto -Del tipo?-. Non sapevo se stavo facendo la cosa giusta nel dirgli quelle cose o se stavo semplicemente contribuendo alla sua illusione ma tanto valeva provare. In quel poco tempo in cui ero stato a contatto con Kai avevo capito diverse cose. Che aveva dei modi discutibili ma dei validi principi. Che il suo temperamento era dovuto ad un passato di diffidenze e inganni. Che quando teneva veramente a qualcuno non sapeva proprio come dimostrarlo. E Minho era l'esempio per eccellenza. Quando era con lui, lo stronzo dannato cambiava atteggiamento. Non si arrabbiava nonostante il ragazzino gli mancasse di rispetto come quando lo schiaffeggiò davanti a tutti i suoi invitati. -Mi ha chiesto di parlargli del mio ragazzo. Ma non perché ne fosse geloso ma perché ne era curioso. Voleva sapere come comportarsi con un tipo come te, dato che sotto molti aspetti ci somigliamo veramente tanto- conclusi mentre nel mio viso c'era un piccolo sorriso di conforto. -So che non è tanto però fidati. Come si comporta con te non lo fa con nessuno- -È tanto invece, grazie- asserì calmo, sorridendomi di rimando.

Ci incamminammo verso l'ingresso sul retro e sentii l'adrenalina salire sempre di più. Non avevamo un piano ben preciso. L'unica cosa certa era che se si fossero trovati in difficoltà li avremmo aiutati. Mi sarei persino dato a loro pur di salvarli. E questo Minho ovviamente non lo doveva sapere. Arrivati davanti all'ingresso quattro grossi energumeni si piazzarono davanti a noi -Sono Minho della residenza centrale. Sono venuto qui con Kai per discutere con il Signor Park. Fateci entrare- esclamò diretto. I quattro tipi si scambiarono qualche occhiata con tono di assenso e poi ci fecero segno -Certo, accomodatevi-. Eravamo riusciti ad entrare, non ci potevo credere. Ci fecero passare davanti a loro indicandoci dove andare. Iniziammo a camminare a passo spedito ma qualcosa ci impedì di proseguire oltre. Anzi qualcuno. Venni afferrato da una mano che mi impediva ogni movimento e da un'altra che mi tappava la bocca.

-Bene, bene, bene. Credo che al signor Park faccia piacere vedere che Kwon Jiyong si è deliberatamente consegnato a noi- disse uno dei quattro. Il mio sguardo si allargò mentre provavo a parlare ma uscivano dalla mia bocca solo mugugnii. Al mio fianco un altra guardia aveva messo k.o. il mio amico che adesso stava a penzoloni sulla sua spalla. Allontanò la mano dalla bocca per analizzarmi accanto ad una mia fotografia. C'eravamo fatti fregare da una semplice foto, come Kai aveva provato a fregare loro con lo stesso trucco. Ci avevano presi. Adesso avevano il coltello dalla parte del manico.

Eravamo fottuti.

The Necklace ~ GTOPDove le storie prendono vita. Scoprilo ora