Capitolo 6-Ipocrisia

63 7 53
                                    

Amaya 's Pov

Silenzio.
Solo silenzio.
Dove ho trovato il coraggio di chiamarla?
Insomma, devo ancora parlare con Crys, sperare che Aiden mi parli e io sono qui con lei?
Credo abbia davvero confuso la pozione d' amore con il veleno questa maledetta biondina.
A quest'ora dovrei avere la pausa pranzo, nascondermi in biblioteca per leggere un libro, pregare Aiden e Crystal di perdonarmi, ripassare per il test di biologia di nascosto, scherzare con Ethan o ridere alle cazzate di Zenas, o addirittura litigare con Icaro, ma no, sono qui.
Qui con questa stronza senza cervello, ovvero un po' quello che mi fingo, circa.
Perché non penso prima di agire?
Perché sono così impulsiva?
Mi odio davvero in questi momenti.
<<Quindi? Ti vuoi decidere a parlare? >> fottiti Amanda McCartney, devi ringraziare Dio se sono qui, perché questo è un miracolo, <<Mmh>> annuisco, cerchiamo di mantenere la calma, <<Ecco, cioè, insomma, tu...>> come si chiede scusa a lei?
<<Tu?>> mi sprona a continuare, mentre io continuo a fissare le mie mani gesticolanti, molto interessanti in questo momento, <<Mi hai chiamata per perdere tempo? >> chiede acida, facendomi sbuffare.
Prendo un respiro profondo, tentiamo, <<Senti, io, insomma, mi...mi...>> comincio, <<Ti? >>, <<Mi dispiace! >> esclamo, finalmente.
Spalanca gli occhi sorpresa.
Tranquilla, nemmeno io me lo aspettavo.
<<Mi dispiace per averti trattata di merda, anche se a volte lo meriti.
Mi dispiace per aver detto tutte quelle cose a Icaro, confessando la tua cotta per lui.
Mi dispiace di essere una stronza, acida, bisbetica, viziata e snob.
Mi dispiace per averti trattata male in tutti questi anni>> concludo, sospirando.
Fa un sorriso amaro.
<<Adesso ti dispiace? Dopo che mi hai trattata da cani per anni davanti a tutti? Dopo che hai confessato tutto quello che provo a lui? Dopo avermi dato della cagna perché lo seguo ovunque?
Io per lui ho fatto di tutto!
Di tutto!
Lui mi ha sempre rifiutata!
Cotta? Cotta?!
Non è una semplice cotta White!
Continua da anni questa storia, da quando ci siamo conosciuti a tredici anni!
Lo ho amato dal primo istante, dal primo!
Poi spunti tu, dal nulla, tradendo l'amicizia che avevamo io e te baciandolo!
Tu, tu sapevi che lo amavo!
Sapevi che ho speso ogni mio briciolo di esistenza verso di lui, senza ricevere niente!
Perché questo è amare fino a star male!
Ma tu non lo saprai mai, perché nessuno ti ama e tu non ami nessuno!
Perché non ami nemmeno te stessa, tanto che ti fingi un'oca! >> spalanco gli occhi, subito dopo mordendomi il labbro, ha ragione, cazzo se ha ragione, <<Io lo amo tutt'ora>> sussurra con voce incrinata, sull'orlo del pianto.
<<Hai ragione>>, <<Cosa? >> chiede in un sussurro, <<Hai ragione>> ripeto.
<<Non sono solo una stronza, acida, viziata e snob, sono anche una traditrice.
Sono una che per raggiungere i propri obbiettivi calpesta la gente, facendola affogare in mare.
Sono una traditrice, una serpe, una che farà sempre soffrire gli altri solo perché lei ha sofferto.
Sono una ragazza che non riesce a controllarsi, che sbatte tutto il suo dolore in faccia agli altri solo per non soffrire da sola.
Sono una ragazza che si finge un'oca, che nasconde tutto quello che ha dentro di sé e scoppiando anche solo se qualcuno le parla.
Una ragazza che non ha il coraggio di ammettere al mondo chi è, perché nemmeno lei sa chi sia.
