Una notte d'estate.
Significava riposo, vacanze, essere spensierati, non aver alcun tipo di stress, eppure per Samantha non fu così.
Quella notte era davanti ad una maestoso ed incantevole mare: il Mar Adriatico; si trovava in Italia, i suoi piedi nudi e bagnati venivano accarezzati dalla sabbia gialla di quella spiaggia.
Si trovava in quella enorme spiaggia, piena di rifiuti, mentre ammirava quel mare altrettanto malato quanto i sassi sgretolati che bagnava; si trovava a Trieste, la città presso Friuli-Venezia-Giulia, era grande, certo non grande quanto Brooklyn, la sua città natale, ma aveva quel tocco originale e speciale che ogni città portava con sé.
Aveva un costume da bagno semplice: sia la parte superiore che inferiore erano tinte di un cobalto, che purtroppo dovette coprire con una maglietta bianca e dei jeans schiariti, oramai vecchi.
Si stese sulla sabbia, senza avere un asciugamano, senza un ombrello che la coprisse da quella pioggia (anzi, era più appropriato chiamarlo diluvio universale), poi chiuse gli occhi ascoltando la pioggia che si posava in modo violento su di lei, udiva il rumore del mare agitato, della sabbia che veniva soffiata via dal vento, ma tutto questo piacere fu rovinato dalle urla di gioia della sorellina:<<Sam! Sam! Guarda che bello il mare! Sam!>> continuò a chiamare la bambina sua sorella più grande, Samantha alzò lo sguardo verso la piccola creatura, era così bella: aveva dei capelli rossi lucenti ed egocentrici, nessuno non li avrebbe mai notati, aveva delle guance paffute, non grasse, un sorriso dolce formato da delle labbra carnose, delle dolci fossette, delle lentiggini spruzzate in viso come vernice un piccolo nasino e degli occhietti di un verde smeraldo vispi e furbi, tutta sua madre.
Era così bella quella bambina, Samantha avrebbe voluto essere come lei, invece di avere i classici capelli castano scuro e gli occhi color pece, erano davvero così scuri quegli occhi, così spenti; lei aveva delle labbra sottili e non presentava fossette, tanto meno quelle meravigliose lentiggini che la sua sorellina, invece, presentava.
Samantha non era dolce e solare come quella bambina, non era così bella, lei era una semplice ragazza, a detta sua, non aveva nessun particolare, lei era come le altre.
Quella ragazza aveva così poca autostima, si sentiva vuota, come se non fosse unica come tutte le persone che gironzolavano per il mondo.
Sua sorella era sempre al primo posto, certo era una bambina e meritava più attenzioni, ma alla sedicenne non sarebbe dispiaciuto ricevere qualche attenzione, visto che quelle per lei erano inesistenti.
Ovviamente era certa del fatto che i suoi genitori l'amavano più di se stessi, che le volevano bene e avrebbero dato la vita per lei, o almeno così sperava.
<<Mi porti a prendere un gelato alla fragola?>> chiese la bambina con occhi sognanti e pieni di speranza, <<Etsuko, vorrei tanto, ma la mamma ha detto che non si mangia dopo cena e sono le dieci di sera>> rispose la sorella, così facendo sparire gli occhi sognanti della bimba e trasformarli in occhi furbi <<Se non mi porti dico alla mamma che l'altro giorno è venuto il tuo ragazzo a casa!>> disse la bambina con tono da ricattatrice, la ragazza ne rimase stupita, come era a conoscenza della sua relazione con quel ragazzo?
Il suo nome era Diego Foster, era così bello: aveva dei capelli neri, i più scuri di sempre, aveva dei lineamenti marcati e decisi, un naso perfetto e degli occhi color verde smeraldo, così profondi.
Lui era perfetto, o almeno così credeva Samantha.
I primi mesi era stato così disponibile e dolce, era un vero gentiluomo, era tutto così perfetto, ma la castana non si accorgeva che in realtà non era così.
Il corpo di Samantha era pieno di lividi, il corpo era una scia di tinta rossa, verde e violacea.
