Marzo 2019
le mie giornate nell'inizio recovery.
Spero non siano oggetto di confronto.
Se non vi sentite di leggere saltate e scorrete, iniziate la lettura dopo i 🟩🟩🟩🟩sono le 5:30 ho 15 minuti per iniziare la colazione.
Ho finito di mangiare e sono le 6:15, ci ho messo abbastanza.
Ora in velocità mi sistemo e scappo a scuola.
Ho tre ore poi devo mangiare.
9:20 ora devo prendere un cappuccino senza zucchero... non deve bloccarsi il metabolismo e non deve scendermi la glicemia.
L'intervallo è alle 11:05 tutta la scuola mangia... io non posso, non è ora.
Il mio corpo non deve ingerire calorie.
Magari bevo dell'acqua.
Non voglio sentire fame, ma non voglio nemmeno sentirmi appagata.
Non voglio rischiare un abbuffata.
12:10 ora mangio un mandarino e torno in classe.
14:20 finalmente uscita e vado a pranzo.
Finisco verso le 15:10 e poi torno a studiare.
16:15 ho i crampi, sento il mio corpo restringersi su se stesso, ma non è ora.
Aspetto, cammino, dipingo, conto le mattonelle...
Sono le 16:45 devo resistere.
Vado a disturbare i miei genitori, magari mi metto a fare un gioco impegnativo.
Sono così tanto stanca che non riesco a pensare...
17:00 ora posso... 15 minuti per decidere e poi torno in camera a cercare un altro impegno.
Devo resistere fino a cena.
19:30 ok ora posso cenare, devo mangiare con calma almeno due ore.
Taglio tutto perdo tempo, ma la tecnica ormai l'ho già acquisita.
Finisco di cenare e mi tengo occupata.
È raro che io mi sieda Dopo aver mangiato.
Ma oggi ci provo, ora dormo.
È presto ma vado a "dormire" devo allontanarmi dalla cucina.
Devo resistere alla fame, e le tecniche le conosco bene.
Ora dormo, ho i crampi, spero passi in fretta la notte.
02:00 ho il vomito, devo dormire.
Presto arriverà la mattina e potrò mangiare.
Ho il permesso di mangiare e sentirmi meno in colpa.
Non vorrei mangiare, ma ormai ho iniziato.
Perciò ora ci voglio provare.
Dicono che il recovery vale la pena.
Perciò ci provo... ma ho paura di mangiare troppo.Tutto questo vi sembra vita...?
No, è una tortura e non vale la pena perseguire questa ossessione.
Io avevo 3 ore, mangiavo poco e mi ripetevo che poco e spesso era meglio.
Ed obbiettiva mente lo era... ma era distruttivo.
Le mie giornate era un continuo contare.
il tempo aveva così poco senso.
Cerano momenti a tavola in cui sembrava fermarsi solo per aver trovato un grammo in più di pane... ed altri in cui avevo appena finito di mangiare e iniziavo a logorarmi pensando a quanto tempo ancora dovevo aspettare e a come il tempo in cui avevo mangiato ora lo sentissi come qualcosa di lontano passato troppo in fretta.
Questa vita non faceva per me.
Volevo restarci legata.
Ma non c'è la facevo più.
Ero disperata non potevo fare nulla, mi ripetevo di odiare il cibo è contavo quanto tempo avevo a disposizione per mangiare e quanto ancora dovessi aspettare per poterlo fare.
Ero in crisi e decisi che volevo staccarmi dagli orari.
E così iniziai a tentativi.
🟩🟩🟩🟩
Ho iniziato a tentativi, mi sono posta minuscoli obbiettivi.
Mi sono detta che non c'era nulla di male a stare dentro a degli orari, ma non potevano più essere delle rigide regole che non mi permettevano di fare una vita.
Il primo obbiettivo fu fare merenda come tutti perciò accettai di fare una merenda in orario di merenda e di non dover scappare in bagno per mangiare poco e non sentirmi male.
Accettai però di prendermi un cappuccino al cambio dell'ora come facevano molte mie compagne, avendo la classe con l'ingresso davanti alle macchinette.
Costruii una nuova routine che mi permettesse di nutrirmi e di passare il tempo con qualcuno.
Ci misi tre mesi ad abituarmi e nei weekend ancora cercavo i miei "orari sicuri".
Poi provai ad allargare l'orario della cena.
E fu complesso.
Mi posi come obbiettivo accettare di cenare dopo 40 minuti dal mio orario sicuro.
Mi ripetevo che mangiare più tardi non avrebbe cambiato il mio metabolismo.
Iniziai a studiare e a fare mille domande al mio nutrizionista, da ignorante gli feci tantissime domande e ne uscii molto più rassicurata ed anzi mi aiuto anche a trovare un alimentazione che mi aiutasse ad addormentarmi e che non fosse pesante da digerire, considerando che era da poco che mangiavo così "ricco" e "abbondante".
Iniziai così aumentando i tempi che avevo a disposizione per iniziare un pasto.
e dopo quasi un anno riuscivo a Mangiare quasi in qualsiasi orario, ricordandomi sempre che comunque avere degli orari indicativi era corretto.
Poi verso settembre iniziai a togliere gli integratori e a provare ad aumentare le quantità da sola e ad aggiungere dei piccoli fuori pasto su consiglio del dietista.
Così da poter assaggiare in qualsiasi momento qualcosa ed io che amavo ed amo cucinare finalmente potevo mettere il dito nella pentola ed assaggiare ciò che facevo.
Potevo buttarmi sul divano e concedermi di mangiare un pezzo di pane prima di cena.
Cercai di stare lontana dagli orologi ed ascoltare il mio corpo.
Seguivo gli orari che si scandivano da soli con le mie attività.
Finalmente avevo il permesso per fare cose nuove e non dovevo più interromperle o farle male per rispettare gli orari.
Ora avevo di uovo una vita.
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Mamma ho paura
Short StoryTante paure ingabbiano chi soffre di DCA. e dopo aver ricevuto mille domande su come abbia iniziato questo percorso di rinascita di cui sono molto orgogliosa vi raccolgo qui ciò di cui mi sono servita per riprendermi la mia vita.