<<Abbastanza.>> sussurra, allontanandosi appena dal mio viso. Accarezza la mia guancia con una mano, per poi tornare a baciarmi.
Forse ho troppo alcool in corpo per rendermi conto davvero di quanto tempo stiamo passando qui, sotto il cielo limpido di questa notte primaverile viennese, a baciarci come due ragazzini. Non so cosa io stia facendo, non so cosa mi sia preso. So che mi piace.Lascio scorrere le mie mani sul suo petto, fino ai bottoncini chiari della sua camicia, mentre in sottofondo Edith Piaf continua a cantare.
Sposto lo sguardo dai bottoni ai suoi occhi, con una punta di malizia.
<<Camille...>> ridacchia, intuendo le mie intenzioni. Smetto di sbottonare la sua camicia, mi fermo.
Passiamo qualche secondo in silenzio a guardarci negli occhi, come a cercare un velato consenso.
<<Oh, al diavolo.>> esclama, per poi posare le sue labbra sulle mie con foga. Mi prende in braccio e io cingo le mie gambe intorno alla sua vita. Avverto una scossa elettrica lungo tutta la schiena, non appena mi tocca. Tremo per qualche secondo, ma non è un brivido di dolore o di freddo. È pura adrenalina.
<<Lo vedi cosa mi fai, Dylan?>> sussurro al suo orecchio, mordicchiando appena il suo lobo.
Sorride, mostrando quella fottuta fossetta sinistra. E da qui, non capisco più niente.
Con ancora il mio corpo avvinghiato al suo, si dirige verso le scale interne dello studentato. Entrambi brilli, barcolliamo insieme verso quella che immagino sia la sua stanza, io a mo' di koala su di lui, le sue mani grandi strette sotto le mie cosce.Spalanca la porta con la schiena, e mi adagia con delicatezza inaspettata sul letto. Lascia dei baci umidi sul mio collo slacciando la zip del mio vestito.
<<Sei bellissima, cazzo. Appena ti ho vista con questo vestito, non aspettavo altro che togliertelo.>> dice piano, lasciando cadere a terra il mio tubino rosso.
Sorrido, e ribalto la situazione. Salgo a cavalcioni su di lui, e gli sfilo la camicia ormai completamente sbottonata, rivelando il suo torace scolpito. Questo ragazzo mi manda fuori di testa, completamente.DYLAN'S POV
Scorre le sue dita sottili sul mio petto, per poi lasciare una scia di baci sul mio collo e dietro l'orecchio. Mi manda in tilt, totalmente.
<<Dio, Camille. Mi fai impazzire.>> rivelo, seguendo la linea dei suoi fianchi con le mani.
La sento gemere appena, sotto il mio tocco delicato. La sfioro con attenzione, quasi come se avessi paura di farle del male. Fra le mie mani sembra così piccola e fragile, ma allo stesso tempo così sensuale. La voglio, ora. Non ho mai desiderato nessuno così tanto, e sono quasi certo che non sia colpa dell'alcool.
Sgancio con facilità la chiusura del suo reggiseno, mentre lei mi scompiglia i capelli. Glielo lascerei fare per ore.Cerco il suo sguardo, guardandola nei suoi occhi scuri, e qualcosa non va. Sento il suo corpo cedere sopra di me, e cadere sul mio, probabilmente distrutta dall'alcool.
La sorreggo con le mie braccia, per non farla sbattere.
Ma cosa sto facendo? Cosa mi è preso? Camille è totalmente ubriaca, cosa pensavo di fare? Non è da me approfittare di una ragazza ubriaca, non posso scoparmela, non così. E poi Camille non è una delle tante. Non posso permettermi di mandare tutto a puttane questa volta.
<<Dylan, che stai facendo? Ti voglio...>> bofonchia contrariata, mentre la sollevo e la adagio sul letto.
<<No, Camille. Sei ubriaca marcia.>> spiego, sistemandomi accanto a lei.
<<No, ma che dici. In Francia si dice "boire comme un poisson", cioè "bere come un pesce". Non sono ubriaca, sono un pesce. Un pesciolino.>> dice seria, per poi scoppiare a ridere come una matta.
Quella visione di lei così apparentemente tranquilla e rilassata mi fa sorridere, se penso alla Camille determinata e frenetica che conosco tutti i giorni.<<Senti, pesciolino>> dico, sorridendo. <<ora ti vesti e andiamo a nanna.>>
Lei si mette a sedere sul letto, con ancora addosso solo le mutandine. Mi costringo a non guardarla.
<<Dylan non posso! Non posso nuotare qui! Non posso muovermi se non c'è l'acqua, capisci?>> esclama, afferrando il mio viso tra le sue mani piccole. È completamente andata.
<<Dai Camille, ti aiuto io, però vestiti.>>
In risposta, lei si butta di nuovo sul letto, facendo finta di boccheggiare. Qui la situazione sta diventando critica.
<<Va bene, lo hai voluto tu.>> sentenzio, per poi prenderla in braccio di forza come un sacco di patate.
<<Dylan! Sono un pesciolino! Ti denuncio per... per... violenza contro gli animali!>> grida, dando dei pugni sulla mia schiena.<<Allora chiameremo il wwf.>> le rispondo, mettendola giù appena arrivati in bagno.
Lei ride, e poi mi guarda in silenzio per qualche secondo.
<<Ma mi stai guardando le tette?>> chiede inarcando un sopracciglio.
<<No, Camille.>>
<<Sì, lo so. Ami le mie tettine.>>
<<Camille, mettiti questa e zitta.>> ridacchio, porgendole una mia maglia che ho preso prima in camera e inizio a cercare il suo struccante in bagno. Prendo la boccetta azzurra e un dischetto di cotone, poi mi avvicino a lei.
Lo avevo già fatto diverse volte con la mia migliore amica, Sierra, quando tornavamo a casa ubriachissimi dalle feste del liceo e mi chiedeva di struccarla perchè non ne aveva le forze.
<<Ami le mie tettine.>> ripete, imbronciandosi e iniziando a saltellare.
Mi abbasso e la tengo ferma per i fianchi, passando il cotone sul suo viso.
<<Dillo.>> continua, afferrando la mia mano e allontanandola dalla sua faccia.
<<Sì Camille, amo le tue tettine. Ti amo tutta in realtà.>> sussurro, continuando a rimuovere il trucco dai suoi occhi.
La vedo spalancare la bocca rosea e sgranare gli occhi.
<<No, vabbè! Anche io!>> ridacchia, lasciandomi un bacio sulle labbra che sa di tequila.
<<Sì. Vediamo se sarai d'accordo con quello che dici domani mattina.>> dico.
Lei resta in silenzio sorridendo, osservando ogni mio movimento. Sembra una bambina.
Struccandola noto tutti i suoi particolari che mi fanno impazzire, e mi fermo a guardarla. I suoi occhi grandi e scuri, le labbra sottili, il nasino alla francese all'insù, le lentiggini che ricoprono le sue guance e i suoi zigomi, la piccola cicatrice sul mento, i capelli biondi che le ricadono ribelli sul viso. È così bella, cazzo. È così bella.<<Dai, andiamo a nanna.>> la riprendo in braccio e a passo svelto salgo le scale, diretto in camera sua.
La sistemo sotto le lenzuola, mentre ormai lei è già caduta fra le braccia di Morfeo. Si è addormentata mentre la portavo qui, come una bimba. È così bella, stretta nella mia maglia dei Radiohead.
Torno nella mia stanza, distrutto, e lancio un'occhiata all'orologio, che segna le tre e venti di mattina. Metto una maglietta, dei boxer e velocemente mi infilo sotto le coperte.
Mi ritrovo a fissare il soffitto, rimuginando su ciò che è successo questa sera. Ho baciato Camille. Ho quasi scopato Camille. E poi alla fine ho messo a letto Camille ubriaca. Ben fatto Dylan, ben fatto.
Cerco di non abbattermi, ci saranno altre occasioni, penso. Sono così dannatamente preso da lei.Sto per chiudere gli occhi, per colpa delle mie palpebre appesantite dalla stanchezza, quando sento qualcosa insinuarsi nel mio letto. Qualcosa, o meglio, qualcuno.
Mi volto di scatto, e la vedo sdraiarsi tranquillamente accanto a me, dandomi le spalle.
<<Fai pure con comodo.>> rido.
<<Sì. I pesciolini dormono dove vogliono.>> risponde, con la voce impastata dal sonno. La sbronza le conferisce un accento francese ancora più marcato, che mi manda fuori di testa.
<<D'accordo. Buonanotte Camille.>> sussurro, mettendomi sul fianco.
<<Bonne nuit, Dylan.>> replica.Cerco di riaddormentarmi, godendomi il silenzio della tarda notte viennese, fino a quando viene interrotto di nuovo.
<<Dylan?>> mi chiama, facendomi sussultare.
<<Mhh?>> mugugno.
<<Mi abbracci, perfavore?>>
Non può vedermi in questo momento, ma sto sorridendo.
Mi avvicino a lei e cingo la sua vita con le mie braccia, per poi fare aderire il mio petto alla sua schiena.
<<Va meglio ora?>> domando.
<<Molto meglio.>>Lasciate una stellina e un commento. 🧡
Allora, che ne pensate del pov di Dylan?
Fatemi sapere!
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𝐀𝐩𝗼𝐜𝐚𝐥𝐢𝐬𝐬𝐞.- Dylan O'Brien ff
FanficVienna, 2020. Il mondo sotto una pandemia. Scenario apocalittico. Amuchina a prezzo dell'oro, mascherine vendute con il contagocce. Tempi del "ti va di salire da me a lavarti le mani?". Due ragazzi costretti in quarantena insieme nello stesso studen...