Ho bisogno di soldi, ed è un dato di fatto. Fare sesso con un uomo non mi dispiace, per usare un eufemismo, ed è un altro dato di fatto. Quindi alla faccia di qualsiasi preconcetto metto un annuncio sullo stesso sito web dove ho concordato i miei appuntamenti precedenti con Dario e Alessio. Preconcetti certo. Perché già immagino i commenti e i giudizi che posso ricevere. Fare sesso in cambio di denaro... vendere il proprio corpo... come se questo significasse toccare il gradino più basso nella scalinata che porta all'inferno o quanto meno perdere anche l'ultimo briciolo di dignità rimasta. Mah, io non ci vedo motivo di scandalizzarsi tanto e di guardarmi con cotanta pena, o disgusto... dipende da che sentimenti si provassero prima per me, solidarietà ed amicizia, od insofferenza ed astio. Io la vedo come il classico due piccioni con una fava. Divertirmi ed allo stesso tempo tirar su un po' di grana. Perfetto.
Nell'annuncio schietto offro compagnia, o sesso, o quel cavolo che vi pare, in cambio di soldi. Discrezione ed affidabilità assicurate. No perditempo grazie. Insomma vado a toccare il tasto per il quale chi paga esige giustamente ricevere ciò per cui ha pagato. Chi si propone gratis, giusto per soddisfare le proprie voglie, spesso nello specifico spompinare o prenderlo in quel posto o entrambe le cose, proprio perché lo offre gratuitamente non è affidabile. In qualunque momento può tirarsi indietro quando è gentile, altrimenti nella maggior parte dei casi dopo qualche mail infuocata svanisce nel nulla. Cosa che chi invece cerca soldi non fa, chi lo fa per soldi si può star quasi certi che si presenterà all'appuntamento prestabilito e farà tutto ciò che è stato concordato. E vi assicuro che si possono ricevere le richieste più strampalate che vanno oltre il classico servizietto con la bocca o farsi scopare. Insomma a parer mio il nodo sta tutto lì... se mi propongo gratis lo faccio per me, se invece tu paghi ecco che il desiderio da soddisfare è unicamente il tuo. Un servizio, o se preferite, un servizietto. O se vogliamo usare il termine esatto... ma sì diciamolo, eccheccazzo... prostituzione. Da che gira il mondo funziona in questo modo.
Così, già il primo giorno ricevo un paio di inviti. Punto su quello che mi appare più serio e credibile. Così, dopo qualche mail, ci diamo appuntamento alla metrò di Famagosta. Ed ecco che arriva Vittorio. Più alto di me fisico magro età sui quaranta già abbondantemente stempiato infatti porta capelli cortissimi ed uno sguardo tranquillo e pacifico in un viso che non mostra nessun tratto saliente, e nonostante questo traspare la sua essenza gay. Non so da cosa, e non perché già lo sappia, l'avrei notato a prescindere e basta. Ma è l'accordo che abbiamo instaurato via mail che è particolare... non vuole fare sesso, di nessun genere. Non ci dovremo nemmeno sfiorare né tantomeno baciare. Vuole passare un paio d'ore con me, per... parlare. Ebbene sì, parlare. E chi l'avrebbe detto che uno sganci 20 sacchi per parlare. Pensavo che dovesse essere una persona incredibilmente sola, e forse lo è, forse. Perché una volta incamminatici nei giardini pubblici tra Famagosta e Romolo e fermati a chiacchierare su una panchina, mi rendo subito conto di avere di fronte una persona intelligente, probabilmente assai più di me, che semplicemente è curiosa di sapere la mia storia. La mia storia, quella della mia vita. Mi racconta che non sono il primo con cui esce a quei patti, ed a modo mio lo vedo come un... collezionista di storie umane. Storie di persone che come me hanno preso una strada parallela a quella che prevede sveglia colazione tragitto lavoro pranzo lavoro tragitto casa svago cena tv nanna. E via così un giorno dopo l'altro, per sempre. È curioso, e lascio volentieri a lui la gestione della conversazione, io cerco di rispondere esaurientemente alle sue domande sia perché lo trovo interessante, sia perchè ha pagato per questo, che cavolo. Dalla panchina ci alziamo e passeggiamo, sempre chiacchierando, lui col tono pacato ed a bassa voce, rimanendo ogni tanto in silenzio a riflettere sulle mie risposte alle quali seguono altre domande. A dire il vero, aldilà della sua curiosità mi fa piacere potermi aprire, parlare di me sapendo di essere ascoltato, cosa che non mi capita spesso. Ci sono giornate intere che non spiccico parola se non per chiedere magari un caffè al bar o acqua e insulina in farmacia o cose così. Né tantomeno mi succede d'essere ascoltato come sinonimo di essere compreso. E quando ero molto più piccolo non mi capitava quasi mai, ma quella è un'altra storia. E capisco che la sua è una curiosità genuina, non quella di chi vuol vedere l'uomo a due teste o un cadavere impiccato od un semplice incidente stradale. Pertanto continuiamo a parlare attraversando il Naviglio Pavese e ritrovandoci in Corso San Gottardo.
"Hai fame?" mi domanda.
"Sinceramente, ho un discreto appetito...".
"Va bene. Il primo posto dove fanno panini ci fermiamo. Ti và un panino?".
"Va benissimo Vittorio, grazie".
"Mi dai l'idea che non mangi proprio regolarmente vero?".
"In effetti...". Conosce le persone, sa leggere le persone, se riesco a spiegarmi. Pone domande che in realtà sono affermazioni col punto interrogativo, come fanno gli avvocati, quelli bravi, nei telefilm americani. E chissà, magari anche nella realtà. Ci fermiamo davanti un locale specializzato in toast, che visto da fuori appare accogliente e stuzzicante per chi ha appetito.
"Che ne dici, questo può andare bene? Ti piacciono i toast?" mi domanda.
"Va benissimo, ok..." gli rispondo annuendo, ed anche lusingato dalla sua attenzione e riguardo nei miei confronti, come fosse attento ad accontentarmi in ogni cosa. Oppure semplicemente molto insicuro, anche nella scelta di un bar per mangiare un qualsiasi panino. Beh la questione è irrilevante, chi se ne frega del perchè, ed entriamo. Il locale è davvero specializzato ed infatti il menù dei toast offre un'ampia gamma di scelta, anche troppo ampia. Faccio la mia e lui la sua, e ci accomodiamo ad un tavolino all'esterno. Continuiamo a discorrere pacificamente nell'attesa ed anche durante il pasto, davvero ottimo. Terminato, ci incamminiamo verso la fermata del tram più vicina, il tempo assieme è scaduto, ma per cortesia rimango con lui ad attendere l'arrivo del mezzo. Arriva il momento di salutarci, mi fa gli auguri per ogni cosa e sale, e non ci saremmo più incontrati. Ah, i soldi. Da persona perbene che è, appena seduti sulla panchina ad inizio serata mi disse "...questi sono per te, così ci togliamo subito il pensiero...", allungandomi un biglietto di colore blu. Bravo, questo è il modo giusto di fare.
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"Dormendo Sotto Le Stelle"
Short StoryLa storia vera di Stefano che, nonostante la confusione mentale per aver smarrito il "senso della vita", decide di lasciare la sicurezza della Comunità di recupero per tossicodipendenti e vivere da clochard nella sua città, Milano.