4. comme une de tes française.

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<<Lì vedo un granello di polvere!>> osserva Dylan, facendomi sbuffare. Come d'accordo, dato che ho perso, devo pulire la sua stanza per una settimana.
<<Sai dove te lo metto quel granello di polvere?>> borbotto.
<<Se non lo aspiri te lo faccio raccogliere con la lingua!>> mi minaccia, nascosto dal monitor del suo pc.

<<Comunque, mi dispiace per... ieri sera. Non volevo, non so cosa mi sia preso, scusami.>> dice, alludendo a ciò che è successo tra di noi in infermeria, al quasi-bacio.
<<Non preoccuparti, nemmeno io. Credo sia stato un... attimo di debolezza.>> rispondo, forse più per convincere me stessa che lui. Sono sicura di non essere stata l'unica ad avere provato qualcosa ieri sera, tra noi. Forse è semplice voglia da quarantena. Nel dubbio forse è meglio non sbilanciarsi troppo.
<<Già.>> sospira, passando una mano tra i capelli bruni.
<<Già.>>

<<Comunque, ieri sera quella che mi ha chiamato ieri sera era mia mamma, e non hai idea di quel che mi ha mandato.>> cerca di cambiare argomento, facendomi spazio accanto a lui sul letto.
Incuriosita, poso l'aspira polvere e lo raggiungo.
Sul suo pc ci sono tantissime foto e video di lui da piccolo.
<<Oh mio Dio! Ma sei tu!>> esclamo, indicando le immagini sul pc.
Lui ride e annuisce.
<<Sempre stato un figo.>> rettifica.
<<Non sei cambiato di una virgola, sei letteralmente uguale.>> osservo.
Guardiamo insieme i reperti di un piccolo Dylan, o forse dovrei dire un piccolo demone.
Un piccolo demone, ma tremendamente adorabile.

Foto di lui che sorreggeva come un trofeo il suo primo dentino da latte caduto, foto di un Dylan ancora sdentato ma sempre sorridente con una medaglia dorata al collo vinta al primo torneo di basket, fino alle stupidissime ma dolcissime foto insieme ai suoi amici del liceo al ballo di fine anno.
<<E lui chi è?>> domando, puntando il dito verso un ragazzino con cui stava facendo la lotta in un video.
Noto il suo viso incupirsi, e mi pento immediatamente di avere posto quella domanda.
<<È mio fratello, Robert.>> risponde, in modo secco, quasi infastidito.
<<Scusa, ho detto qualcosa che non va?>> chiedo, accarezzando il suo braccio che si è irrigidito tutto ad un tratto.
<<No, tutto okay, tranquilla Camille. È solo che... io e Robert non abbiamo più un gran rapporto. Preferisco non pensarci.>> spiega, assottigliando la linea delle labbra. Da questo segnale capisco che è meglio lasciare perdere.
Mentre continuiamo a sfogliare quegli album virtuali, resta un'espressione tesa e preoccupata sul suo volto. Mille domande su questo Robert si affollano nella mia mente, ma preferisco non chiedere nulla. Non credo sia il momento adatto, ma prima o poi vuoterà il sacco.

Per alleggerire la tensione creatasi dopo la comparsa del fratello, estraggo il mio cellulare dalla tasca e gli mostro anche le mie foto da piccola.
<<Questo è stato il mio primo e ultimo saggio di danza, avevo 8 anni. Poi, dopo questo ho capito che non faceva per me.>> spiego, suscitando una risata sincera in Dylan. Osserva divertito il mio visino paffuto annoiato dai passi a ritmo di musica classica.
<<E poi che è successo? Ti sei data all'eroina?>> chiede, dandomi una gomitata scherzosa sul fianco.
<<No, mi sono data alla boxe.>> dico, consapevole che avrei scatenato il suo stupore, indicando un video del mio primo incontro di kick boxing.
<<Tu? Camille Sauvage, boxe?>>
<<Più precisamente kick boxing, non solo pugni quindi, ma anche calci.>> approfondisco, godendomi il suo viso sconvolto.
<<E l'ho fatto per ben 12 anni. Se avessi più tempo, onestamente lo farei ancora, mi piaceva tantissimo.>> aggiungo, nostalgica.
<<Ti prego, insegnami qualche pugno, qualche calcio, qualche mossa, piccola Rocky.>> dice, implorandomi con le mani giunte.

Mi alzo, camminando lentamente per la stanza, esaminandola.
<<Lo farò, ma ad una condizione.>> scandisco, stuzzicandolo.
<<Ovvero?>> si drizza sul letto, piegando la testa verso sinistra, confuso.
<<Lo farò se mi fai un ritratto.>> concludo, indicando quello che sembrava un costoso set di acrilici, pennelli e tele, nascosti dalla scrivania. Li avevo notati prima, mentre pulivo, ed hanno subito catturato la mia attenzione.
Si alza, raggiungendomi con la solita aria di sfida.
<<Bene, dipingerò la mia francese.>> dice con tono solenne, sedendosi e piazzando la tela davanti a sè.
Mi stendo sul letto con fare teatrale.
<<Jack, dessine-moi comme une de tes française.>> sospiro, citando Titanic.
<<Camille, entra in modalità traduzione per cortesia.>> sorride, sistemando i pennelli e le pitture.
<<È la frase famosissima di Titanic, quella dove Jack dipinge Rose e lei dice "Jack, dipingimi come una delle tue donne francesi!">> esclamo.
<<Oh, ma in francese fa decisamente più effetto, grazie Camille.>> scherza, per poi puntare il suo sguardo nocciola su di me.

<<Allora, questo momento è il più importante per un ritratto dal vivo. Devi scegliere la tua posa, e mantenerla per il resto della sessione.>> spiega concentrato.
Seguo le sue indicazioni, cercando una sistemazione che mi piacesse.
<<Ti consiglio di stendere la gamba destra e piegare la sinistra, esatto così. La mano fra i capelli e l'altra sorregge il viso.>> suggerisce, per poi fermarsi a guardarmi.
Passa qualche attimo di silenzio, un attimo di soli sguardi fra me e lui.
<<Che c'è?>> chiedo.
<<Sei bellissima.>> sospira, scuotendo la testa.

🍃🍃🍃

Dopo più di due ore di lavoro, il mio ritratto è finalmente terminato.
<<Et voilà!>> esclama, facendomi sorridere con il suo tremendo francese colpito dal suo forte accento americano.
Mi alzo, indolenzita per avere tenuto quella posa per così tanto tempo, e mi avvicino alla tela per contemplare il dipinto.
Il fiato mi manca per qualche secondo. Dylan ha davvero una dote innata per l'arte. Non sembra nemmeno un disegno, sembra letteralmente una fotografia.
<<Oh mio Dio, Dylan!  C'est parfait! È qualcosa di meraviglioso!>> esclamo estasiata, esaminando ogni centimetro di quella tela ancora umida di colore.
<<Grazie davvero.>> dico, posandogli un bacio sulla guancia.
<<Di niente. Quando il soggetto è già parfait, il resto viene da sè.>> sorride.
Arrossisco all'istante, maledendo mentalmente ancora una volta la mia pelle così chiara.

<<Sai che ancora non riesco a credere che tu, piccola, dolce e indifesa francesina Camille abbia fatto dodici anni di boxe?>> osserva, ripulendo i pennelli.
<<Sai, so essere molto aggressiva quando voglio.>> dico, puntando i pugni sui fianchi.
Lui alza lo sguardo, inarcando un sopracciglio, divertito.
<<Ah sì?>> mi prende in giro. Intingo un pennello sottile nella tempera blu elettrico e lo passo sul suo naso all'insù. Dylan, con un dito veloce dipinge le mie guance di rosso.
<<Sì. Te lo mostro.>>
Prima che Dylan riesca a intendere ciò che sto per fare, con una semplice mossa del piede imparata anni prima lo stendo a tappeto.
<<Ouch!>> ridacchia, accarezzandosi la testa appena sbattuta.
Gli dò il tempo di rialzarsi, per poi colpire il suo bacino con un middle kick, un rapido calcio alto, e lasciarlo cadere sul materasso.
Salgo a cavalcioni sul suo torace, ponendo le mani sul suo petto muscoloso.
<<Sbattuto al tappeto da una piccola, dolce e indifesa francesina.>> sussurro al suo orecchio, ripetendo le parole usate da lui poco prima.
I suoi occhi color mogano sembrano stupiti. Alza appena il viso per raggiungere il mio, e a bassa voce pronuncia un "aspetta e guarda."
Non ho nemmeno il tempo di realizzare la sua frase che le sue mani grandi si posano sulla mia vita, e con un veloce colpo di addome rovescia la situazione, stringendo appena i miei polsi.
Avverto i suoi addominali schiacciati sulla mia pancia, e i suoi muscoli guizzare sopra di me.
<<Non ho fatto kick boxing, ma ho fatto thai boxe, 3 anni al liceo. Sbattuta al tappeto da un americano?>> sorride, rivelando le fossette pronunciate.
<<Dal mio americano preferito.>>

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Ciao ragazze, sono tornata finalmente! Spero tanto che questo capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere che ne pensate. 💛

𝐀𝐩𝗼𝐜𝐚𝐥𝐢𝐬𝐬𝐞.- Dylan O'Brien ffDove le storie prendono vita. Scoprilo ora