Capitolo 3.

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"La sensazione di averti vicino

Quando il silenzio fa troppo rumore"

Scorpius era confuso su diversi fronti: doveva ancora capire perché Giada fosse ad Hogwarts, non sapeva perché Lily lo stava evitando, e non aveva idea perché aveva proposto quella cosa indecente alla Piccola Potter, cosa che a suo dire era abbastanza imbarazzante. La osa che più odiava il Serpeverde era proprio non capire, non avere il controllo della situazione ed era esattamente quello che gli stava accadendo. Un bagno caldo non era servito a niente. Erano circa le tre e la sua testa non riusciva a smettere di pensare, di solito si rivolgeva ad Al in queste situazioni, ma adesso non poteva svegliarlo per una chiacchierata notturna, perché lui non era più nel baldacchino accanto al suo.
Aprì la finestra e si perse ad osservare il cielo, era sempre stato affascinato da quella distesa azzurra, amava osservare le stelle e le costellazioni. Nell'universo tutto aveva un suo perfetto equilibrio, proprio quello che cercava Scorpius e che non riusciva ad ottenere. Era vero che era stato con molte ragazze nei suoi anni a scuola, all'inizio era per eliminare la nomea del padre ex Mangiamorte, poi però era diventato come un vizio, aveva smesso quando le ragazze che si portava a letto o in qualche aula nascosta, avevano iniziato ad assumere le sembianze di una certa Potter o almeno così le immaginava nella sua testa. Per questo durante il settimo anno aveva smesso di corteggiare e aveva rifiutato qualsiasi tipo di avance, all'inizio sia Albus che Zabs lo avevano trovato strano ma dopo avergli attaccato un pippone sul fatto che non ne aveva più voglia, che ormai era grande e doveva maturare, non avevano più continuato. Era certo, però, che era maturato solo sotto quel punto di vista perché per il resto era rimasto lo stesso ragazzino di undici anni che cerca guai, solo che lo faceva in maniera più accurata e meno evidente.
Lasciare la sua reputazione da sciupafemmine non era stato difficile, principalmente perché tutte quelle tecniche di abbordaggio che aveva messo in pratica con tutte le altre ragazze avrebbe voluto usarle solo con una. Allo stesso tempo voleva che quest'ultima conoscesse solo il meglio di lui, anche se il peggio lo aveva già visto, forse. Contemporaneamente lei era la sorella del suo migliore amico. Per questo si era arreso così facilmente. All'inizio non pensava che questo suo interesse sarebbe durato tanto, e si era stupito quando si era accorto che con la fine della scuola non era passato; poi lui durante l'estate era partito e non aveva avuto modo di vederla e infine aveva incontrato Giada. Si erano scritti per due mesi e stavano insieme da uno, era la relazione più lunga che avesse mai avuto e forse anche l'unica. Si erano messi insieme quando lei era venuta in Inghilterra per valutare alcune offerte di lavoro, il ragazzo non aveva mai approfondito quali. Su due piedi non riusciva a ricordare manco perché stessero insieme. Erano entrambi molto bravi dal punto di vista fisico, ma oltre questo non vedeva altro. Lei era una professionista, lui aveva appena finito la scuola. Lei era matura, lui un ragazzino. Lei precisa, lui uno scapestrato che non vedeva l'ora di schiantare qualcuno nei corridoi. Che futuro potevano avere insieme? E soprattutto, c'era un futuro per loro? In un impeto di disperazione prese a sbattere la testa contro il muro con fare leggero, non era abituato ad avere così tanti problemi o pensieri, aveva sempre avuto la vita facile, non si era mai legato a qualcuno e ora che l'aveva fatto si trovava fidanzato ma voleva un'altra.
Circa un'ora dopo non era arrivato a molto, tranne al fatto che la Piccola Potter gli stava lentamente rubando il suo cuore.

Svegliarsi con quattro ore di sonno addosso non era il massimo. Già svegliarsi di per sé era un trauma per Scorpius, se si aggiungevano le ore piccole era meglio non parlargli fino all'ora di pranzo. «Oh ciao. Hai dormito poco stanotte, vero?» chiese Albus quando lo incrociò nei corridoi. Lui grugnì in segno di assenso sapendo che l'erede dei Potter avrebbe capito.
Si conoscevano da otto anni, ormai sapevano come comportarsi l'uno con l'altro e si comprendevano al volo. Si sedettero al tavolo dei professori, faceva uno strano effetto osservare la Sala Grande "dall'alto".
«Credo di voler lasciare Giada» mugolò addentando un pezzo di uovo. Albus strabuzzò gli occhi e Scorpius poteva leggere dalla sua espressione che si stava chiedendo se fosse impazzito o meno. «E perché?»
«Mi piace un'altra» disse tutto d'un fiato.
Sul viso dell'amico si formò un'espressione soddisfatta. «Lo sapevo!» disse battendo un pugno sul tavolo. Scorpius lo guardò stranito impallidendo. «A che ti riferisci?»
«L'anno scorso, quando ci hai attaccato quel discorsone sull'essere maturi e cazzate varie, io ho detto che secondo me ti piaceva qualcuna, Zabs continuava a ripetere che eri cresciuto» si compiacque Al.
C'erano poche cose di cui Scorpius era certo: la morte, il malcelato astio signor Potter verso suo padre, e la convinzione che Albus e Zabs avessero creduto al discorso sulla maturità. Adesso l'ultimo punto non esisteva più.
«E perché non me l'avete detto?»
«Perchè tu non volevi dirci chi è, né tantomeno me lo dirai adesso, giusto?» domandò retorico. Il biondo annuì. E la consapevolezza di voler condividere con lui una cosa così bella e non poterlo fare lo confuse ancora di più. «Va bene, vado a mandare un gufo a Zabs e poi vado a lezione» disse inconsapevole delle turbe mentali di Scorpius. «E comunque, per quel che mi riguarda, Giada sembra che abbia una scopa infilata dove non batte il sole». Scorpius sorrise osservando il suo fidato amico lasciare la Sala.
E poi la vide entrare. Era bella. Albus doveva averle fatto qualche battuta a cui aveva riso di gusto e Scorpius si ritrovò a pensare che meritava una persona che la facesse ridere giorno e notte. L'idillio venne spezzato quando notò che teneva per la mano Lorcan. La cosa ancora più grave era che li trovava carini insieme, eppure c'era qualcosa che non gli tornava.

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