Ovviamente lui non è stato così stupido da alzargli le mani nelle parti più scoperte, anzi, il bastardo lo fece nei posti più nascosti, in modo da non risultare visibili.
Lei si ripeteva che era colpa sua, che lui l'amava e avrebbe fatto di tutto per lei, ma mentiva perfino a se stessa.
Lei era perfettamente a conoscenza del fatto che tutta la colpa fosse di Diego, ma non aveva il coraggio di ammetterlo, non aveva il coraggio di parlarne, così si teneva tutto dentro, non si sfogava con nessuno, tratteneva tutto quel dolore dentro di sé.
Avrebbe tanto voluto urlarlo al mondo, eppure ogni volta che tentava di parlarne con qualcuno perdeva la capacità di parlare.
L'unica sua fonte disfogo era l'arte: la letteratura, la musica, il disegno, la facevano sentire viva, la rendevano felice.
Aveva anche un piccolo diario segreto dove scriveva tutto ciò che le accadeva, qualsiasi cosa le passasse per la mente.
Disegnava e scriveva tutto ciò che conosceva, il tutto accompagnato dal suo giradischi anni novanta, l'unico che non l'avrebbe mai tradita.
<<Etsuko! Come lo fai a sapere?!>> chiese la sorella leggermente irritata, alzandosi subito dalla sua posizione, nessuno doveva scoprire della sua relazione, altrimenti si sarebbero aggiunti altri lividi al suo povero corpo, <<Oh, beh...io, io...ecco>> le guance della bambina si tinsero di un rosso acceso, in modo da far scomparire quella "vernice" spruzzata sul viso, iniziò a balbettare e a gesticolare in modo buffo, tanto da far scoppiare a ridere sua sorella più grande, che si addolcì e la invitò a prendersi il suo tempo e di far con calma. Regnò un silenzio imbarazzante per minuti interminabili, finché la bambina non si tranquillizzò e prese coraggio:<<Al dire la verità vi ho visti, mentre vi davate un bacio sulla bocca, me ne andai via schifata, ma non vi eravate accorti della mia presenza>> disse la rossa con una faccia disgustata, non amava parlare di questi argomenti, li definiva "da grandi"; la ragazza si fece paonazza in viso, era davvero imbarazzata e subito, agitata, chiese alla bambina:<<Etsuko, ti va di andare a prendere un gelato alla fragola?>>, la bambina, sorridente, continuò ad annuire in modo veloce, così la ragazza prese frettolosamente la piccola mano della bimba e imboccarono immediatamente la strada per andare alla gelateria "Capo Nord", in fondo era a dieci isolati da lì, che male avrebbe fatto ad entrambe camminare un po'?
<<Da quanto tempo lo sai?>> chiese Sam alla sorellina, <<In realtà da un po'>> rispose vaga la bimba, <<Quanto?>>insistette la sorella grande, <<Sette mesi!>> esclamò la piccola, per poi sbuffare; sette mesi?! La ragazza sperava con tutto il suo cuore che ne fosse a conoscenza solo lei e che sapesse solo della relazione segreta, senza che si fosse addentrata nella storia fingendosi una piccola Conan versione femminile , visto che la bambina era una vera curiosona, <<Quanto sai? Conosci tutta la nostra storia?>> chiese, agitata, la ragazza, <<Cos'altro dovrei sapere? Insomma vi amate, vi baciate e fate tutte quelle cose schifose che si fanno nei film romantici>> disse, confusa la creatura di sei anni, <<Anche se io li scambierei più per film porn...>> iniziò Etsuko disgustata, che fu subito interrotta dalla sorella più grande:<<Etsuko!>> fu richiamata la bambina, <<Non si parla di queste cose, sono private>> la rimproverò scherzosamente la sorella grande,<<Allora perché fanno i film?>> chiese, confusa, la bimba, <<Sono tutte bugie, non esistono film di questo tipo>>cercò una scusa la ragazza, <<Allora cosa si guarda papà? Una volta l'ho beccato a guardarne uno!>> esclamò la rossa, <<Niente del genere!>> scattò subito la castana, <<Sarà, ma io non farò nulla del genere con nessuno! Bleah!>> esclamò, di nuovo, la bimba, mentre la sorella scuoteva la testa divertita, <<Anche perché sei piccola>> esclamò, sta volta, la ragazza, <<Io non sono piccola, sono grande!>> esclamò la piccina, indignata,<<Sì che lo sei>> continuò la sorella divertita,<<No!>> ribattè la bambina, <<Sì!>>continuò la ragazza ridendo; la bimba mise un finto broncio che aumentò la risata della sorella, quanto era buffa e dolce quella bambina, era così ingenua.
<<Ti piace l'estate?>>domandò la rossa di punto in bianco e sorridendo, <<Ad essere sincera mi annoia>> rispose la ragazza, <<Ma come?!>> si stupì la piccola, <<Non hai impegni, tutto inizia ad essere monotono dopo un po', non credi?>> mentì Sam, la verità è che in estate le capitava di vedere più spesso Diego, certo lo amava, a quanto diceva, ma aveva un po' paura di lui...in realtà provava puro terrore, <<Io credo che l'estate sia meravigliosa>> ribattè la bambina, <<Pensala come vuoi, infondo ognuno ha la sua opinione, no?>> chiese alla sorellina di confermare la sua affermazione, sorridendo, <<Certo>> ricambiò il suo sorriso lei, <<Ma la mia resta la migliore!>> commentò la bimba, <<Certo>> ridacchiò ironica la sorella. Probabilmente era una delle più belle serate di quella vacanza, se solo non fosse stata rovinata.
<<Accidenti a te Etsuko! Prenderemo l'influenza per tutta questa pioggia!>>commentò la sedicenne, mentre la peste ridacchiava, <<Prendi la mia giacca>> continuò la ragazza, slegandosela dalla vita, nonostante fosse zuppa, <<Grazie! Si congela! >> esclamò Etsuko.
La sorella più grande si girò verso la sorellina e scoppiò a ridere quando vide il nasino della sorellina completamente rosso, <<Oddio! Sembri Rudolf!>> rise la ragazza a crepapelle, mentre la bimba mise il broncio, <<Andiamo! Non farmi quel broncio, sorridi che stiamo andando a prendere il tuo gelato alla fragola! Dammi tregua!>> tentò di convincere sua sorella, divertita; ripensandoci la rossa sfoggiò il suo sorriso migliore, saltellando per il marciapiede, facendo aumentare la risata della ragazza.
<<Quanto manca?>> chiese la bambina, <<Non molto, siamo quasi arrivate>> rispose la sorella. Calarono nel silenzio più totale, non un silenzio imbarazzante, erano semplicemente accorto di parole, non riuscivano a trovare un argomento di cui parlare; così regnarono i rumori che erano attorno: il rumore delle macchine che passavano per i dintorni, le tapparelle che si abbassavano, le finestre che si chiudevano, il rumore del vento, del mare e di quella fredda pioggia notturna che le faceva patire il freddo accompagnata dal vento.
L'odore del mare dominava le loro narici, sembrava tutto così bello, se tralasciavano il fatto che stavano morendo di freddo per colpa della pioggia ed il vento.
<<Eccola!Eccola!>> esclamò la rossa contenta, mentre la sorella sorrideva divertita, la bambina si mise a correre, mentre la mora le urlava di rallentare, ma la bimba era troppo contenta per fermarsi, così la ragazza iniziò a correrle dietro.<<Accidenti a te Etsuko! E se ti fossi fatta male?>> chiese la sorella arrabbiata, dopo essere riuscita a catturare il braccio della bimba ,<<Scusa>> disse con tono dolce la sorellina, con un faccino da cane bastonato, così da riuscire nel suo intento di far addolcire lo sguardo della castana, <<Non riesco ad essere arrabbiata con te!>> sospirò la ragazza, per poi prendere la mano di Etsuko ed incamminarsi verso la fine della via, dove si trovava la gelateria nella quale sua sorella voleva tanto entrare.<<Più veloce!>> si lamentò la bimba tirando Samantha verso di sé, fino ad arrivare difronte alla gelateria, era carina: fuori presentava un tavolo di legno con sedie allegate, sulla tavola era presente un vaso pieno di fiori di tutti i tipi, poi c'era una grande porta con sopra presente una grande scritta: "Capo Nord".
Entrarono, la bambina era più emozionata che mai, mentre la ragazza non vedeva l'ora di tornare a casa.
All'interno della gelateria era presente una finestra enorme a sud-est, in modo da mostrarti i clienti che sedevano fuori, dove davanti c'era una panchina di legno tinto di bianco, verso ovest si poteva prendere posto su delle poltroncine rossicce con davanti dei tavoli azzurri, sopra questi invece era presente lo stemma della gelateria, ed infine verso destra era presente un bancone enorme con gusti di gelato dalla A alla Z. Etsuko era incantata da quella vista, ad un certo punto ha creduto fosse in paradiso.
<<Allora, cosa volete?>> chiese un signore sulla cinquantina d'anni dietro il bancone, aveva un tono così svogliato; aveva dei capelli scuri e corti, ne presentava alcuni bianchi, ma senza esagerare, aveva qualche ruga, ma non così tante, aveva un naso grosso e curvo, ricordava Dante Alighieri, aveva degli occhi azzurri ed uno sguardo da "scegli il tuo gusto in fretta o ti caccio fuori", sembrava maleducato; ma appena Samantha guardò il colore dei suoi occhi si irrigidì: gli ricordavano così tanto Diego. <<Vuoi il gelato alla fragola Etsuko?>> chiese la sorella grande, voleva andarsene in fretta, <<Mh, non saprei, meglio qualcos'altro, no?>> chiese la bambina, osservando tutti i gusti, proprio tutti i tipi, <<Posso assaggiare un cucchiaio di questo?>>chiese la rossa, indicando il gusto a melone, <<Senti ragazzina, non ho tempo da perdere>> rispose l'uomo burbero, lo sguardo della bambina si fece triste ed appena la sorella lo notò, assunse subito uno sguardo minaccioso, <<No, ascolta tu, adesso tu le farai assaggiare tutto quello che vuole senza fare lo stronzo, visto che di tempo ne hai da perdere, non mi pare ci sia una fila enorme dietro di noi, quindi adesso farai quello che dice senza tante storie>> disse lei, appena Etsuko udì quelle parole sorrise, non perché avesse ottenuto quello che voleva, non era così viziata, sorrise al gesto della sorella perché le era grata, per lei significava che nessuno l'avrebbe mai trattata male, perché sua sorella sarebbe rimasta al suo fianco, anche se avessero litigato, sempre e nonostante tutto; <<Certo, vuoi anche due palline?>> chiese subito l'uomo, intimorito da una semplice ragazzina di sedici anni, una ragazzina timida ed impacciata, che non avrebbe esitato a difendere la sorellina, <<Sì, sì!>>esclamo la bambina eccitata, <<Allora, vorrei cocco e fragola, anzi no, cocco e nutella!>> continuò la bambina elettrizzata, eppure era un semplice gelato, ma la rendeva così felice, <<Certo, subito!>> rispose l'uomo fingendosi emozionato e beccandosi un'occhiataccia da Samantha, <<Cono o coppetta?>> domandò il signore, <<Cono!>> rispose la bimba, <<Di che tipo?>> domando, ancora, il gelataio, <<Posso prenderlo al cioccolato, Sam?>> chiese la bambina con il suo solito faccino da cane bastonato, faccino che fece subito sciogliere la sorella che senza pensare le do una risposta affermativa; e la rossa tutta contenta rispose gelataio:<<Cioccolato! >>.
L'uomo afferrò il concetto e prese subito un cono croccante al cioccolato, prese un cucchiaio enorme e mise sopra di esso il cocco e la nutella,<<Ecco qui!>> cercò di essere allegro lui per non essere ucciso dalla sguardo di Samantha, perché, se avesse potuto, la mora l'avrebbe ucciso con esso.
<<Grazie, arrivederla!>> ringraziò l'uomo la bambina dopo aver ricevuto il suo gelato e lo salutò, mentre Samantha gli lanciò un ultima occhiata minacciosa, per poi uscire, entrambe soddisfatte, da quella gelateria. <<Che antipatico!>> esclamò la bambina,<<Quell'uomo è un cafone!>> continuò la bimba, mentre la ragazza cercava di non ridere, era troppo buffa quella bambina, perfino da arrabbiata. Stavano per attraversare la strada, ma accadde tutto così in fretta: Etsuko prese un passo veloce, mentre una macchina si stava avvicinando ad una velocità decisamente più assurda della rossa.
<<Etsuko!>> la richiamò la ragazza, ma era troppo tardi: la bambina fu schiacciata dalle ruote della macchina, con sangue freddo.
La sorella percepiva il suo dolore:essere schiacciata lentamente da una macchina, una morte dolorosa, troppo dolorosa.
La macchina andò avanti, senza degnarsi di tornare indietro, senza degnarsi di controllare quel corpicino addolorato; sarà stato un ubriaco, probabilmente, non ricorderà nulla di ciò che era successo, non si accorgerà che con qualche bicchiere ed una macchina aveva investito non solo quella bambina, ma anche il cuore della sorella e di tutti quelli che tenevano alla rossa. Le gambe di Samantha cedettero a quella vista, così come la sua forza emotiva.
Le sue lacrime si confondevano con le gocce di quella maledetta pioggia notturna, il suo dolore si confondeva con quello della bambina, troppo dolore per due persone. Così la mora urlò, un urlo disperato, urlò per tutto quel dolore e per il dolore di Etsuko.
Trascinò il suo corpo verso quello della sorellina, nonostante tutte le forze che aveva in corpo si spensero allo schianto. Prese in braccio il corpo della piccola ed appoggiò la testa sul suo petto, per avere qualche speranza, quando sapeva benissimo che non ce ne sarebbe mai stata.
<<La mia rossa>> sussurrò lei con voce incrinata e tra le lacrime che bruciavano i suoi occhi ed il suo sguardo pieno di dolore. Scontrò il suo naso contro quello della bambina, naso da cui usciva sangue, accarezzò per un'ultima volta la sua guancia, toccò per un'ultima volta le sue labbra scorticate, attorcigliò per un'ultima volta i suoi lucenti capelli, sporchi del suo sangue, tra le sue dita, prese per un'ultima volta quella piccola mano e gliela strinse, guardò per un'ultima volta nei suoi occhi verde smeraldo, quei bellissimi occhi al momento spalancati.
Non le avrebbe mai più accarezzato la guancia e non avrebbe mai più baciato essa o la sua fronte, non avrebbe mai più potuto vedere il suo sorriso dolce, non sarebbe mai più stata contagiata dalla sua risata, non avrebbe mai più visto l'emozione negli occhi della bambina per un misero gelato, non avrebbe mai visto il suo sguardo allegro.
Con quella bambina la tristezza non esisteva, eppure l'aveva portata negli occhi di sua sorella, portandosi via con sé, invece, quell'allegria.
Guardò per l'ultima volta negli occhi della piccina e si sforzò di sorriderle, di lasciarle un po' di felicità nonostante la sorellina non avrebbe mai visto quel sorriso, avvicinò la sua mano tremante alle palpebre della rossa, chiudendole per sempre.
I singhiozzi aumentavano, le lacrime anche.
Sentiva come se qualcuno l'avesse spenta, come se lei se ne fosse andata con la sorella, si sentiva vuota e niente avrebbe mai colmato quel vuoto.
<<La mia Etsuko>>sussurrò prima di abbracciare il suo corpo senza vita, bagnando la sua spalla di lacrime piene di dolore.
Perché era vero, era la sua Etsuko ed era solo sua.
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Pioggia Notturna.
RomanceDue studenti si conoscono da un tempo che per loro è già troppo, visto che non riescono a sopportarsi; vivranno sfide, ostacoli ed impareranno a vedere la vita non come una corsa, ma una maratona. La loro storia è basata sulla finzione, dovuta ad un...