Capitolo 1-Sono Un'idiota.

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Amaya' s Pov

<<Mio Dio Ethan, tuo fratello mi stalkera!>> esclamo esausta dal comportamento di Aiden, <<Ci manca solo che mi passi la carta igienica in bagno!>> continuo io, <<Assecondalo, no?>> ride il castano, un ragazzo a dir poco bello, con dei lineamenti marcati e decisi, degli occhi scurissimi ed un eccitante sorriso accompagnato da delle tenere fossette, esattamente come il suo gemello, nonché mio stalker.
Davvero, mi accompagna da qualsiasi parte!
Per fortuna che il mio migliore amico non ha detto nulla al fratello, come gli avevo chiesto, e per una volta mi ha ascoltato.

Certo, uguali d'aspetto, ma caratteri completamente diversi!
<<Ma io dico, ci sono così tante ragazze presenti sulla faccia della Terra, perché deve per forza provarci con me?
Ha così tante ragazze nel suo letto ed io di certo non entrerò a far parte di quella cerchia>> borbotto, <<Effettivamente hai ragione. Insomma, ci sono così tante belle ragazze qui intorno.
L'ho sempre detto che io ho dei gusti migliori rispetto a lui>> sorrise divertito, <<Ehi!>> gli tiro un pugno scherzoso sul braccio, mentre lui ride.
Eppure vorrei piacere davvero a qualcuno, non solo per il mio fisico.
<<Senti, io vado a legge...a casa, sai , dobbiamo andare ad una festa stasera, no?>> dico, sperando di non destare sospetti sul fatto di aver cambiato parola all'ultimo.
Ho sempre avuto il terrore di essere giudicata dalla gente, raccontavo loro cose che sembrava non gli importasse davvero, anzi, a volte mi guardavano con disgusto, così ho smesso di raccontarle.
Sembro una tutta bellezza e niente cervello, ma in realtà, credo di avere un po' di cervello, altrimenti sono Gesù e non lo so, visto che non mi capacito di come io riesca a risolvere i problemi di chimica.
Comunque, non mi vanto, ma non credo di essere così brutta, anche se non sono così bella, ma ok.
Non ho nemmeno il coraggio di dire al mio migliore amico come sono davvero, ma ho paura che non gli piacerei nemmeno un po', insomma, io sono tutta libri, scuola, anime, musica e serie tv, per quanto mi piacciano queste mie passioni alla gente non interessano.
Ho sempre vissuto nella paura: del giudizio degli altri, di non essere mai abbastanza.
<<Mmh>> annuisce il ragazzo, con espressione poco convinta, per poi darmi un bacio sulla fronte e lasciarmi andare verso la strada di casa.
Quanto odio le feste, che divertimento c'è?
Preferisco rimanere a casa per completare il libro "Macchine mortali" di "Philip Reeve".
Davvero un libro stupendo, ma purtroppo le persone mi guarderebbero storto, poi Ethan ed Aiden, probabilmente, mi porterebbero con la forza in quella festicciola da quattro soldi tutta sesso ed alcol; feste dove mi dispiace immischiarmi malgrado debba andarci.
Di certo io non sono una ragazza che cerca sesso, questo non lo sarò mai.
Non farò l'amore con un principe azzurro, visto che sono inesistenti, ma non voglio nemmeno farlo con il primo che passa.
Cioè, ho perso la mia verginità, circa.
<<Già, la mia vita fa schifo>> penso ad alta voce, infondo la mia vita è solo una bugia per colpa mia, ma meglio così, preferisco essere un'altra persona rispetto a dover ancora soffrire per dei coglioni, mi sono lasciata andare con una sola persona e questa mi ha buttato merda in faccia.
Immersa tra i miei pensieri, non mi sono resa conto che casa mia era all'inizio della via e di averla superata.
Entro e mi dirigo immediatamente verso il frigo, lo apro e trovo il paradiso, ma purtroppo la mia ora non è ancora arrivata, e non posso ingrassare, quindi lo richiudo.
Insomma, se ingrasso chi mi vorrebbe?
Sbuffo.
Perché devo essere così sensibile e perché mi sono scelta una vita dove non dipendo da me stessa ma dagli altri?
Maledizione a me!
Perché la mia vita è così complicata? Perché non posso lasciarmi andare e godermi la vita, essere me stessa?
Beh, non posso perché non so nemmeno quale sia la mia vera personalità, l'ho usata davvero poche volte, non so quale sia il mio vero "io".
Ormai mi nascondo dietro un sacco di trucco e sarcasmo, ed io detesto truccarmi.
E se fingessi di essere malata?
Non penso che Ethan ed Aiden vengano a controllare, o almeno credo...
Sì, sì, mi fingerò malata!
Così potrò rimanere a casa, sul mio adorato letto di cotone morbido, a leggere "Macchine mortali" e sperare che Hester e Thomas si mettano assieme; oppure potrei finire di leggere "Maze Runner: La Mutazione", oppure finire di guardare "Orange is the new black", o "Teen Wolf", di sicuro attività più divertenti rispetto ad una festa!
Potrò sembrare una ragazza noiosa, ma non gradisco l'odore di alcol e fumo in un enorme stanza di ubriaconi e fattoni che si dimenano in preda ad una crisi epilettica e che per lo più cercano di farti cadere ai loro piedi con delle stupide toccatine e battutine di poco gusto!
Finalmente, la mia testa scende dalle nuvole e mi dirigo verso le scale di camera mia, così da non far udire la chiamata con Ethan a qualcuno di presente in casa, se è presente, visto che non ho controllato.
Salgo lentamente le scale di marmo bianco che mi porteranno al piano superiore.
<<Sì, certamente, ne discuteremo domani mattina nel mio ufficio>> sento la voce di mio padre che è, probabilmente, occupato in una chiamata di lavoro; passa la maggior parte del suo tempo nel suo ufficio, non degnando nemmeno di uno sguardo a me o gli atri soggetti presenti in casa, non dico che è un egoista patentato, anche se in parte lo è, perché non ci ha affatto mancare nulla, a parte l'affetto.
Quello sì che ci manca; non l'ho mai ricevuto in vita mia.
*Ignoro la sua voce profonda e continuo il mio percorso verso la mia camera, raggiungendo il "traguardo", ma ovviamente non prima di inciampare e spiaccicarmi al suolo, usando, poi, parole poco fini; beh, la finezza non fa di certo parte del mio carattere, solo poche cose ho compreso di quello vero: sono un'amante dell'arte, come la letteratura, il disegno, la musica ed il cinema, sono sempre state le mie passioni, poi l'ultima cosa che fa parte di esso è il sarcasmo, lo uso continuamente, soprattutto quando il mio migliore amico mi fa dei complimenti (ovviamente solo con lui mi permetto di dire che non mi piaccio, visto che gli altri mi prenderebbero per il culo se ammettessi quello che penso davvero di me).
Mi butto sul mio letto con la delicatezza di un coniglietto, sì, assatanato ed enorme.
Recupero dalla tasca del mio giubotto, che mi sono scordata di togliere e appenderlo all'attaccapanni, il mio IPhone 7 rosa antico, l'unica tonalità di rosa che non mi fa ribrezzo, digito il numero di Ethan sullo schermo e lo chiamo: <<Ehi Eth!>> fingo una tosse, prego di essere una brava attrice, <<Ehi Amy! Cos'è questa tosse? Prima non ce l'avevi>> afferma il ragazzo, <<Oh, beh sai, credo di aver preso l'influenza>> fingo un tono malaticcio, <<Beh, strano, visto che stavi benissimo prima!>> non mi crede, sono davvero così patetica come attrice? <<Sai, succede>> rispondo, cercando di convincerlo, <<Lo so perché non vuoi venire Amy, ma non puoi continuare ad evitare di uscire solo perché hai paura di incontrarla in giro>> usa un tono dolce, che non si ad dice ad Ethan, su di lui sta meglio il tono divertito e scherzoso.
Spalanco gli occhi e mi mordo il labbro, ha beccato il motivo che non volevo ammettere nemmeno a me stessa, <<N...no...non è vero! Ti sbagli!>> all'inizio balbetto, poi cerco di assumere un tono autoritario e serio, che fa scomparire, senza che io me ne accorga, il mio finto tono malaticcio, merda, <<Piccola bugiarda>> ridacchia lui, per poi prendere un tono completamente serio <<Amy, davvero, non puoi continuare così, va avanti da undici mesi questa storia, devi farti valere>>, facile dirlo, non so nemmeno cosa significhi farsi valere, fingo di essere una ragazza che passa per i corridoi a testa alta quando in realtà mi imbarazzo se qualcuno mi osserva, <<Davvero Eth, non mi sento bene>> cerco di convincerlo, invano, <<Bene, passiamo a trovarti per vedere quanto è grave!>> spunta la voce di Aiden.
Cazzo, come fanno a conoscermi così bene se neanche a loro ho mai mostrato la vera me? O almeno credo, visto che non so quale sia, <<No no! Non ce né bisogno ragazzi, davvero>> mi faccio sopraffare dall'ansia, <<Fidati, ce né eccome>> ridacchiano, per poi concludere la chiamata, senza che io possa ribattere e sbuffo.
Sanno di avermi messa in difficoltà sti stronzi.

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