All'incirca è ora di pranzo. Smonto dalla bicicletta e proseguo portandola a mano, sono sul marciapiede, c'è un discreto andirivieni di persone ed una bici può dare fastidio oltre ad essere anche vietato, inoltre così riesco meglio a darmi un'occhiata attorno. Sono in via Solari, ci sono parecchi locali dove è possibile fermarsi ad un tavolino, sia all'interno che fuori, per consumare il pasto. E' una bella giornata anche oggi e fuori sono parecchi che accomodati stanno pranzando, tante coppie, alcuni da soli, qualche gruppo o comitiva. Passo davanti ad un locale di questi, ingresso alla mia destra e tavoli esterni sulla sinistra. Nella fila più esterna subito la mia attenzione si rivolge ad un tavolino piuttosto alto occupato da una coppia seduta sugli sgabelli tipo bar. Oltre a piatti posate vivande telefonini e quant'altro, è lì in bella posa un portafogli. Di lei direi, dal colore e dall'apertura a scatto dorata. Gli ho lanciato appena uno sguardo e come se non mi fossi accorto di nulla proseguo piano, per fermarmi una decina di metri più avanti, seduto sul gradino di un negozio chiuso. Tiro fuori il telefono e mi metto a curiosare come stessi leggendo messaggi e rispondendo a qualcuno. In realtà pur avendo il telefono acceso, l'unica cosa che ho fatto è abbassare il volume a zero, e con la coda dell'occhio osservo i movimenti dei due. Non succede nulla per dieci minuti buoni durante i quali mi rollo una sigaretta e la fumo mentre loro continuano placidamente a discorrere, i piatti ormai vuoti. Ad un certo momento la situazione cambia. Lui le dice qualcosa, si alza ed entra nel bar. Conto fino a dieci e non vedendolo uscire mi alzo, bici alla mano vado verso il loro tavolo. Davanti alla vetrina una fugace occhiata per verificare che il portafogli sia ancora li, non si è mosso. Ottimo. Uno sguardo dentro cercando al volo il banco dove sta la cassa e noto che il tizio non è lì.
"Dev'essere in bagno..." penso. Arrivo all'angolo della via pochi metri più avanti e faccio la parte di quello che sta decidendo che strada fare, pensieroso e scettico... Faccio dietrofront e salgo in sella. Qualche metro più avanti il tavolino, a cui è seduta la donna che sta smanettando col suo cellulare ed il portafogli sempre lì fermo in bella vista. Mi avvicino a pedalate lentissime pensando che da un momento all'altro potrebbe saltar fuori il suo uomo prendermi per un braccio col bottino appena fatto mio e scaraventarmi a terra e giù calci mentre sento le ossa di una mano messa disperatamente davanti al viso per ripararmi fare "crack"... Non esce nessuno. Non ho mai fatto niente del genere in vita mia. Il cuore batte all'impazzata e nella mia testa avviene rapidissimo un dialogo botta e risposta tipo... "no non posso... si si che puoi, non ci riesco... non ci vuole un cazzo dai, ho paura cazzo... delle botte, della polizia? Ma và finisce tutto in un attimo prendi i soldi e scappa tanto lei non riuscirà a dire una parola per qualche secondo". Tira e molla dentro me mentre sono ad un metro da lei. "Cazzo non credo di farcela... se non lo fai ti darai del coglione. Ci sono cazzo allora ci provo... bravo così dai dai veloce vaaaiii... ".
È stranissimo sono come estraniato da tutto, uno spettatore che da fuori vedo me stesso che in sella alla bici sono a trenta centimetri da lei e dal portafogli. Col cuore in gola e senza respirare vedo la mia mano, come posseduta ed animata da vita propria, allungarsi veloce ed afferrare il portafogli. Bello grosso faccio attenzione a non farlo cascare perché non potrei mai nella vita recuperarlo. Parto e concentratissimo sulla strada per non cadere né perdere il bottino faccio in tempo a udire lo stupore della donna materializzarsi in un semplice "uh... ehi!" ed il commento di un uomo dal tavolo vicino che si rivolge al suo commensale "oh, guarda che gli ha rubato il portafogli...". Le parole mi giungono sfumate nel momento in cui prendo un passo carrabile e sono in strada. Adrenalina a mille nelle vene pedalo a razzo e dopo una trentina di metri mi infilo di proposito in una strada a senso unico, contromano. Cazzo l'ho fatto, l'ho fatto per davvero mentre la tensione vola via veloce come me nel traffico. Oramai posso dire di avercela fatta e continuo a pedalare tranquillamente mentre apro la zip del bottino con l'emozione di scartare un regalo. Per un attimo mi viene male perchè tra biglietti da visita carte di credito ed altre cartacce inutili non vedo traccia di quello che cerco, contanti. Poi li trovo in uno scomparto a sé, banconote di vario taglio per ammontare a quasi cento euro. Bene, ottimo. Alla prima cassetta della posta che incontro mi fermo ed in un lampo ci infilo il portafogli. Le carte di credito non mi interessano anche perchè credo che bloccarle sarà la prima cosa che avrà fatto, ed inoltre sono soddisfatto così. E' il primo vero reato che commetto in vita mia per procurarmi della droga. Il secondo avviene qualche giorno più tardi. Senza farla troppo lunga, dopo una pera gigantesca entro il primo pomeriggio in un supermercato. Mi sono allontanato parecchio dalla mia zona, prendendo la 90, linea che percorre la circonvallazione facendo il giro di tutta la città, per scendere nei pressi di piazzale Lotto. Il supermercato del quale non ricordo nemmeno la catena, dopo pranzo è ben poco affollato ed entro. Ne esco una decina di minuti più tardi correndo a perdifiato. Cappellino in testa e mascherina chirurgica che vanno tanto di moda quest'anno infilata un attimo prima di arrivare alle spalle della cassiera nel momento in cui stava per chiudere il cassetto e spingerla da una parte ed arraffare il contenuto della cassa sotto lo sguardo incredulo suo e del cliente che intravedo con la coda dell'occhio mentre sta arrivando alla cassa col suo carrello. Forse qualcuno grida qualcosa all'interno ma io sono già fuori a scavezzacollo quando girando un angolo mi vado letteralmente a scontrare con un tale che ha la fortuna di rimanere in piedi mentre io fascio di banconote ancora in mano volo a terra ferendomi senza farci caso ad una gamba. Corro a più non posso finchè raggiungo la circonvallazione e incredibile ma vero sta sopraggiungendo il bus. Salgo, è semivuoto e mi accomodo in un posto lontano da sguardi. Il cuore mi batte in petto come dovesse scoppiare ma lentamente riprendo fiato. Tiro fuori la mano dalla tasca e lentamente spillo come farebbe un giocatore di poker le carte che ancora stringo in mano. Cinquanta cinquanta altri cinquanta più venti e venti ed altri venti... quasi trecento euro. Poteva andare meglio poteva andare peggio. Oh sì poteva andare molto peggio. La mia prima tappa è al boschetto. E' solo lì, quando un tipo mi fa... "oh zio, che cazzo hai fatto alla gamba?", che mi accorgo che la ferita procurata nella caduta è piuttosto brutta. Cazzo brutta davvero. Compro e mi faccio una pera gigantesca per festeggiare la riuscita della giornata, dopodiché mi reco al Pronto Soccorso dove serviranno alcuni punti di sutura per mettermi in sesto.
E questo è quanto. Nel senso che ho capito alcune cose da queste due avventure, chiamiamole così. Reati di questo genere non fanno per me, troppo stress troppa paura e... troppi sensi di colpa. Al momento non ne avevo, come non ne ho per le volte che ho rubato nei supermercati, un paio di volte mi beccarono ed in un'occasione chiamarono la Polizia. Ricordo che uno dei due agenti chiese due volte un po' perplesso all' impiegata se volessero proseguire nella denuncia per 30 euro di merce... lei sentite le alte sfere disse senza entusiasmo di si. Gli agenti furono molto cortesi, più con me che con quelli del negozio. Chiesi ad uno dei due... "ora devo aspettarmi il processo quindi...?".
"Sì... se non hai l'avvocato te ne sarà dato uno d'ufficio, chiama questo numero. Sarà una cosa lunga sappilo...".
"Ah... tipo di qualche mese?" chiesi.
"Di qualche anno. Almeno due tre...".
Rimasi sbalordito ma neanche troppo, e felice che la cosa si fosse risolta in tempi brevi anche perché rimaneva una questione, quella principale: mi avevano beccato qui e dovevo ancora tirare su i soldi. Perché la mia unica preoccupazione era procurarmi l'unica cosa che rendeva la mia vita sopportabile. A distanza di mesi sono dispiaciuto. E pentito. Mi spiace per i disagi che avrò causato alla persona cui rubai il portafogli. Mi spiace per lo spavento subìto dalla cassiera. Mi spiace davvero. Da quella volta decisi che mi sarei procurato i soldi solamente in modi legali e soprattutto senza mai dover fare del male in alcun modo a nessuno, anche se almeno fisicamente non ne ho mai fatto. Per fortuna ci sono arrivato quasi subito e, almeno di questo, sono contento.
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"Dormendo Sotto Le Stelle"
Short StoryLa storia vera di Stefano che, nonostante la confusione mentale per aver smarrito il "senso della vita", decide di lasciare la sicurezza della Comunità di recupero per tossicodipendenti e vivere da clochard nella sua città, Milano.