Cap. XX - Indagine

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Jiyong P.O.V.

Lo Hyung era appena andato via. Una scarica di adrenalina, causata dal suo discorso, mi aveva messo di buon umore, aprendomi anche il senso di appetenza. Mi diressi in cucina e guardando dentro al frigorifero mi resi conto che i miei carcerieri avevano avuto l'accortezza di farmi la spesa. Appena finito di far colazione una testa fece capolino dentro casa. -Signor Kwon vedo che finalmente ha deciso di mangiare. Ne sono felice.- mi rivolse un sorriso quella donna di cui non sapevo il nome. -Lei è...- cercando di ricordare se in qualche momento dell'interrogatorio, avvenuto solo un paio di giorni prima, avesse detto come si chiamava. -Agente Kim, sono l'agente Kim.- poi avvicinandosi al tavolo dove stavo seduto e prendendo posto iniziò a incupirsi, nel mentre saggiava una fumante tazza di caffè -Signor Kwon, dobbiamo sapere di più. Se vuole uscire da questa situazione ci deve aiutare. Sappiamo che lei non c'entra nulla con tutto questo, sennò non l'avremo di certo condotto a casa sua!- fece lei risoluta.

-So quello che vi ho detto ed è la verità. Io non volevo approfittarmi dell'assicurazione per trarne dei profitti.- venni interrotto dal mio flusso di pensieri -Qualcuno ha sporto denuncia a nome suo. Un certo Song Hajoon, lo conosce?-. A quel nome feci uno sguardo che sicuramente insospettì l'agente. Avevo già sentito quel nome, ma dove. Mi era parso di leggerlo da qualche parte o di sentirlo ma non ricordo proprio in che contesto.

Poi un lampo. Mi ricordai della ragazza con la salopette che chiamava sto tizio. -La ragazza, quella di cui vi ho parlato la prima volta che ci siamo visti. Lei lo conosceva. L'ha chiamato durante le riprese. Lui era l'addetto all'impianto, credo. Ma non ne sono sicuro.- sospirai. Era tutto così tanto confuso. L'agente sgranò gli occhi invece riuscendo a fiutare una pista. -Si ricorda il suo aspetto? Un particolare? Qualsiasi cosa?- continuò a chiedere. Mi venne un'atroce mal di testa ma provai a far finta di niente. Dovevo aiutare. Dovevo essere utile in modo tale da poter mettere fine a quella storia.

-Aveva uno strano accento. Del sud. Ma sicuramente il dettaglio che meglio mi ricordo e che mi ha colpito era una strana macchia sul braccio destro. Un tatuaggio. E la figura era articolata e ingarbugliata.- ero concentrato con gli occhi chiusi. La poliziotta mi afferrò la mano. -Tipo un drago?- chiese soltanto dopo avermi destabilizzato con quel contatto improvviso. Mi stava rassicurando in qualche modo e le ero grata. Ero spaventato. -Si, tipo un drago.- dissi infine in un sussurro. Esausto la fissai. Anche lei era stanca. Sicuramente per tenermi d'occhio non aveva dormito tutta la notte e mi stava comunque accanto cercando di risultare più gentile e comprensiva possibile.

-La ringrazio Jiyong.- era la prima volta che mi chiamava per nome. Io le sorrisi anche se in modo un po' tirato. -Può andare a stendersi adesso.- e detto ciò uscì dalla stanza facendo ricadere quello spazio nel silenzio. Mi stesi e dopo poco mi addormentai. Sognai svariate volte Seunghyun che mi sfiorava, che diceva di essersi innamorato di me, che si prendeva cura del sottoscritto. Poi giungeva un turbine e delle figure nere me lo strappavano via. Mi allontanavano dallo Hyung che per evitare di essere trascinato nel buio si attaccava alla mia collana, strappandomela. Mi svegliai in un bagno di sudore. Avevo gli occhi sgranati e il fiato corto. Come facevo a trasformare anche i sogni più dolci in pure tragedie? Voglio vederlo. Mi accucciai, raggomitolandomi intorno alla coperta. C'era freddo senza quello stupido omone che mi avvolgeva.

Era arrivata la sera e avevo mangiato in compagnia dell'agente Kim. Era stata la mia compagna di pranzo e cena. Avevamo discusso del caso, aggiornandomi sui suoi vari movimenti. Il suo collega, invece, cercava di starmi il più possibile lontano. Aveva preso posto nella tavolata ma a qualche sedia di distanza. Dopo aver finito di lavare i piatti si accorse dove era diretto il mio sguardo. L'avevo seguito con gli occhi mentre se ne riusciva fuori dalla porta principale. -L'agente Nam è sempre così. Non ti preoccupare non è colpa tua. Lui preferisce non empatizzare troppo con chi è dentro la nostra indagine.- poi schiarendosi la voce -Comunque abbiamo pensato che sia meglio spiegarti un paio di cose.-. Inspirò profondamente e si sistemò i capelli. -Abbiamo accettato di coinvolgere il Signor Choi nel caso.- a quel nome sgranai gli occhi e iniziai a negare con il capo. Non volevo coinvolgerlo. Assolutamente. -Il Signor Choi ha già chiesto ufficialmente al mio capo di potersi inserire ed è stato accettato.- a quella notizia sbottai. -Non voglio! Non voglio Seunghyun invischiato con cose che non gli riguardano!- esclamai categorico.

