Probabilmente ognuno di voi si è chiesto almeno una volta nella vita cosa significhi essere figlio di persone famose, vero?
Io lo so, dato che sono il figlio del presidente degli Stati Uniti d'America, il grande Colson Martin.
Posso dirvi che, si, sono ricco sfondato e ho tutto ciò che desidero, ma la mia vita non è un gran che: fino ai 10 anni ovunque andassi ero scortato da bodyguards, quindi addio feste, pic-nics, partite a calcio e cose che di solito fanno i bambini normali.
Poco prima che io nascessi mio padre è riuscito a far approvare il progetto Renegade, di cui parlerò dopo giusto per far nascere un pò di suspence, in seguito allo stupro di mia madre da parte di un malvivente.
All'inizio i Renegades hanno accettato la loro condizione di inferiorità, ma circa sei anni fa, quando mio padre è diventato presidente, hanno iniziato a fare una serie di attentati alla sua vita, i quali mi hanno costretto a lasciare la mia monotona, ma incredibilmente tranquilla, vita a Washington, per andare da mia zia zitella, che, se devo essere sincero, era davvero la persona peggiore del pianeta.
Tre mesi fa però ha decuso che non mi voleva più tra i piedi e mia mamma, grazie mamma, mi ha mandato da sua sorella, che vive qui ad Atlanta con suo marito e mio cugino Simon, che è il ragazzo che ammiro di più tra tutti quelli che conosco: la sua carnagione mulatta sembra luccicare al sole, è alto, ha le spalle larghe, ha dei ricci neri invidiabili, gli occhi color nocciola e, come se non bastasse, è tremendamente bravo in tutto ciò che fa.
Io invece sono probabilmente il ragazzo più sfigato del pianeta perchè mi sono state date grandissime possibilità per vincere la lotteria genetica, dato che mia madre è una supermodella e mio padre un virtuoso politico, ma non sono riuscito ad uscirne vincitore, quindi questo mi ha reso incredibilmente pessimista ed insicuro di me stesso.
Per esempio: ora sono le 5 di nattina e io non riesco a dormire perchè è il mio primo giorno nella nuova scuola e tutti si aspettano di vedere il nuovo studente arrivare con una Ford gigantesca con le bandierine degli Stati Uniti d'America sul tettuccio, con dei lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri come l'acqua del mare delle Bahamas (anche se non ho idea di come sia perchè non ci sono mai stato).
Invece vedranno arrivare un ragazzino magro come un chiodo (vado quasi ogni giorno in palestra na a quanto pare non è fatta per me), con i capelli biondi, ma color cenere e vi posso assicurare che fanno davvero schifo, e corti perchè mio padre ha sempre desiderato vedermi come il suo principino perfetto, e con gli occhi neri, tendenti al grigio, e, ripeto, vi assicuro che fanno davvero schifo.
I raggi del sole si infiltrano tra le tapparele e mi colpiscono in faccia, quindi decido di alzarmi anche se la sveglua non è ancora suonata.
La stanza mi è estranea, sono arrivato qui da poco e non mi sono ancora abituato.
Mi dirigo verso lo specchio, imponente e con i bordi di metallo, per guardarmi: ho le occhiaie che sembrano le conche del Gran Kanyon, e i capelli che sembrano fatti di paglia.
È il 12 Settembre, non fa ancora freddo, quindi opto per dei normalissimi jeans azzurri e una maglietta grigia, per passare nell'anonimato.
Mi infilo anche le vans blu e azzurre e mi siedo sul letto, ancora disfatto, appoggiando il volto tra le mani.
Non me la sento du andare in una cucina che non è mia e farmi colazione.
In verità non ho nemmeno voglia di fare colazione.
Per essere ancora più precisi non me la sento nemmeno di iniziare questa giornata, ma ormai è troppo tardi.
Prendo in mano il cellulare e controllo l'ora: mancano tre minuti al suono della sveglia, quindi è meglio che faccia il letto, anche se non ne ho voglia.
Non voglio conoscere nuova gente ce si è fatta delle false aspettative su di me e che poi passerà il resto dell'anno scolastico a sorridermi e poi sfottermi alle spalle.
La sveglia suona e io sobbalzo: sono così fragile che persino la voce si Sia mi spaventa, mentre dice che ondeggerà sul lampadario.
Simon apre la porta di colpo.
"Ben svegliato! Vieni a fare colazione? Sei carico?"
Come fa ad essere così schifosamente gioioso la mattina?
"Non ho molta fame in verità."
"Jack, non fare lo stupido, se non fai colazione morirai di fame. E la cosa alle macchinette a scuola è sempre lunga."
Mi prende per il polso e mi trascina in corridoio, scendiamo le scale e mi fa sedere a forza, passandomi una tazza di cereali.
"Spero che ti piacciano, però quelli piacciono a tutti quindi sono abbastanza positivo."
Si siede ed inizia a sgranocchiare i suoi, alza la testa in attesa di una risposta e quando capisce che non mi farà parlare si limita a sorridere.
"Non devi avere paura. Sei un ragazzo simpatico, piacevole e soprattutto carino!" - quanto vorrei che fosse vero - "Devi solo sare tranquillo. Mangia r caricati per la giornata se ti va ti faccio già conoscere qualcuno. In che corso sei alla prima ora?"
Fatelo smettere, vi prego.
"Ho storia."
"Mel ha storia alla prima! È davvero una ragazza carina, te lo giuro. E con lei ci dovrebbero essere Andy, Russ, Tess e..."
Si ferma. Lo avete spento? Grazie.
"E la Renegade."
Lo so che vi starete chiedendo: Reneche?
Renegade.
È inutile che ve lo spieghi ora, lo farò più tardi.
"Una Renegade?"
"Si. Lo sai, lei non ha regole o leggi, quindi non c'è nulla che le impedisca effettivamente di andare a scuola. E lei ha scelto di andarci. Non è iscritta dato che non ha una vera e propria identità, ma partecipa ad alcune lezioni che a quanto pare le piacciono e ascolta tutto il tempo in silenzio. Io l'ho vista bene una sola volta e posso dirti che è davvero bella. Se non fosse una Renegade ci sarei gia uscito."
"Simon! Non fare il cretino!"
"Dico solo la verità. Quella lì deve essere tostissima, fratello. Sbatte le porte, guarda male tutti, si veste solo di nero..."
"I Renegade possono vestirsi solo di nero, lo sai vero?"
"Sono il nipote del presidente, è ovvio che lo so, sto solo cercando di tirarti su. Non hai mangiato quasi nulla, non ti piacciono?"
"No, no. È che non ho fame."
"Senti Jack, facciamo così. Mentre andiamo a scuola io ti mostro il supermarket che c'è nella strada, così dopo le lezioni mentre gioco a football tu puoi prenderti qualcosa che ti piace così ci adattiamo ai tuoi gusti, okay?"
"Okay. Grazie Simon."
Mi alzo e sparecchio, prendo la mia cartella grigia, ci butto dentro dei quaderni bianchi e l'astuccio e poi me la metto in spalla.
Mio cugino fa lo stesso e, prima di chiudersi la porta alle spalle, lancia un urlo di saluto agli zii.
Ci incamminiamo in una lunga strada di villette a schiera.
Mia zia Grace è la sorella di mia mamma e come lei ha i capelli biondi e gli occhi azzurrissimi, ha fatto una scuola di legge, dove ha conosciuto e si è follemente innamorata di mio zio Khalil, un omone alto due metri, che però è il più bravo del pianeta, infatti è uguale a Simon.
La loro famiglia è perfetta: Grace sembra una supermodella (infatti ha lascuati le passerelle per gli studi) ed è una donna sveglia come poche, Khalil è un mito, ogni sabato sera si incontra con i suoi amici per giocare a basket, ha un lavoro stabile e ben pagato e, come se non bastasse, hanno Simon, il figlio perfetto, il vero sogno americano.
Sono invidioso?
Eccome, ma non di Simon, del loro legame perfetto, ideale.
I miei pensieri sono interrotti dalla voce di mio cugino e così mi accorgo di non aver prestato attenzione alla strada.
"Questo è il supermarket e lì c'è la nostra Mel."
La ragazza ci vede e si avvicina, sorridendo come se non fosse il primo giorno.
"Simon! Oddio, è bello vederti dopo così tanto tempo. Troppo tempo."
Lo abbraccia e poi si volta verso di me.
"E tu devi essere Jack, giusto?"
Mi fissa. È sconcertata, mi aspettava diverso. Il suo sorrido é evidentemente falso.
"Si, sono Jack, piacere. Ho storia con te alla prima ora."
"Simon mi ha parlato molto di te. Solo cose positive."
Per questo ora sei così basita.
Succede sempre.
Mio cugino, dato che non rispondo, si intromette nel nostro quasi-discorso.
"Come hai passato il tuo summer break?"
"Da Dio. Sono andata dai miei parenti in Arizona, dove ho conosciuto questi ragazzi simpaticissimi. Tra loro c'era pure un Renegade che ci spacciava..."
Si ferma e mi guarda.
Simon ride.
"Tranquilla Mel, non dirà niente a nessuno, vero Jack?"
"Positivo."
Il resto del tragitto viene svolto nel più totale silenzio, l'imbarazzo è palpabile, ma almeno così ho prestato attenzione alla strada, quindi saprò trovare il supermarket e poi userò Google Maps per tornare a casa.
Arrivati davanti a scuola Simon saluta Mel e mi mette le mani sulle spalle, guardandomi serissimo negli occhi.
"So che per te questo giorno è difficile Jack, e so che la pressione da parte di tutti sarà opprimente, ma tu pensa a fare amicizie e divertirti. Ci vediamo questa sera."
Mi da una pacca sulle spalle con una gran forza inconsapevole e senza aspettare una risposta si dirige nella scuola.
Varco le porte ed entro nell'atrio: è enorme, pieno zeppo di volti che mi sono ignoti e mi fa sentire piccolo piccolo.
Mi infilo in un corridoio e cerco il mio armadietto.
Dopo una piccola ricerca lo trovo, lo apro e infilo al suo interno i miei quaderni, tenendo quello con la copertina gialla per storia, poi mi dirigo verso l'aula.
Per fortuna è al piano terra quindi la trovo subito.
Adesso devo affrontare una delle mie paure più grandi: aprire la porta, entrare e presentarmi.
Non voglio farlo, ma devo.
Ormai sono davanti alla porta da un minuto come un pesce lesso e le persone staranno iniziando a domandarsi quale disturbo io abbia.
Timidezza con un pizzico di paura. Anzi, più di un pizzico.
Un ragazzo dietro di me mi chiede permessi e apre la porta al posto mio, ci entra con naturalezza ed è accolto con calore dai suoi amici.
La porta è ancora aperta quindi mi infilo dentro.
L'aula ga le pareti ocra, un colore che non mi è mai piaciuto, ed è piena di ragazzi e ragazze, che non mi degnano di uno sguardo.
Oserei aggiungere per fortuna.
Riconosco Mel, che non mi calcola neppure, dunque decido di non sedermi accanto a lei.
In prima fila ci sono due banchi vuoti, poi ce n'è uno in seconda, uno in terza, ma è accanto a Mel quindi è scartato a priori, e uno in ultima.
Mi dirigo in seconda fila, ma il ragazzo che è entrato prima di me, di origine asiatica, mi dice che il posto è già presi per un suo amico e che io mi devo sedere in prima fila.
Non ho voglia di contestare, quindi mi siedo in prima dila nel posto più vicino al muro.
Suona la campanella e un omone robusto, vestito in giacca e cravatta, entra in aula, sorridente.
"Buongiorno ragazzi. Come tutti sapete sono il vostro docente di storia."
Si volta versi la lavagna e scrive la data e il suo nome.
"E mi chiamo, per chi se lo fosse dimenticato, Kane Powell."
I suoi occhi si posano su di me.
"Vedo un volto nuovo! Vieni qui e presentati a tutti, Jack."
Mi alzo titubante e mi posiziono accanto a lui.
"Ciao. Io sono Jack ed è un piacere conoscervi."
Faccio per andare al posto ma il professore mi ferma.
"Da dove vieni?"
"Washington DC. E poi per un pò ho vissuto a Syracuse."
"Quali sono i tuoi hobbies?"
"Mi piace la musica."
"Cantante preferito?"
"Bowie?"
Credo che dire Bowie mi renda un pò più interessante che dire Sia. Sia è da ragazze, credo.
"Okay Jack. Sei stato abbastanza 'Under pressure', quindi ti lascio andare al posto. Anzi, per non stare da solo sposta il banci accanto a quello di Andy."
Indica l'asiatico.
Sto per sollevare il banco quando la porta si apre con un forte rumore, e io lascio cadere tutto ciò che ho tra le mani per lo spavento.
"Non è necessario. Non è più da solo ora."
Una ragazza bassa e magrolina, vestita completamente di nero entra in aula.
È la Renegade.
Non si capisce solo dal fatto che è vestita di nero, ma anche perchè ha i capelli neri con delle ciocche blu, e un piercing al lato destro del naso, un classico dei Renegades.
La ragazza lancia una borsa esattamente sul banco libero e fa uno strano rumore metallico.
Si siede accanto a me.
"Sono Holly, piacere."
La fisso senza rispondere.
Ha dei grandi occhi blu, che mi comunicano risolutezza e mi infondoso una strana sensazione di sicurezza.
Le labbra sono carnose, ma sono tutte rosse e insanguinate da morsi autoinflitti.
Ha delle lentiggini sulle guance, ma poche e quasi invisibili.
Indossa una canottiera, dei leggins bucati sul ginocchio e degli stivali vecchi, tutto nero.
I capelli li arrivano poco sotto le spalle, e ha un ciuffo laterale.
"Sono Holly. Piacere."
Questa volta alza il tono di voce, scandendo bene le parole.
"Sono Jack."
"Professor Powell, a me non chiede da dove vengo?"
Il professore sbianca.
"Holly, da dove vieni?"
"Sono nata a Washington DC, come il nostro caro Jack, ma quando avevo due mesi mi hanno portata qui ad Atlanta."
"Grazie per avercelo detto, Holly. Ora dovrei iniziare la lezione."
"No. Prima mi deve chiedee u miei hobbies, perchè se non lo fa la giudicherò maschilista."
Il tono di Holly è giocoso, ed ha un sorrisetto stampato in faccia, si sta divertendo moltissimo.
È magra, si vedono benissimo le clavicole e persino le costole da sotto la canottiera, ma ha le gambe e le braccia muscolose.
"Quali sono i tuoi hobbies, Holly?"
Chiede il professore lentamente, con le labbra che tremano.
"Mi piace leggere. Il mio libro preferito è senza dubbio Harry Potter. Mi piace anche ascoltare la musica, tipo Hozier o i Twenty-one Pilots."
"Grazie, Holly. Ora, dato che è il nostro ultimo anno ci concentreremo sull'attualità, quindi chi mi sa dire chi è il nostro attuale presidente e quale è stato il suo più famoso provvedimento?"
Holly alza la mano.
Sta facendo esasperare il professore e mi fa davvero ridere.
"Si, Holly?"
"Credo che il nostro Jack lo sappia meglio degli altri, vero?"
Okay, ora non ho più voglia di ridere.
Una delle mie paure più grandi è quella di parlare in pubblico e ora sono costretto a farlo, dato che non voglio farla innervosire.
"Vero? Sei il figlio del presidente, si o no? Le voci circolano. Soprattutto tra di noi."
"Si, lo sono. Mio padre è Colson Martin, l'attuale presidente. Il suo più famoso provvedimento è quello riguardante i Renegades."
"E cosa sono i Renegades? Sentiamo."
Ora non sorride più. Si morde le labbra con rabbia.
"Sedici anni fa mio padre, dopo che mia madre è stata stuprata da un malvivente, ha deciso di creare una fazione, un gruppo di persone - i Renegades - che comprende ladri, drogati, stupratori, malfattori di ogni genere, ma anche figli bastardi e figli indesiderati, destinati a vivere nella miseria, senza alcun diritto, in modo da scontare così la loro pena.
I Renegades però hanno iniziato a ribellarsi quando lui è diventato presidente.
Si possono riconoscere perchè si devono vestire di nero, e devono o tingersi i capelli, o avere piercing e tutuaggi visibili, in modo da essere distinti dagli altri."
Holly annuisce e stringe le mani in pugni.
Spero non mi molli un cazzotto.
"Bello il discorso di papino, vero? Ma che cosa ne pensi davvero? Cosa ho fatto secondo te per meritarmi questo?"
"Penso che non sia giusto lasciare i bambini indesiderati e i bastardi in condizioni che non si sono meritati. Penso che tu sia una di loro."
"Si, sono una di loro. A causa di tuo padre vivo nella merda! Faglielo presente, prima che gli succeda qualcosa."
Il professore la guarda.
"Cosa intendi?"
Lei gli sorride in modo beffardo e sta per rispondergli, quando la finestra si frantuma completamente.
È stata rotta da un ragazzo vestito di nero - un Renegade - che si è lanciato dentro e ora si scuote i frammenti dai pantaloni.
I miei compagni urlano, io mi limito a sobbalzare.
"State zitti, cazzo!"
Il ragazzo si dirige verso Holly, ma si ferma davanti al mio banco.
"Ti sei dimenticato una cosa, fiorellino. Ci sono anche delle persone che scelgono di loro spontanea volontà di diventare Renegades. Dei veri coglioni, se mi posso permettere."
Holly ride e apre la sua cartella.
"Stavi origliando? Non ci credo."
Il ragazzo si sposta davanti al banco di Holly, sorridendole.
"Certo, era troppo interessante."
La cosa che mi salta più all'occhio del ragazzo sono i suoi enormi bicipiti.
È muscoloso.
Anche lui, come Holly, indossa una canottiera nera, quindi i suoi muscoli sono in bella vista.
Poi il mio sguardo si sposta sul suo volto: è davvero bello, mi fa male ammetterlo.
Ha gli occhi di un azzurro intenso, un naso perfetto, le labbra rosee e carnose e il viso costellato da moltissime lentiggini.
I capelli sono castani chiari, tendenti al biondo.
Sembra un dio greco.
Holly estrae tre mazzette di banconote.
"Ecco qui. Tutte tue."
"Cara Holly, hai frainteso. Non sono qui per questioni di liquidità."
Holly alza gli occhi al cielo, ma non riesce a non sorridergli.
Sento una fitta allo stomaco: gelosia?
"Seth, non perdere tempo. Cose c'è?"
Almeno il suo nome fa schifo.
Seth. Che nome è?
E poi non è così bello: ha un septum al naso che lo fa sembrare una mucca.
"Jill è tornata."
Holly sgrana gli occhi e si alza dalla sedia per stringerlo in un forte abbraccio.
"Lo sapevo che ce l'avrebbe fatta!"
Per fortuna c'è il banco che li separa.
Lui fa scorrere la sua mano sulla vita di Holly e poi si stacca dall'abbraccio.
"Per quanto mi dispiaccia, dobbiamo davvero andare."
Le sorride in modo affascinante.
Lo odio.
È bello e sa di esserlo, quindi se la tira. Molto maturo.
Holly prende la cartella, infila le mazzette e poi estrae due pistole per poi darne una a Seth.
I miei compagni urlano di nuovo, facendo irritare il ragazzo.
"Ma che cazzo, state zitti! Non sprechiamo di certo pallottole su di voi."
Holly si infila lo zaino in spalla e lo segue verso la finestra, però esita.
Si volta verso di me e mi sorride.
"È stato un piacere conoscerti, Jack."
Seth mi guarda torvo, con le labbra serrate, e salta fuori dalla finestra.
Holly si porta due dita alla fronte e mi saluta con un cenno militare, per poi saltare fuori anche lei.
Trascorro il resto della giornata scolastica turbato.
Continuo a pensare solo ad Holly e non riesco a prestare attenzione.
Domani ci sarà ancora?
Spero di si e spero senza Seth.
Mio cugino aveva ragione a dire che è bella, ma soprattutto è misteriosa e magnetica, e questo mi attrae a lei.
Credo di essermi preso una bella cotta per una Renegade, fantastico.
Devo smetterla di pensare a lei, ma è difficile.
Mi ha incuriosito ed affascinato.
La scuola termina e io penso ancora a lei.
Ora però devo pensare a cosa voglio mangiare, dato che devo andare al supermarket.
Esco dall'edificio scolastico mentre tutti si salutano gioiosamente, io invece non conosco nessuno, dato che l'unica persona con cui ho socializzato è stata una Renegade.
Il supermarket è vicino, entro e prendo un carrello piccolo.
Ho voglia di mangiare pollo questa sera, quindi lo prendo e lo butto nel carrello.
Prendo anche della frutta e dei condimenti che mi piacciono, però ho voglia di dolci dopo questa giornata difficile.
Devo premiarmi in qualche modo per averla superata.
Cerco la corsia dei dolciumi e vi entro: ci sono solo una donna dai lunghi capelli castani e la sua bambina.
La donna è chinata e le sta facendo scegliere tra le tavolette di cioccolato.
La tavoletta di cioccolato bianco mi fa venire subito l'acquolina in bocca, quindi mi chino anche io per prenderne una, ma mi scivola di mano e cade a terra.
La donna la raccoglie e si volta verso di me.
"La prossima volta dovresti stare piu at- Jack?"
"Holly?"
Cazzo. È Holly.
Cioè, ha la faccia di Holly, ma ha i capelli castani.
E ha una figlia?
Impossibile, la bambina deve avere almeno cinque anni.
Lei sta per ribattere ma viene interrotta da una sirena e un commesso impanicato che parla allo speaker.
"È stato trovato un Renegade armato, per favore state tutti dove siete e non fatevi prendere dal panico!"
Lui si sta facendo prendere dal panico, ma fa niente.
Holly, o quella che assomiglia molto ad Holly, si porta una mano alla tempia e chiude gli occhi.
"Cazzo, scommetto che hanno beccato Alex o Seth."
La bambina infila le mani nelle tasche del suo vestitino rosa, tranquillissima.
"Cosa devo fare?"
Holly rimane chinata e guarda la bambina negli occhi mettendole le mani sulle spalle.
"Maya, adesso devi uscire senza farti vedere e andare nel parcheggio da Kelly. Digli che io sono dentro a pagare perchè non mi hanno scoperto."
La bimba annuisce e abbraccia Holly, per poi sgattaiolare via.
"Cosa ci fai qui?"
"Faccio la spesa! Cosa ci fai tu qui piuttosto? E non avevi i capelli neri questa mattina?"
"Sei proprio un acuto osservatore. È una parrucca, se voglio fare la spesa come tutti non posso far vedere che sono una Renegade."
"Non hai tolto il piercing."
"Cosa? Oh no."
Si porta le mani al naso e tocca il piercing.
"Nasconditi."
"Non posso. Le guardie controllano se ci sono movimenti dalle telecamere."
"E Maya?"
Holly sorride.
"È una piccola ombra."
"C'è lì qualcuno?"
È una voce maschile, accompagnata da passi lenti e pesanti.
La ragazza prova a togliersi il piercing, ma le mani le tremano.
Il poliziotto si sta avvicinando ed Holly mi guarda presa dal panico, poi però il suo sguardo cambia e diventa risoluto.
Mi afferra la maglietta e mi spinge verso di sè, baciandomi.
Sbarro gli occhi, mentre le sue labbra si posano sulle mie senza gentilezza.
Porto una mano al lato del suo collo e chiudo gli occhi, banciandola nel modo migliore che mi è possibile.
"Ragazzini!"
Il poliziotto prosegue il giro di controllo, lasciandoci soli.
Holly si stacca.
"Scusami. Era l'unico modo che mi è venuto in mente."
"Figurati."
Sono consapevole di avere un sorriso stupido stampato sul volto, ma non riesco a trattenerlo.
Holly prende caramelle e cioccolato in grande quantità, poi mi guarda e si toglie il piercing senza troppe difficoltà ora.
"Andiamo a pagare?"
"Oh. Okay."
Holly mi fa strada e andiamo alle casse.
Non ho preso molto, ma sento che devo seguirla.
Arrivato il suo turno, Holly paga con una banconota da 100 e prende il resto, infilandolo in tasca.
"Grazie mille e buona giornata."
Sorride alla cassiera e mi aspetta dall'altra parte.
"Siete proprio una bella coppia."
La cassiera mi guarda e io sto per risponderle che in realtà non lo siamo, ma Holly mi ferma.
"Aw, grazie, davvero."
Pago ed usciamo assieme nel parcheggio.
Non le faccio domande, ma vorrei.
All'uscita troviamo Seth, appoggiato tranquillamente al muro con una spalla.
"Ehi. Oh, andiamo, ancora lui?"
"Mi ha aiutata a non farmi beccare. Chi è stato sgamato?"
"Alex, ma è riuscito a scappare."
Il ragazzo ha ancora il piercing, ma indossa una grossa sciarpa, con cui probabilmente lo ha nascosto.
"Max?"
"È riuscito a pagare la frutta. Nessuno sospetterebbe che i suoi capelli sono tinti di bianco."
Seth ridacchia e si stacca dal muro.
Mi sento escluso.
"Mandy è riuscita a prendere la verdura?"
"Non lo so, è ancora dentro. Ci starà provando con una commessa."
I due ridono.
Seth si porta davanti a me e mi da un leggero schiaffetto sulla guancia, guardandomi dall'alto.
"Grazie per aver aiutato Holly, sono in debito con te. Spero che non dirai nulla, vero?"
Il suo tono è leggermente minaccioso.
"Seth, dai, lo spaventi."
Una ragazza di colore ci raggiunge con due sacchetti tra le mani.
"Eccomi, la cassiera non la smetteva di parlarmi. Era affascinata."
"Allora andiamo."
Holly si volta verso di me.
"Tu cosa fai? Vieni o no?"
Seth mi da una pacca sulla spalla.
"Dai, vieni, ti offriamo il pranzo."
"Oh. Okay, va bene."
Nel posto più lontano è parcheggiato un autobus pitturato a mano di nero e blu e un ragazzo altissimo, senza maglietta e tutto tatuato è appoggiato sul cruscotto.
Holly corre verso di lui e il ragazzo la prende in braccio facendola roteare.
Seth e la ragazza ridono, si guardano e scuotono la testa.
La ragazza vede Maya e si siede accanto a lei, parlandole gentilmente.
Seth si volta verso di me.
"Lui è Kelly, lo scemo del gruppo. È diventato Renegade perchè voleva andare contro il sistema, ma soprattutto farsi canne a colazione, pranzo e cena."
Perchè Seth mi sta parlando e ora fa l'amichevole?
"Lei invece è Maya, ha solo sette anni, ma è già tostissima. I suoi genitori erano sedicenni quando l'hanno avuta e non se la sono sentita di tenerla. È stata una scelta giusta, perchè Holly l'ha presa sotto la sua ala, come se fosse un genitore."
"Cosa intendi?"
"Ogni cinque anni i Renegades creano dei gruppi interni e si dividono nelle varie città, per organizzarsi meglio e non avere problemi tra loro. Siamo delle teste calde, non so se l'hai notato. All'inizio ad Atlanta non c'era nessuno, quindi ne hanno mandati dieci da Washington. Uno di loro era Max, il tipo con i capelli bianchi che sta scendendo ora dall'autobus, mentre tutti gli altri sono morti nel giro di una settimana. La vita da Renegade è dura.
Da Washington allora ne hanno mandati altri nove.
Morirono tutti in breve tempo, tranne una neonata: Holly.
Quindi Max ha deciso di prenderla sotto la sua ala, e da quando l'ha fatto tutti i capo-gruppo dei Renegades hanno deciso di scegliere anche loro un bambino che sarà preparato ad essere il loro successore.
Nel frattempo i Renegades sono aumentati e all'età di dieci anni Holly è diventata il capo-gruppo del gruppo quo presente, dato che Max le ha lasciato il suo posto.
Non si sa di preciso la storia di Holly, ma sembra che sia stata frutto di una relazione clandestina, e che per questo sia finita qui.
Poi ci sono io, Seth, figlio illegittimo, diventato tale con otto anni di ritardo perchè suo padre ha capito tardi che gli occhi azzurri non erano nella sua linea genetica, nè di quella di sua moglie.
Poi c'è Mandy, la ragazza che hai conosciuto prima, diventata orfana e Renegade nello stesso giorno quando aveva sei anni.
Lì trovi Alex, con i capelli tinti di rosso, diventato Renegade dopo che i suoi genitori hanno rifiutato la sua omosessualità.
Nell'autobus c'è Bonnie, la fifona del gruppo, ogni volta che c'è qualcosa da fare si tira indietro.
Sua madre l'ha data ai Renegade perchè non riusciva a mantenerla.
Poi lì c'è Matt, che sa creare bombe che è un piacere, quindi è venuto da noi per divertirsi.
Scelta sbagliata, una volta si è fatto saltare un dito e da allora ha capito che era meglio la sua vita precedente.
E infine c'è Jillian, che ha scelto di venire da noi quando il ragazzo l'ha lasciata. È un'idiota. Ma Holly la adora perchè ha un istinto suicida tale che per lei fa di tutto."
"Perchè mi dici tutto questo?"
Seth ride.
"Perchè quando conosci Holly non puoi più lasciarla andare."
Detto questo si unisce agli altri.
"È ora di andare. Offriamo il pranzo al nostro amico, Jack, compagno di classe di Holly."
Salgono tutti sull'autobus e il ragazzo alto, di cui già non ricordo il nome, mi invita a seguirli.
"Sei pietrificato? Su, vieni, novellino. Io sono Kelly."
Mi porge la mano e gliela stringo.
"Soffri di mal d'auto?"
Scuoto la testa.
"Siediti comunque davanti, non voglio che vomiti sui miei sedili. Ho una guida spericolata."
Mi siedo al primo posto, vicino a lui, che si siede al posto del guidatore.
"Come mai ti chiami Kelly? L'hai scelto tu?"
Il ragazzo ride e si accende una canna, portandola alle labbra.
"Il mio vero nome era Peter Mathers, ma appena ho compiuto 18 anni ho deciso di lasciarlo alle spalle. Era proprio un nome di merda. Poi ho pensato: voglio un nome femminile e far confondere la gente. Ero fatto."
Accende il motore ed esce dal parcheggio.
Sfreccia ad alta velocità per la città, senza rispettare i segnali e i semafori, urtando i marciapiedi, quindi mi stringo al sedile e mi volto.
Holly è seduta accanto a Seth, la sua testa è appoggiata alla spalla del ragazzo mentre lui le tiene la mano.
Kelly getta dal finestrino la canna finita e mi guarda.
"Geloso, eh?"
"Non la conosco neanche."
Mi giustifico.
Kelly frena di colpo per evitare di investire una signora anziana che corre via spaventata, poi riparte velocemente.
"Oh, invece si che lo sei. E ti capisco. Holly è la ragazza dei sogni di chiunque. E quando senti di essere diventato speciale per lei, arriva Seth.
Quel ragazzo è incredibile, bellissimo, simpatico e adorabile, ma quando Holly parla di lui, di colpo diventa il ragazzo che odio di più al mondo."
"A me non pare nè simpatico, nè adorabile."
"Devi conoscerlo. E ti sta antipatico perchè lo pensi con Holly."
"No, mi sta antipatico a pelle. Guardalo, ha la faccia antipatica."
"Oh, no. Ha una faccia perfetta e lo sappiamo tutti."
Una voce femminile alle mie spalle si fa sentire.
"Seth?" È la ragazza di prima, Mandy, ma ora ha i capelli rosa e non più neri. Ha tolto la parrucca.
Kelly ride e annuisce.
"Qualcuno si è preso una bella cotta per Holly."
Mi indica.
"Non è vero!"
La ragazza mi tende la mano e gliela scuoto.
"Sono Mandy. E non vergognarti di avere una cotta per Holly. Ci siamo passati tutti, o quasi. Circa due anni fa avevo una cotta enorme per lei e l'unica che non se n'è accorta è stata proprio lei. Però ti do un consiglio, non farti prendere da false speranze."
Si siede accanto a me.
"Non sono così false."
"Dai, racconta."
"Per non farsi vedere dal poliziotto mi ha baciato."
"Cooosa?" Kelly scoppia a ridere e Mandy scuote la testa.
"Se Seth lo scopre sei fottuto."
"Stanno insieme?"
Kelly scuote la testa.
"No, non ancora e non sappiamo come mai. Ma questa mattina sono scomparsi assieme."
Mandy annuisce.
"Seth è tornato particolarmente euforico. Ma magari era solo perchè oggi è il suo compleanno e lei gli ha fatto un bel regalo."
Una fitta di gelosia mi attanaglia lo stomaco.
Kelly gira in un vicolo e si ferma.
"Casa dolce casa. Forza, scendete, devo pisciare."
Mandy scuote la testa.
"Sei sempre così fine."
"Oui, madamoiselle. Bonjuor. Baguette. Paris."
"Stai seriamente sparando parole francesi a caso?"
"Merci."
Io, Kelly e Mandy scoppiamo a ridere e scendiamo dall'autobus.
Kelly aspetta che anch gli altri scendano e noto che ha un piccolo tatuaggio con scritto 'Holly e Kelly, the best duo'.
Mi guarda e mi sorride.
"È la mia migliore amica e la persona che stimo di più in assoluto."
Seth scende dall'autobus e mi fa un sorrisetto finto.
"Bene, Jack, seguimi."
Mi da una spintarella e io lo seguo.
Cammina diritto, facendo passi ampi, ha una postura perfetta.
Ha di sicuro qualche difetto, e lo troverò.
Maya mi sfreccia davanti, si china ed alza un sasso.
"Holly, la chiave non c'è."
La ragazza si avvicina.
"Sicura?"
"Si."
Holly si volta verso il gruppo che si è radunato attorno all'ingresso del magazzino a cui siamo davanti.
"Chi è stato l'ultimo ad uscire?"
La sua voce è carica di rabbia.
Jill si fa avanti. È una ragazza di colore con delle treccine afro bianche.
Al naso ha un septum elaborato e pieno di brillantini che luccicano.
"Io, ma vi giuro che l'ho messa sotto il sasso."
Alex le si avvicina minaccioso.
È un ragazzo pallido e con una cresta rosso fuoco, palesemente tinta.
"Lo sapevo che saresti tornata venduta. Ti spacco la faccia."
Seth lo ferma portandogli una mano sul petto.
"Non essere impulsivo. L'avrà presa qualcuno."
Scruto i volti che mi circondano: sono tutti irrequieti.
"Seth ha ragione, non saltiamo alle conclusioni. Jill, tu hai fatto un lavoro fantastico e ti ringrazio."
"Grazie Holly, almeno tu."
"Il ragazzino ha ragione."
Mi volto: la voce proviene da dietro di noi, da un uomo, che prima era nascosto.
Maya si aggrappa alla gamba di Holly.
Seth si porta la mano alla tasca dei pantaloni lentamente: lì ha la pistola.
"Cosa ci fai qui, Aleister?"
"Vi stavo aspettando."
L'uomo ha un forte accento spagnolo.
È vestito con un elegante smoking completamente nero e sulla tempia ha tatuata una 'A' elaborata.
Max si avvicina all'uomo.
"Perchè ci stavi aspettando?"
"Perchè ho ricevuto delle interessanti notizie riguardanti la tua piccola Holly."
Holly spinge Maya dietro Kelly e sorride ad Aleister.
"Non essere misterioso, qual'è questa notizia che mi riguarda?"
"Che sei diventata amica del figlio del presidente. Spaventato, intimidito, fuori luogo: deve essere lui."
Mi indica e indietreggio, sbattendo contro il muro.
Seth scatta e gli punta la pistola.
"Dacci le chiavi."
"Non penso proprio."
Aleister solleva la pistola e la punta verso di me.
"Piccolo Martin, per colpa di tuo padre vivo come un animale, lo sai?"
Holly si mette davanti a me.
"Per colpa delle tue rapine vivi come un animale. Ora dammi le chiavi e vattene."
"Non ho paura di sparare!" Gli urla Seth.
"Tranquilli, non voglio farvi del male. Voglio solo uccidere il ragazzo. Voglio la mia vendetta. Voi no?"
"Si, la vogliamo. Ma lui è innocente e non si merita di morire. Uccidi suo padre, non lui."
"Non trovi che ucciderlo ucciderà suo padre di dolore?"
Max scuote la testa.
"Aleister, se lo uccidi il presidente manderà un raid qui e ci farà ammazzare tutti."
"Max, sei sempre così logico. Troppo logico. A me importa solo della mia vendetta."
"Per questo io sono un leader migliore di te. Un leader deve tenere conto anche dei suoi seguaci."
"Basta parlare. Holly spostati e finiamola qui."
"No. Dammi. La. Chiave."
"Vuol dire che colpirò entrambi."
Aleister sorride malignamente, e parte uno sparo.
Il primo di molti, che non mi sarei mai dimenticato.
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Renegades
AcciónIn un futuro disastroso Holly cerca la libertà per sé e per i Renegades. [In pausa]