Sfatiamo un mito collettivo. Nessuno davanti alle scuole regala caramelle drogate. Né tantomeno regala droga. La droga si compra, la droga ha un prezzo. Quando iniziai a bucarmi, era il 1991, l'eroina costava centomila lire al grammo. Oggi a Rogoredo siamo a 20 euro al grammo. Parliamo di un quinto di ciò che costava trent'anni fa. O poco meno della metà se crediamo alla favola che un euro è la conversione di duemila vecchie lire..
Come mai?, ti starai chiedendo amico lettore. Non conosco le leggi di mercato che possano aver portato a questo drastico calo di prezzo. Una cosa la posso pensare, dedurre. Dopo il boom degli anni '80 e '90 il consumo di eroina è crollato, il mercato era rivolto soprattutto alle cosiddette "droghe leggere" come marijuana e fumo, cioè hashish. Il "fumo" è stata la mia passione per anni, dai 15 ai 20. Il nero afgano, il libanese rosso, il classico "cioccolato" che io stesso compravo in panette da 250 grammi che poi a casa dopo averlo tagliato in pezzi e scaldato con l'asciugacapelli con una bottiglia o un mattarello lo si faceva tipo a lingue. Tagliato via il fondo tondeggiante, pesavo il rettangolo rimasto ed in base al peso segnavo col coltellino le tacche corrispondenti ad un grammo, che in piazza ma solo nella cerchia dei miei amici od al massimo amici degli amici, rivendevo ad un deca, diecimila lire. Vendita minima era uno "scudo", cinquemila lire, ovvio la sua metà. Se poi arrivava quello che comprava dieci grammi perché magari andava in vacanza o semplicemente voleva tenersi una scorta, il prezzo poteva calare, magari anche a ottomila lire anziché dieci. A me la panetta costava 5/6mila lire al grammo, capite che rivendere in un attimo dieci grammi a otto voleva dire intascare 20/30mila lire in un amen. Al dettaglio invece il prezzo in piazza era quasi raddoppiato. Bei tempi quelli del fumo, ci si divertiva semplicemente con lo stare assieme, fumando e chiacchierando, e ridendo alle innumerevoli battute e stupidaggini che dicevamo. Per non parlare poi di quando, sempre ben forniti di fumo e da bere, birra o semplici bibite, e qualcosa da spiluccare per soddisfare la "fame chimica", scattava il mitico Risiko... ore ed ore magari notturne passate con gli amici attorno a quello che reputo ancora oggi il più bel gioco da tavolo. Oppure a carte, le partite a scopone scientifico facevano volare il tempo. Non c'erano ancora i telefonini, o per lo meno non erano diffusi come oggi ma erano ancora apparecchi ingombranti ed elitari, ed i Social erano lontanissimi dal nascere. Cari amici nati dai '90 in poi, non sapete cosa vi siete persi... la vera libertà, ecco che cosa.
Ma torniamo all'uso dell'eroina, che ha decimato una generazione tra overdose e AIDS. Soprattutto negli '80 non c'era giorno senza notizia di almeno un morto per overdose in una città come Milano, mentre i tossici morti per AIDS si mischiavano macabri agli omosessuali ed a tutti quelli vittime di trasfusioni trapianti eccetera eccetera con sangue infetto. Una strage.
Credo che abbiano riproposto l'eroina a bassissimo costo, negli ultimi dieci anni, per rinvigorire un mercato rimasto ai margini e lontano dai guadagni di una volta. Inoltre questa nuova generazione è lontana da quei tempi, tempi che quando iniziai a farmi l'eroina era vista come la peste perché una volta dentro ci uscivi finendo in galera o perché ci restavi secco, eccetto qualcuno che riusciva perfino a smettere. Oggi tra i giovani che usano la roba và di moda fumarla. Cioè la si mette sulla stagnola e da sotto la si scalda con l'accendino e da sopra ne si inala il fumo con un cannino. Così l'effetto è lo stesso che iniettata, quasi, ma non si ha e non si dà l'impressione di essere tossici per via di non usare la siringa. Ma se ne diventa dipendenti allo stesso modo, della sostanza e posso aggiungere anche del rito. Farsi una fumata di roba è così semplice e rapido, va bene una panchina il cesso di un treno o di un bar, ovunque. Insomma non c'è quella memoria storica che fa vedere l'eroina per il mostro che è, ho visto una miriade di ragazzini di 16 anni comprare e fumare la roba senza avere la minima idea di cosa significhi essere tossicodipendenti da ero. Ma ci arriveranno. Anzi, quelli che ho visto io ci saranno arrivati.
Per spiegare il perché di questo crollo del prezzo il motivo fondamentale, a mio parere, è la qualità. Negli '80 e '90 la roba, aperta la busta, si presentava come una polvere beige dal profumo inconfondibile. Certamente era tagliata ma per quanto ne so si trattava di sostanza col dieci per cento almeno di principio attivo. Cioè, un decimo era eroina vera e propria ed il resto novanta per cento era taglio. Può sembrare incredibile per chi non ne sa nulla ma vi assicuro che in piazza roba al dieci per cento è roba buona. Oggi, questa pseudoroba, che si presenta come pongo impossibile da sniffare ma perfetta per essere fumata od iniettata, se contiene il due/tre per cento di eroina è grasso che cola. Tagliata poi con chissà che cosa, probabilmente anche col metadone. Solo così si spiega la terribile astinenza che provoca, a mio parere più brutta di quella dell'ero di una volta. Trent'anni fa inoltre ti facevi una pera e restavi sballato anche sette otto ore, fuori come un balcone nel tuo mondo beato. Oggi dopo quattro cinque ore cominci a sfrigolare per farti di nuovo prima che la paurosa giostra dell'astinenza inizi a girare, lentamente, per prendere velocità man mano e sentirti scoppiare e soffrire le pene dell'inferno nell'arco di 24/36 ore. In poche parole quella di strada è roba pessima, per quella buona ci vogliono le conoscenze ed ovvio ha un altro costo.
Mi servono soldi. Conto in banca prosciugato. E non può andarmi sempre di lusso come quando, sceso in metrò a Famagosta, mi cade l'occhio su uno dei distributori di merendine e snack vari. Di plastica gialla, dimenticata nell'apposita fessura, una carta prepagata, o di credito non ricordo. "Pensa Stefano pensa..." mi dico mettendo in moto le rotelline in testa... Faccio subito una prova ed alla macchinetta self-service dei biglietti atm tento di comprarne una decina. Ed ecco che uno dietro l'altro inizia a stamparli. Si sì si... sai mai che lo sprovveduto di turno blocchi la carta, quindi mi fiondo all'Esselunga di sopra diretto al reparto alcoolici. Tre bottiglie di vodka, passo la carta incrociando le dita, transazione eseguita. Fantastico. Rientro e secondo giro. Acchiappo un paio d'amari ed un rum e vado in cassa. Transazione negata. No no no... cazzo! Perché cazzo perché... e si accende la lampadina. Aver lavorato in un supermercato in cassa tanti anni a qualcosa è servito perché mi ricordo della soglia dei 25 euro sotto la quale non serve digitare Pin né fare autografi. Mi faccio stornare dalla cassiera una delle bottiglie. Ora il totale sono diciotto euro. Passo la carta... transazione eseguita. Altro paio di giri in porto, finché la carta stremata o semplicemente raggiunto il limite giornaliero, non mi concede più nulla nemmeno una tavoletta di cioccolata. Ma ho quasi cento euro di alcoolici, e fiducioso vado in un bar di cui conosco bene i proprietari.
"Ciao Roby, tutto bene?".
"Mh... solito dai. Cosa ti servo?".
"Niente grazie..." gli rispondo guardando in giro a conferma che non ci sia nessuno, "... forse sono io che ti posso servire. Ti interessa?" gli domando avvicinandomi a lui ed aprendogli il sacchetto sotto al naso.
"Mh si... cos'hai?" mentre sta già andando dietro al bancone per esaminare la merce.
"Ok, quanto vuoi?.
"Guarda, questo è quello che ho speso, fammi tu un'offerta...".
Non mi chiede nemmeno il motivo di questa strana transazione e mi offre poco meno della metà da me spesa. Lo trovo equo ed esco soddisfatto con quaranta euro in tasca.
Come detto prima non è sempre domenica, si dice, e se per oggi sono a posto domani avrò ancora lo stesso bisogno di soldi. E sarà solo il giorno dopo che commettero' il mio primo "vero" reato per pagare il mio vizio.
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"Dormendo Sotto Le Stelle"
Short StoryLa storia vera di Stefano che, nonostante la confusione mentale per aver smarrito il "senso della vita", decide di lasciare la sicurezza della Comunità di recupero per tossicodipendenti e vivere da clochard nella sua città, Milano.