-Mi dispiace Ji. Ci sono dentro fino al collo in ogni caso.- a quella voce mi voltai e scorsi il suo bellissimo sorriso che mi sfidava dallo stipite della porta. La poliziotta si schiarì ulteriormente la voce e cercò di riattirare la mia attenzione su di lei data la mia momentanea mancanza di reazione. -Jiyong, il Signor Choi la conosce molto bene. È informato su molti fatti che la riguardano e per nostra fortuna anche lui ha notato degli strani movimenti il giorno dell'incidente, restandone anche immischiato. Era ovvio che lo prendessimo in considerazione.- ammise lei sicura. Io la fissai, spaventato e sotto shock. Non sapevo ancora bene perché ero così tanto terrorizzato ma qualcosa, una sensazione, mi tormentava da tutto il giorno. Ero sicuro che non si trattasse soltanto di soldi, di un piccolo furto. E il fatto che anche Seunghyun ne fosse coinvolto non faceva che farmi pensare che avessi ragione. Lo stavano mettendo in mezzo perché aveva scoperto qualcosa, qualcosa che a loro serviva.

-Bene. Ma alle mie regole.- dissi serio e con il temperamento sicuro che mi contraddistingueva. -Ji, non credo che tu sia nella posizione di poterlo fare.- affermò beffardo. Aveva ottenuto quello che voleva. Aiutarmi a tutti i costi. Tutti. Anche farsi del male. -Se mi si viene riferito tutto significa invece che sono abbastanza importante dal poter prendere delle decisioni. E la mia richiesta è molto semplice: farò io da esca.- vidi la mascella dello Hyung serrarsi. Avevano un piano d'azione ed ero stato troppo stupido dal non riuscire a intuirlo prima. Avevano una pista e volevano a tutti i costi seguirla. Ed io li avrei accontentati, senza Seunghyun. -Non puoi farmi questo, Ji.- era furioso, mi rivolse uno sguardo di terrore misto a rabbia.

-In realtà volevamo chiederglielo noi di fare da esca, ma visto che già ha intuito tutto penso che non ci sia altro da aggiungere. Domani mattina le spiegherò tutto. Grazie per la collaborazione ragazzi.- e la donna si dileguò cercando di non morire ustionata dai nostri sguardi saettanti che rimbalzavano tra me e lo Hyung. Appena si chiuse la porta dietro di sé lui cominciò a parlare.

-Non ci voglio credere! Io cerco di aiutarti e tu che fai? Ti metti ancora di più in pericolo! Nemmeno sai cosa ti vogliono far fare e ti proponi come esca?- il tono della sua voce da roco si stava alzando sempre più. -Non hai nessun diritto di parlarmi così! Tu ti sei messo in mezzo a guai che nemmeno sono tuoi, che non ti riguardano, ed hai pure la faccia tosta di alzare la voce con me?- ero una furia. Mi ero avvicinato così tanto che i nostri volti si trovavano a qualche centimetro di distanza. I fiati ci sfioravano vicendevolmente il viso mentre il torace procedeva incalzando sempre di più con il suo moto sussultorio. -Volevo solo difenderti. Io volevo fare qualcosa per te.- disse lui serio ma che nascondeva un tono dispiaciuto. -Ti avevo detto che sono un caos più totale. Che porto solo guai e tu che fai? Ti ci butti in mezzo! Cosa credi?! Sto morendo dalla paura.- abbassai per un attimo lo sguardo per poi riprendere subito a fissarlo con ira -Non voglio perderti, stupido!-.

Non ebbi il tempo di capirci nulla. I suoi occhi erano dentro ai miei, le sue labbra sulle mie. I fiati ormai erano uno solo. Il bacio, il nostro bacio, fu il primo di una lunghissima serie. Avevamo bisogno l'uno dell'altro e nonostante non volevamo che nessuno dei due stesse in quella situazione. Si staccò piano dalla stretta che aveva sui miei fianchi -Non posso lasciarti, non più. Mi dispiace.- e continuò da dove si era fermato. Ero così tanto inebriato da lui, dal suo amore, che non contava nient'altro. 

La mia voce stava echeggiando nella cucina con leggeri ansimi. -Seunghyun...- feci per dire, mentre due lacrime mi scesero dagli occhi -pr-promettimi che starai con m-mee che non ti farai male.- dissi ansimando e portandomi istintivamente una mano davanti alla bocca, mordicchiandomi il dorso. Lui scostò la mano per fissarmi con occhi dolci e un sorriso sincero. -Te lo prometto.- e si fiondò sulle mie labbra in un bacio d'amore e passione.

The Necklace ~ GTOPDove le storie prendono vita. Scoprilo ora