Rigiro il bicchierino nella mano, lo porto alla bocca e mando giù il mio primo shot. Brucia. Cavolo, non credevo fosse così, non l'avevo mai provato prima d'ora. Brucia veramente. Passa un'altra ora ed io continuo a ballare: sono ad una festa tra persone sudate e ubriache che mi spintonano ovunque. Basta, che palle. Esco dalla folla e mi rifugio nella cucina della casa in cui mi trovo. Chiamo i miei genitori per farmi venire a prendere. Torno nel salotto, dove mi aspettano i miei amici sul divano. Sono sbronzi, e tanto. Ed io ho bevuto solo uno shottino di vodka. Mi siedo con loro, parlano di cose senza senso.
Ma quando arrivano i miei? Guardo l'orologio: 1:05 AM. Sarebbero dovuti arrivare mezz'ora fa. La festa continua, ma la mia testa non la segue. È la prima volta che vengo ad un party del genere e fino ad ora fa schifo. Non voglio ubriacarmi, ma mi sto annoiando. –– Se non bevi non ti diverti –– dice Paul strappandomi via dal mio mondo, e mi porge il bicchiere. Resisto alla tentazione e rifiuto. –– Ma dai, Laura! Fattene un altro! Solo uno. –– mi grida Kayla sotto il frastuono della musica. Sto per accettare, quando per fortuna lo squillo del mio telefono mi interrompe. Mi allontano da quella massa di idioti e rispondo. –– Ehi, mamma. Dove siete? –– chiedo. Una voce estranea e del tutto inaspettata mi arriva all'orecchio. –– Sei Laura, giusto? La figlia di Damiano ed Ellen Marano? –– mi chiede incerta e tentennante. Ma cosa? –– Sì, ma chi parla? –– chiedo preoccupata. –– Sono l'infermiera Fell, dell'Hollywood Medical Center...
–– Cos'è successo? –– la interrompo prima che possa continuare. –– I suoi genitori... hanno avuto un grave incidente stradale.
Mi gira la testa. Mi sento mancare il fiato e le forze quasi mi abbandonano. –– Signorina? Ha capito? Le mando un taxi a prenderla. Dove si trova? –– mi ricordo che sono al telefono e che tutto questo non è un incubo. Riferisco la via e riaggancio. Oddio. Non è successo veramente. Non è niente di grave. Ma non è quello che ha detto l'infermiera. Andrà tutto bene. Continuo a ripetermi questa frase durante tutto il viaggio in macchina. Il mio cuore batte velocemente, cerco di respirare e calmarmi ma non ci riesco: mi manca l'aria, sono tutta sudata e accaldata e sto avvampando. Appena arrivo all'ospedale comincio a correre verso l'entrata, spalanco le porte d'ingresso e mi precipito alla reception. Mentre chiedo il numero della stanza ansimo, ma non per la corsa. L'ansia è diventata parte di me, insieme alla preoccupazione, ed al dolore. È troppo. Corro in cerca della stanza e quando arrivo la porta è chiusa, dal vetro vedo mia madre stesa sul letto, immobile e attaccata ai macchinari. Una pugnalata al cuore. O mio Dio. Dov'è mio padre? –– Cos'è successo? Cos'è successo ai miei genitori? –– grido agli infermieri che passano e che mi guardano come se fossi pazza ed ignorandomi. Un dottore mi si avvicina.
–– Laura. Giusto? –– mi chiede. Ma perché sono tutti così tranquilli? –– Per favore, mi dica cosa è successo –– supplico. Ormai sono tra le lacrime e i singhiozzi. Lui sospira. –– Hanno avuto un grave incidente stradale, la macchina si è cappottata dopo aver preso di striscio un camion. Ancora non sappiamo bene la dinamica dell'accaduto ma non appena avremo maggiori dettagli la informeremo –– si ferma e sospira. Non so se sarò in grado di sopportare le parole che verranno dopo.
–– Hanno riportato gravi traumi cranici e cerebrali, contusioni su tutto il corpo, ossa rotte, e... –– Sto per crollare. –– Suo padre... le vertebre del collo... mi dispiace, non ce l'ha fatta –– conclude.No. No. No. Non è vero. Questo è solo uno scherzo, uno scherzo orribile, e se non lo è, sarà un incubo. Non posso sopportarlo. Mi metto le mani fra i capelli. Mi brucia la gola per quanto sto piangendo, e faccio difficoltà a deglutire e respirare. Tutto quello che sta accadendo fuori dalla mia testa e dal mio spazio non conta. Il tempo si distorce, non capisco più niente. La mano del medico si posa sulla mia spalla ma è come se non percepissi il suo tocco. –– Sua madre è in gravi condizioni, stiamo facendo il possibile, ma potrebbe anche non riprendersi. Mi... mi dispiace –– dice con tono impassibile. Non è vero, stronzo. A te non frega niente. Mi appoggio al muro per evitare di cadere. Sento che sto per svenire. Non ce la faccio.
–– Abbiamo avvisato anche suo fratello. Faremo il possibile –– detto questo se ne va.
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Fiksi PenggemarCome può un solo attimo essere sufficiente a cambiare una vita intera? Laura e Ross si odiano da sempre, ma tutto cambia quando scorgono qualcosa l'uno negli occhi dell'altra. Niente sarà più come prima.