<<Wow.>> sentenzia Dylan, portando una mano alla bocca per lo stupore, mentre mi scruta dalla testa ai piedi con sguardo attento.
Sorrido, sistemando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
<<Lo prendo come un complimento.>> ridacchio.
<<Sì, cioè, porca puttana. Wow. Sei bellissima.>> osserva, facendomi arrossire.
<<Grazie, anche tu non sei male.>> rido, e non sto mentendo. Indossa una camicia bianca, arrotolata sui gomiti evidenziando le sue braccia muscolose, dei pantaloni a sigaretta scuri che fasciavano perfettamente le gambe lunghe e toniche e ai piedi delle Hogan dall'aria costosa dello stesso colore.
Scoppia a ridere, mostrando la fossetta che tanto adoro, facendo un giro su se stesso.
Mi porge un braccio, con fare da gentiluomo.
<<Permette?>> chiede. Io fingo un'espressione lusingata e accetto, lasciandomi guidare per le scale.Una volta giunti all'ultimo piano, con sorpresa noto che non c'è nulla di ciò che abbiamo preparato. Non ci sono sangria o bicchieri, non c'è proprio niente. È il solito ultimo piano dello studentato, come l'ho sempre visto, semplicemente più buio, vuoto e polveroso, a causa della mancanza degli studenti.
Lancio un'occhiata confusa a Dylan, che invece sembra perfettamente consapevole.
<<Allora? Che facciamo in questo ultimo piano? Non c'è nulla!>> chiedo, un po' delusa.
Lui inarca un sopracciglio, guardandomi con una punta di sfida.
<<Ho detto ultimo piano. Ma questo non è l'ultimo piano. Questo è quello che tu pensi che sia l'ultimo piano, ma non lo è.>> spiega.
<<Sì certo, e poi ceci n'est pas une pipe. Ma hai già bevuto senza di me?>> domando, più confusa di prima.
Lui alza gli occhi al cielo divertito e mi prende per mano.
<<Seguimi, francesina di poca fede che non sei altro.>>Camminiamo per il lungo corridoio deserto, mentre continuo a fare domande sulla nostra destinazione, senza ricevere risposta. Giunti all'estremità di questo, mi lascia la mano per spostare un armadietto dal muro.
<<Ma che fai?>> chiedo per l'ennesima volta, confusa.
Il mobile nasconde una porta quasi mimetizzata con la parete, con un cartello in tedesco di cui comprendo solo la parola "achtung!", cioè "attenzione!". Non sono a Vienna da molto, solo da un semestre, e frequento un'università internazionale con corsi in inglese, perciò la lingua locale è ancora difficile per me. I suoni duri del tedesco sono quasi irriproducibili dalla mia delicata cadenza francese.
Dylan la apre senza difficoltà e mi fa cenno di seguirlo.
<<Ora chiudi gli occhi. Ti guido io.>> dice, portando un braccio intorno alla mia vita per guidarmi.
Chiudo gli occhi, lasciandomi portare.
Saliamo qualche scalino, in un lasso di tempo che mi pare infinito, forse per la curiosità, fino a quando lo sento spalancare una porta.Il venticello fresco della primavera austriaca accarezza la mia pelle, percepisco che siamo usciti.
<<Ora puoi aprire gli occhi, Camille.>>
<<Dylan ma che diavolo->> bofonchio, per poi zittirmi. A dire il vero, è la vista che mi ritrovo davanti a zittirmi.
Ci troviamo in un luogo che non avevo mai visto prima, sicuramente un posto dello studentato vietato a noi ragazzi.
Siamo sulla cima dell'edificio, in una sorta di terrazzo sul tetto. Mi avvicino alla ringhiera di ferro per osservare meglio e rimango di nuovo senza fiato.
<<Oh mio Dio. È spettacolare.>> commento, continuando a scrutare Vienna dall'alto.
<<Ti assicuro che la vista è ancora meglio con un po' di sangria.>> commenta Dylan, passando una mano fra i capelli castani.
Mi volto e noto un tavolo di metallo sottile apparecchiato per noi due, con già pronti due bicchieri colmi di alcol.
Prendiamo i nostri intrugli e ci riavviciniamo al cornicione.
<<Aspetta! Ho dimenticato una cosa.>> farfuglia, dirigendosi verso un angolo dell'enorme terrazzo. L'aria viene pervasa da una canzone di Sia.<<Ti piace Sia? Non lo avrei mai detto.>> lo canzono, sedendomi sul muretto della ringhiera e lasciando penzolare giù i piedi. Non avevo mai avuto paura dell'altezza, e di certo non mi spaventa starmene qui sopra. Noto con piacere che Dylan è della mia stessa opinione, e si siede accanto a me.
<<Sai, ci sono tante cose che non conosci di me. Sono un uomo dai mille talenti e dai mille segreti.>> sentenzia malizioso, mescolando la frutta nella sangria con la cannuccia scura.
<<Tipo come fai a conoscere questo posto segreto?>> domando.
<<Te lo spiego, ma prima facciamo un brindisi. Ogni grande serata inizia con un brindisi.>> esclama, porgendomi il suo bicchiere e facendolo scontrare contro il mio.<<À nous.>> sentenzio, guardandolo dritto negli occhi, come in ogni brindisi francese che si rispetti.
<<À nous.>> ripete, orgoglioso di conoscerne il significato.Butto giù un grande sorso di sangria, per lasciare all'alcool il compito di sciogliermi un po'.
<<Allora, come conosci questo posto?>> insisto, sistemandomi meglio sul cornicione.
<<Beh, diciamo che quando sono arrivato qui a Vienna ero molto solo. E soffrivo di insonnia, come in realtà ne soffro tuttora, ma ai primi tempi qui non riuscivo proprio a chiudere occhio. Quindi mi alzavo la notte e iniziavo a vagare per tutto lo studentato, cercando di prendere sonno. Conosco ogni angolo e ogni cunicolo di questo edificio ormai.>> ridacchia, con lo sguardo fisso sull'orizzonte sorseggiando il suo drink, le lunghe dita affusolate strette intorno al calice.
<<E così una notte ho scoperto quel passaggio segreto. Vengo quassù spesso, a fumare o semplicemente per svuotare la mente.>> conclude, nostalgico. Pare ci sia un qualcosa che lo tormenti, lo noto da come contrae la mascella.
<<Ti capisco. A volte si ha solo bisogno di stare davvero soli. Lontano da tutto e da tutti. Fuori da tutto.>> sospiro, e lui mi guarda come se avessi letto la sua mente. Lo vedo rilassarsi, e questo mi tranquillizza.
Stiamo in silenzio per qualche minuto, e guardando Vienna dall'alto. Più la osservo da qui e più mi rendo conto di quanto io sia infinitamente piccola.🍃🍃🍃
<<Su le mani Vienna!>> grido, muovendo il bacino a ritmo della canzone raggaeton della playlist di Dylan. Ormai è tardi, ma la notte è giovane. Per fronteggiare il buio, ha acceso delle deliziose lanterne di carta che illuminano fievolmente il terrazzo, e creano un'atmosfera quasi surreale.
Non ricordo quanti bicchieri ho bevuto, ma dall'allegria e dall'adrenalina che sento in corpo devono essere sicuramente molti.
Dylan non è da meno, si avvicina da dietro e mi prende per i fianchi, ballando con me.
<<Stasera la città è nostra.>> sussurra al mio orecchio.
Mi volto istintivamente, posando le mani sul suo petto.<<Ah, putain, j'ai oubliè! Mais non, s'il te plaît!>> esclamo, sbattendo il palmo della mano sulla fronte. Eccoci, siamo arrivati al livello di alcool nel mio sangue dove inizio a non controllare la lingua francese.
Mi guarda confuso, non so se dal repentino cambio di lingua o dalla sangria.
<<Devo assolutamente mettere una canzone! Quella canzone! Devo insegnarti a ballarla!>> farfuglio, dirigendomi verso lo stereo.
Con fatica, digito il nome della canzone, confondendo un paio di lettere.
Finalmente, le note de La vie en rose risuonano nel terrazzo.
Corro di nuovo da Dylan, che mi guarda divertito con le braccia incrociate.
<<Segui me.>> dico solamente, cercando consenso nel suo sguardo.
Congiungo le mani dietro al suo collo e lui automaticamente posa le sue sui miei fianchi, forse un po' troppo giù ma non ci faccio caso. Non che mi dia fastidio.
Avvicino sempre di più i nostri corpi, finché non sono appiccicati, fianco contro fianco.<<Quand il me prend dans ses bras, il me parle tout bas, je vois la vie en rose.>> canticchio, per poi scoppiare a ridere lasciando cadere la testa all'indietro.
Lui scuote la testa divertito.
<<Sei ubriaca fradicia.>> sorride, accarezzando i miei fianchi.
Si tratto divento seria. Lo guardo fisso nelle pupille, sbattendo appena le palpebre. Siamo talmente vicini che riesco a sentire il suo respiro al sapore di alcool.
Appoggio la mia fronte alla sua, facendo sfiorare i nostri nasi.
<<Quanto pensi che sia ubriaca?>> domando, accarezzando la sua guancia.
<<Tanto. Direi tanto.>> replica ridendo, stringendomi a sè.
<<Io direi abbastanza da fare questo.>> sussurro, per poi baciarlo.
Poso delicatamente le mie labbra sulle sue, scompigliando i suoi capelli scuri con una mano. Allontano i nostri visi per qualche secondo, e lo vedo sorridere.Lasciate una stellina e un commento. 💛
Allora, vi è piaciuto questo capitolo? Spero di sì, fatemi sapere!
Comunque, ho in cantiere una storia su Robert Pattinson, ditemi se vi interesserebbe.❤️
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𝐀𝐩𝗼𝐜𝐚𝐥𝐢𝐬𝐬𝐞.- Dylan O'Brien ff
FanficVienna, 2020. Il mondo sotto una pandemia. Scenario apocalittico. Amuchina a prezzo dell'oro, mascherine vendute con il contagocce. Tempi del "ti va di salire da me a lavarti le mani?". Due ragazzi costretti in quarantena insieme nello stesso studen...