Una ragazza che ha troppa paura di soffrire, quindi attacca prima di essere attaccata.
E non sono nemmeno una ragazza, sono una merda.
Non sono a conoscenza di cosa significhi amare, perché nessuno me l'ha mai insegnato, perché sono troppo egoista per amare.
Perché penso solo a me stessa e al mio dolore.
Perché per non soffrire mi sono creata una corazza piena di spine, che ti punge soltanto se ti avvicini.
Perché sono rinchiusa in una gabbia fatta di egoismo e dolore, di troppa paura di soffrire ancora.
Per questo faccio soffrire gli altri, perché da stupida ho paura che siano loro a farmi soffrire>> mi sfogo per la prima volta.
La prima vera volta in cui mi sfogo con qualcuno.
E l'ho con una delle tante persone che ho fatto soffrire.
<<Ma sopratutto mi dispiace di essermi sfogata, perché adesso ti ho solo scaricato dolore in più, un dolore inutile che non dovresti portarti sulle spalle, perché, per quanto ne so, tu hai sofferto già troppo per avere altro dolore>> concludo, alzandomi da terra e lasciandola confusa e soprattutto sorpresa.
Mi odio.
Mi odio per essermi sfogata.
Per essermi lasciata andare.
Perché so che mi si rivolterà contro.
Perché nella mia vita niente può andar bene.
Sarebbe tropo facile.
Non vincerò mai la gara contro il dolore.
Lui continuerà a spingermi, così da farmi cadere per terra, così da poter tagliare il traguardo giocando sporco.
Potrò prepararmi quanto voglio, correre quanto voglio, ma sarà sempre lui a vincere.
Lui a farmi mancare il respiro.
Lui a farmi venire il fiatone, il sudore.
Quel maledetto magone in petto.
La finzione, così da nasconderlo.
Ma in realtà non l'ho mai nascosto, oh no.
Ho sempre cercato di mostrarlo attraverso la rabbia, senza accorgermene.
Sono sempre l'ultima ad accorgermi di tutto, ovviamente.
Dio mio.
Perché deve essere così complicato?
Perché non posso trovare una fottuta soluzione a tutto?
Non so niente.
Non so perché non riesco a contenermi, perché mia madre ci abbia lasciati soli, perché continui a far soffrire e a soffrire, non so perché mi sono scusata con lei e con gli altri no, perché non abbia mai conosciuto le mie sorelle, perché mi merito tutto questo dolore, perché Ethan, Aiden, Crystal e Zenas mi vogliano bene, perché fingo, perché Icaro mi ha baciata, perché sono così acida, perché non riesca ad aprirmi, perché io non sappia chi sono!
Chi sono?!
Niente.
Probabilmente niente.
O almeno è quello che mi meriterei di essere.
Corro verso la biblioteca e spalanco la porta d'entrata.
In biblioteca non c'è mai nessuno.
Corro infondo e sbatto, volontariamente, la schiena verso uno scaffale, accasciadomi su di esso.
<<Non piangere>> continuo a ripetere in un sussurro, con le lacrime che minacciano di uscire.
Non posso piangere.
Non merito di piangere.
Piangere è una forma fisica di come sfogare il tuo dolore, e io merito tutto questo dolore.
<<Non piangere>> continuo a sussurrare, mettendomi le mani fra i capelli.
Tiro un pugno allo scaffale.
Sangue.
Mi fisso le nocche con le quali ho tirato il pugno.
Una sensazione d'angoscia mi pervade immediatamente in corpo.
Il mio respiro inizia a farsi affannoso, anzi, mi sembra come se non riuscissi a respirare.
Inizio a sudare.
La sensazione di terrore si fa spazio tra di me, assieme al l'angoscia e l'ansia.
Sento un peso al petto e alla testa, quest'ultima mi sta per scoppiare.
Continuano queste sensazioni per interminabili minuti.
Un attacco di panico.

Pioggia Notturna.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora