Perché a me ?!

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GLI STEREOTIPI e l'idea di appartenere a qualcosa anche ed anzi soprattutto di malato, prima di iniziare il recovery mi attirava tanto.
Mi vergognavo a morte delle abbuffate ed ero stanca di sentirmi sporca e colpevole di ogni mia azione.
Ero consapevole del problema e nella mia testa perseguitavo uno stereotipo che crescendo si è modificato.
Volevo che i miei genitori e non solo loro vedessero realmente il mio dolore.
Volevo trasmettere attraverso il mio corpo, come d'altra parte avevo già fatto milioni di volte a teatro davanti a centinaia di sconosciuti.
Iniziai a perseguitare uno stereotipo e in meno di due settimane il mio pensiero muto ed ogni giorno diventava più invasivo.
Ero normo peso, il peso oscillava di qualche chilo su e giù ma non perdevo.
I miei iniziavano a preoccuparsi, ma i medici no.
Io mangiavo sempre meno, le analisi del sangue erano pessime e avevo continui mal di testa e svenimenti.
Non volevo più andare da nessuna parte.
La mia vita girava intorno al peso, al mio riflesso, alle calorie ed avevo tantissime paure ed ansie ed ossessioni e nessuno le notava ed io continuavo crollare dentro.
I miei genitori erano gli unici a notare qualcosa, mi sentivano distante e avevo una grave depressione e una enorme disregolazione emozionale.
Avevo il caos ed odiavo tutte quelle "anoressiche" il cui disagio si poteva vedere su ogni spigolo del loro corpo.
Le detestavo e le invidiavo e mi ripetevo perché a me.
Perché io ero come loro ma fuori apparivo diversa.
Fuori il mio corpo sembrava reggere bene la carenza e non capivo.
Dopo cinque mesi nel giro di un mese il mio peso inizio a calare tutto d'un colpo i miei già in allerta mi fermarono il velocissimo calo e andando a pagamento e facendo milioni di telefonate riuscirono ad aiutarmi.

E da lì scoprii parlando con la neuropsichiatra un intero mondo sui disturbi alimentari.
Ed iniziai ad interessarmi ad ogni sfaccettatura e feci ricerche su ricerche e mi aiutarono ad affrontare tanti momenti del mio percorso.
A rispondere a tante domande che mi ponevo.
Si chiamava ANORESSIA ATIPICA.
Ed è pesante, pesante perché non solo senti le ossessioni e le paranoie e i disagi dell'anoressia, ma restringi e non vedi il tuo corpo cambiare abbastanza da essere sottopeso e non senti di aver fatto abbastanza e ti ripeti cosa ti sta succedendo e nessuno lo nota.
Magari sei sovrappeso e perdi venti chili e ora sei normopeso e nessuno penserebbe che sei anoressica.
Perché il problema sta lì... ci sono tanti stereotipi
"Le anoressiche non mangiano"... "le anoressiche sono solo quelle ricoverate" ..."le anoressiche sono scheletriche" e tutti gli altri stereotipi che anche il pensiero anoressico ci impone di prendere come veritieri.
E il modo migliore per me di combattere uno stereotipo è stata l'informazione.
Ho usato le mie capacità ed ho iniziato a studiare e a fare mille domande ai medici a scrivere mail e a girare nelle biblioteche (mal fornite) finché non ho risposto ad ogni mia domanda.
Finché quello stereotipo è diventato un qualcosa sul quale ora riesco a ridere pensando a quante volte i miei compagni mi avessero chiesto "PERCHÉ NON TI PIACE MANGIARE ?" o ancora peggio "MA QUINDI ORA TI RICOVERANO" dopo aver detto "soffro di anoressia" e svariate domande che non sopportavo ma che ora riuscivo a vederle come ignoranza di altri e non come mia incapacità di raggiungere un obbiettivo malato.
Perciò ecco ho accettato che in più momenti della mia vita il mio enorme disagio nessuno lo vedeva ed a volte nemmeno io.

Mamma ho paura Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora