Capitolo 4. Ci incastreremmo comunque

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Mia madre mi obbligò a mettermi la camicia. La accontentai, perché il cibo sarebbe stato pessimo e ne eravamo consapevoli, quindi era meglio puntare sulla nostra presenza.

Nonna Greta è sempre stata quel tipo di persona che non ti dice di volerti bene, devi capire quello che pensa dal suo sguardo. Per quanto mi riguarda, mi ha sempre guardato con troppa sufficienza, fortunatamente non me ne sono mai preoccupato. Intanto c'era mia madre a farlo per entrambi. D'altra parte, papà non era mai stato in grado di scegliere tra le due donne della sua vita. Essendo di natura un tipo taciturno, preferiva stare zitto e far passare la tormenta che portava il nome di mia nonna, ogni tal volta che veniva da noi.

«Perché sei vestito così?» mi chiese Charles. Era sulla porta della mia stanza, le braccia incrociate al petto e lo sguardo confuso. Lui invece indossava un paio di bermuda e una maglietta a maniche corte. Tocco di classe: le infradito.

«Non te l'ha detto la mamma? Viene a cena nonna, dobbiamo vestirci tutti bene...te compreso, se hai intenzione di mangiare con noi», risposi. Solo dopo mi resi conto che erano le prime cose che ci dicevano dopo...il bacio. Avevo pensato a quel bacio tutto il pomeriggio: mentre pelavo le patate, mentre lavavo l'insalata, mentre preparavo le lasagne. 

«Stai bene con la camicia», disse sorridendo, sparendo subito dopo. Ma che cazzo?!

Okay, io potevo anche "stare bene con la camicia", Charles invece era semplicemente perfetto. Scelse una camicia bianca, un paio di pantaloni neri e i mocassini. Appena mia madre lo vide scendere le scale, per poco non si mise ad urlare. Capii che sarebbe stato lui il nostro asso nella manica. Lo osservai finché lui non si accorse di me; mi guardò anche lui, come a chiedermi cosa volessi. Oh, da lui in quel momento volevo anche fin troppe cose. In primis delle scuse, perché non poteva baciarmi e poi andarsene!

Precisi come uno di quei fastidiosi orologi svizzeri a cucù, i nostri ospiti arrivarono alle otto. Oltre alla nonna c'erano anche mia zia e la sua famiglia, composta dallo zio Alberto e mia cugina Giulia. Ci salutammo, presentando poi Charles, anche se ovviamente sapevano già chi fosse. Il modo in cui mia cugina lo guardò gli fece piacere, lo capii dal suo sguardo. Patetico!

A tavola finii proprio vicino a Charles, in un posto che mi sembrava dannatamente stretto. Il suo profumo mi avvolse non appena mi sedetti, maledicendo i miei ormoni da adolescente per il modo in cui mi faceva sentire. Continuai a pensare a quel bacio, estraniandomi dalla maggior parte delle conversazioni. Quindi, quando mia nonna si rivolse a me, mia madre dovette richiamarmi per farmi rispondere alla sua domanda.

«Quindi tesoro, cos'hai intenzione di fare dopo il liceo?»

«Ehm...non so, forse Lettere o Lingue». In realtà non ci avevo ancora pensato, anche perché avevo ancora un anno di tempo. Non c'era fretta! O no?

«Giulia sapeva cosa avrebbe fatto sin dalla seconda liceo», disse mia zia, facendo annuire la figlia. «La Medicina però è una vocazione». Vedendo mia madre alzare gli occhi al cielo, cercai di trattenere una risata.

«Qualsiasi cosa si sceglie di fare, lo si sceglie per vocazione» disse Charles, sorridendo debolmente. Mia cugina divenne subito rossa, abbassando lo sguardo. Mia madre invece mi parve gongolare: il suo asso nella manica stava facendo il suo lavoro.

«Daniele non potrebbe mai fare altro se non continuare a vivere in simbiosi con i suoi libri. Credo sarebbe un professore fantastico», aggiunse. Lo guardai sconcertato. Non avevo mai confessato a nessuno che mi sarebbe piaciuto insegnare. Eppure lui lo aveva capito, da solo. 

Fortunatamente, il capitolo Daniele si chiuse con quest'ultima affermazione da parte di Charles. Dopo si continuò a parlare di tutto e niente, quasi incapaci di tenere in piedi una conversazione. Io me ne stetti in silenzio, offrendomi di sbrogliare la tavola. Nel farlo, che voi ci crediate o meno, riuscii pure a farmi male con la punta di un coltello. Mi feci un taglio dall'altezza del polpastrello, non riuscendo nemmeno a mettere sopra la ferita il cerotto, visto che si trattava dell'indice destro.

Serendipity in Love || Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora