Capitolo 12. Il nostro ultimo bacio

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Charles' POV

Sotto un grosso ombrello nero, con mia madre abbracciata a me e una mia stretta debole attorno alla sua vita, restammo davanti alla tomba di mio padre per un bel po'. Quella era la prima volta dalla sua morte che ci andavo, ma essere lì non mi faceva affatto stare meglio, come avevo pensato sarebbe successo. Avevo sperato che rimanere fermo lì, a fissare intensamente il suo nome scritto sulla lapide, avrebbe dato un senso a tutto il dolore che avevo provato e che continuavo a provare. Ma non successe niente.

Il senso lo capii quella sera a cena; eravamo io, i miei fratelli e mia madre seduti attorno al tavolo in sala. Dopo secoli, finalmente riuniti. Arthur ci parlò di come stava andando il Campionato e ci fece sapere che era molto vicino a firmare il contratto per entrare nella Ferrari Driver Accademy. Mia madre lo guardò con orgoglio, poi appoggiò la mano sulla mia e mi spinse ad alzare lo sguardo.

«Sono così orgogliosa di tutti noi. Lo sarebbe tanto anche vostro padre se fosse qui, ne sono sicura perché siete diventati gli uomini che si era sempre augurato che foste». Lo sguardo di amore incondizionato e di fiducia di mia madre mi fece capire che non volevo deluderla mai più.

La ritrovata stabilità familiare e il mio imminente ritorno avrebbero dovuto farmi stare bene. C'era sicuramente una parte di me che stava bene, mentirei se dicessi il contrario, ma c'era anche una parte di me completamente devastata.

***

«Chiamami quando arrivi», mi disse aggrappandosi al mio zaino. Mi guardò mordendosi il labbro, abbassando subito dopo la testa, come imbarazzato. Allora gli presi il viso tra le mani e ci guardammo, ci guardammo al lungo sperando che potesse bastare fino alla prossima volta.

«Se arrivo troppo tardi ti mando un messaggio, magari dormi».

«No che non dormo», sussurrò. «Non so se sono più capace di dormire senza di te», aggiunse. Avvicinai la fronte alla sua, chiudendo gli occhi e lui mi imitò subito. Restammo abbracciati finché non sentimmo annunciare la partenza del mio treno. Il primo a staccarsi fu lui, incrociando le braccia al petto e facendo un passo indietro.

«Adesso vai», disse.

«Prima voglio un bacio».

«No Charles, nessun baci. L'ultimo che ci siamo dati era perfetto, se dev'essere il nostro ultimo bacio, voglio che sia quello. Voglio ricordarmi delle tue labbra che sapevano ancora di me, dei tuoi capelli arruffati dopo aver fatto l'amore e gli occhi lucidi». Scossi la testa, prendendogli il braccio e tirandolo a me. Daniele provò ad opporsi, ma solo per un secondo, perché appena cominciai a muovere le labbra contro le sue, rispose subito.

«Questo sarà il nostro ultimo bacio solo fino al prossimo».

***

«Quindi vi siete lasciati?» mi chiese Pierre, cercando di starmi appresso. Avevamo preso l'abitudine di andare a correre insieme al mattino, siccome era uno dei pochi momento in cui potevamo vederci. Eravamo entrambi occupati con gli allenamenti, inoltre lui aveva una ragazza ed è sempre stato un po' sottone, quindi...

«Lasciarsi presuppone stare insieme, giusto?» chiesi a mia volta, fermandomi di colpo. Anche il mio amico lo fece, piegandosi in avanti sulle ginocchia e respirando a fondo.

«Ma mi avevi detto che a Firenze era andata bene, che vi eravate lasciati tranquillamente e che eri davvero felice».

«Già...ma poi ha iniziato ad ignorarmi».

«Ignorarti?»

«Non mi risponde ai messaggi, non so proprio perché!»

«Posso vedere la chat?» mi chiese ed io tirai fuori il telefono dalla tasca dei pantaloni. Pierre lesse i messaggi che avevo mandato a Daniele, guardandomi poi con una smorfia.

Serendipity in Love || Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora