5. sangria

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<<Maman!>> esclamo,  balzando in piedi dalla sorpresa.
<<Mon amour! Allora, come stai?>> risponde la mia mamma dall'altra parte della cornetta. Sentendo la sua voce calda, un sorriso sincero si fa spazio sul mio viso. Me la immagino, con il telefono stretto fra la spalla e l'orecchio, perché avrà sicuramente le mani impegnate , che sia preparare qualcosa di delizioso in cucina o dipingere.
È una di quelle persone iperattive che non possono stare ferme più di un minuto, ma che poi la sera crollano senza ritegno, avvolte nella copertina di pile.
<<Dai, cerchiamo di andare avanti. Cioè, stiamo bene qui, ma mi mancate tanto tanto, tanto così.>> dico, allargando le braccia imitando il "tanto così", per poi realizzare che non può vedermi in questo momento.
<<Tesoro, ci mancate tanto tu e le tue foto in giro per casa.>> ride, facendo riferimento alla mia smisurata passione per la fotografia.

<<Aspetta, hai detto "stiamo bene"? Non sei sola?>> chiede mia madre.
<<Oh, mi sono scordata di dirtelo. Non sono l'unica disgraziata a non poter tornare a casa, è rimasto qui in studentato anche un ragazzo americano, Dylan.>> spiego, stendendomi a pancia in giù sul letto.
<<Dylan? Che bel nome, mi piace. È un bel ragazzo almeno? Così potreste anche divertirvi...>> osserva, facendo arrossire all'istante le mie guance chiare.
<<Mamma!>> la rimprovero, ridacchiando.
<<Clarette! C'è un uomo con la nostra bambina?>> sento la voce di mio padre risuonare in lontananza, che come suo solito sta origliando la nostra telefonata.
Scoppio a ridere, divertita dalla gelosia tipica dei papà.

<<Ragazzi, state tranquilli. Lui è un tipo tranquillo, è un bravo ragazzo...>> spiego, quando vengo interrotta dal rumore poco delicato dello spalancare della mia porta.
<<Camille, stasera ci ubriachiamo!>> grida Dylan, entrando nella stanza mostrandomi delle borse della spesa dal contenuto sconosciuto.
Io colpisco violentemente la mia fronte con la mano, disperata.
<<Cosa? Vuole farla ubriacare, Clarette!>> esclama di nuovo mio padre, facendomi alzare gli occhi al cielo.
<<Oh, ma sì, sono ragazzi! Divertitevi!>> suggerisce invece entusiasta mia madre, e potrei giurare di averla sentita fare l'occhiolino.
<<Bisous, maman.>> chiudo la telefonata, mandandole dei baci tramite il cellulare. Possiamo solo fare questo, per ora.
<<Bonne soirèe, bebè.>>

<<Non ho capito una parola.>> osserva Dylan, accomodandosi sul mio letto.
<<Peccato che i miei sappiano l'inglese e ti abbiano sentito urlare "stasera ci ubriachiamo!">> rido, dandogli uno schiaffo scherzoso sul braccio.
<<Oh. Beh dai, poteva andare peggio. Pensa se fossi entrato urlando "Camille stasera scopiamo!">> scherza, arruffando con una mano i miei capelli biondi.
<<Che stupido che sei.>>

<<Comunque, stasera facciamo la sangria! Sono andato a prendere tutto l'occorrente. Ho rischiato la vita per andare a fare la spesa, quindi ubriacarci è il minimo.>> dice serio, per poi alzarsi, afferrare le buste e uscire.
<<Ti aspetto in cucina!>> grida, ormai dalle scale.
Scuoto la testa, senza riuscire a trattenere una risata, e lo raggiungo.
È una di quelle persone che fanno proprio bene al cuore.

🍃🍃🍃

<<Tagliale più fini quelle mele! Devono essere molto sottili.>> ordina, mentre con una maestria innata sminuzza delle arance.
<<Sì, chef!>> esclamo, portando una mano alla fronte.
Dopo pranzo ci siamo subito messi all'opera, e abbiamo iniziato a preparare la nostra dose di sana sangria per questa sera.
<<Allora, come hai imparato a fare la sangria? Pensavo fosse una tradizione molto europea e non andasse molto da voi negli Stati Uniti.>> chiedo, affettando le pesche.
<<Beh, un anno nel nostro liceo era arrivato un ragazzo di Barcellona, in scambio culturale. E ovviamente ci ha insegnato un sacco di cose della sua terra. Tra cui, la migliore, la sangria.>> sorride, versando mele, arance e limone tagliati in una ciotola.
Mi guarda con disappunto e scuote la testa, per poi avvicinarsi. Si pone dietro di me, appoggia le sue mani grandi sulle mie e guida il mio lavoro.
<<Vedi, dovresti prendere il corpo della pesca con la mano lateralmente, e poi velocemente farne quadratini sottili, così.>> spiega a bassa voce, facendo accapponire la mia pelle per la sua vicinanza. Non riesco a seguire molto bene quello che dice, sono distratta dal suo profumo, ma cerco di imitare alla meno peggio il suo esempio.
Si allontana e prosegue il suo lavoro attento, così torno finalmente a respirare.

<<È il momento di mettere il cognac e il vino rosso!>> esclama, stappando una bottiglia scura. Mi ordina di versare tutto il vino nella ciotola della frutta, mentre lui aggiungeva l'altro liquore.
<<Ne dovresti mettere meno, credo.>> suggerisco ridacchiando, mentre lo osservo quasi svuotare la bottiglia.
<<Siamo in quarantena e non ho intenzione di passarla da sobrio.>> ride, passando una mano fra i capelli scuri.

<<Vai Camille, è arrivato il tuo momento. Versare lo zucchero.>> dice, appoggiandosi al tavolo con aria canzonatoria.
<<Perché il mio momento?>>
<<Perchè è quello dove puoi fare meno danni.>> risponde, squadrandomi dall'alto al basso scherzoso.
Mi fingo offesa e seguo le sue indicazioni. Aggiungiamo le varie spezie, vaniglia e i chiodi di garofano.
Amo cucinare con Dylan, perchè scopro sempre qualche lato sconosciuto di lui. Amo quando mi aiuta, quando avviene del contatto fra le nostre mani per sbaglio. Ogni volta che ci tocchiamo, il mio corpo viene attraversato da una scossa elettrica. Per me lui è come adrenalina allo stato puro.

<<Okay, direi che abbiamo finito. Stasera drink rave party all'ultimo piano, poi ti spiegherò perché. Ti passo a prendere io?>> mi chiede, pulendo il tavolo da lavoro.
<<D'accordo, passami a prendere dalla mia stanza alle otto. C'è qualche dress code particolare per la serata?>> scherzo, appoggiandomi allo stipite chiaro della porta.
Lui viene attraversato da un bagliore negli occhi e porta una mano sulla fronte.
<<Merda non ci avevo pensato! Giusto, la mia francesina vuole un dress code? Allora le daremo un dress code. Ti lascio più scelta quindi dico solo elegante.>> afferma.
Mi fa sempre sorridere quando mi chiama "la mia francesina", lo trovo davvero dolce.
<<Elegante, va bene. Ti stupirò con effetti speciali.>> sussurro al suo orecchio.
<<Ti passo a prendere alle otto.>> ricambia, mentre mi allontano.

Salgo correndo le scale per raggiungere la mia stanza, chiudo la porta alle mie spalle e mi ci appoggio per qualche secondo.
Lancio un'occhiata all'orologio, che segna le diciassette. Tre ore per prepararmi, posso farcela. Tre ore per brillare, come diciamo sempre io e la mia migliore amica prima di prepararci per le feste. Faccio partire la mia playlist Spotify preferita, e dò il via.
Intanto che scaldo la cera, mi butto sotto la doccia per scrollare di dosso lo stress dello studio della giornata. Dopo aver indossato una maschera viso, faccio una ceretta a gambe e braccia, che da troppo tempo di quarantena vedevano solo rasoio.
Con ancora l'asciugamano stretto intorno al corpo ed un altro sui capelli a mo' di turbante, mi dirigo verso l'armadio.
Questo è sempre il momento più duro, scegliere cosa indossare. Passo in rassegna tutti i vestiti eleganti che ho portato dalla Francia qui a Vienna, senza però essere attratta da nessuno di loro.
Troppo lungo, questo troppo scuro, l'altro troppo luccicante. Fino a quando mi imbatto nel mio preferito. Un delizioso abitino da cocktail che avevo acquistato a Parigi in una boutique vicino alle Tuileries. "Perfetto per le bionde dagli occhi scuri come te." aveva commentato una ragazza nel negozio, e non potrei essere più d'accordo. Si tratta di un tubino fino a metà coscia di satin rosso, con le bretelline sottili, uno scollo profondo ma non da risultare volgare, e scoperto nella schiena.
Lo indosso senza esitare, abbinandolo a delle Louboutin.
Passo alla fase trucco, sedendomi alla mia postazione davanti al grande specchio del bagno. Dopo aver terminato, aggiungo semplicemente il tocco di rossetto rosso, in tinta con il vestito, e arriccio i miei capelli in dei morbidi boccoli sulle note di "Last Night" di Lucy Spraggan.
Mi sorrido allo specchio, e mi scatto delle foto con la mia Nikon, la mia amica del cuore. Fiera del mio lavoro, mi siedo sul letto, aspettando Dylan.

Allo scoccare delle otto, puntuale come un orologio svizzero, lo sento bussare alla mia porta.
<<Dove la porto, signorina?>>

Lasciate una stellina e un commento. ☀️
Allora, cosa accadrà in questo famoso ultimo piano?
Spero che la storia vi stia piacendo.
Comunque, oltre a questa storia ho anche una bozza di una storia su Robert Pattinson, fatemi sapere se la leggereste o no!💛

𝐀𝐩𝗼𝐜𝐚𝐥𝐢𝐬𝐬𝐞.- Dylan O'Brien ffDove le storie prendono vita. Scoprilo ora