"L'amore è un passo verso di te."
Lily era seduta sulla sua scrivania mentre cercava di completare quella maledetta mappa planetaria. Sapeva di non essere così pessima in Astronomia ma sapeva anche di dover recuperare in qualche modo. L'orologio appeso sulla parete segnava mezzanotte e mezza, aveva ancora qualche giorno per dedicarvisi, perciò si mise il pigiama e si infilò sotto le calde lenzuola che sua madre le faceva trovare sempre riscaldate. Dal giorno prima aveva parlato un po' di più con Ginny, soprattutto dei suoi anni ad Hogwarts. Le aveva raccontato di tutto ciò che aveva fatto per farsi notare da Harry, di quando non riusciva a parlare e arrossiva sempre, del Ballo del Ceppo e di quanto si fosse divertita, ma le aveva anche raccontato cose meno piacevoli come i fratelli Carrow, la tortura, la Battaglia al Ministero e quella di Hogwarts. A Lily sembravano cose di una vita fa, sembrava impossibile che quello che la madre raccontava lo avesse vissuto veramente. Certo, per avere il dettaglio completo sarebbe dovuta andare da suo padre e non sapeva se era pronta; suo padre era tutta un'altra storia. Consapevole del fatto che non avrebbe chiuso occhio, Lily si perse ad osservare il tetto. Inevitabilmente, la storia di sua madre e suo padre l'aveva indotta a pensare a Scorpius. In fondo era la stessa cosa: la sorellina più piccola innamorata dell'amico del fratello maggiore. Un cliché. Tra Ginny ed Harry era finita bene, ma tra lei e Scorpius? In fondo lui aveva un'altra e non aveva mai dato segni di interessamento verso di lei, se non un mutismo selettivo e qualche insulto. Sbuffò, stanca dei suoi pensieri che non le davano pace. Così, seccata di stare con le mani in mano, indossò i primi vestiti che trovò, prese il suo fidato mantello pesante e senza fare rumore uscì nella neve.
La famiglia Potter viveva a Godric's Hollow, proprio dove i suoi nonni, molto tempo fa, si erano sacrificati per suo padre. Prima che se ne rendesse conto aveva superato il Monumento ai Caduti, aveva aperto il cancello e adesso si trovava nel cimitero, precisamente di fronte alla lapide di James Potter e Lily Evans. Provò un tuffo al cuore.
James Potter era uguale a suo padre da giovane, era anche molto simile ad Al, capelli sbarazzini, occhiali, il naso era diverso però.
Lily Evans, invece, aveva i capelli lunghi fino alla spalla più o meno, gli occhi leggermente a mandorla e la forma del viso più simile a quella del padre.
Entrambi sorridevano e si muovevano, ogni tanto agitavano la mano in segno di saluto e Lily, scioccamente, ricambiò. L'idea di crescere senza i genitori la terrorizzava, il solo pensiero che i suoi genitori potessero morire le provocava un leggero pizzico agli occhi. Erano così giovani, era così ingiusto, così...così... Presto Lily si accorse di non aver parole per descrivere quella situazione. Era talmente immersa nei suoi pensieri che non si era accorta che c'era un'altra persona dietro di lei, nascosta all'ombra di un muro.
«Piccola Potter che ci fai qui?» chiese con voce gelida. Lily sussultò e con lei anche il suo stomaco.
«Malfoy» disse appena. «Potrei farti la stessa domanda». Il ragazzo si avvicinò alla lapide da cui Lily non si era ancora allontanata intenta a fissare le foto come se queste potessero parlare.
«Un giro» rispose lui alzando le spalle.
«Un giro in piena notte al cimitero? Potrebbe essere equivoco».
«Potrei dirti la stessa cosa» disse facendole il verso.
Lily poté giurare di aver visto i suoi nonni scambiarsi uno sguardo da una lapide all'altra ma in quel momento non se ne curò. «La differenza» cominciò cercando di mantenere la calma «è che io sono nel mio villaggio e si dia il caso che sia venuta a trovare i miei nonni». Impiegò circa tre secondi a pentirsi di ciò che aveva detto: Scorpius aveva perso il nonno appena qualche ora prima.
«Scusami» disse abbassando lo sguardo. Lui, forse incapace di parlare, gli carezzò il braccio e Lily poté giurare che il brivido che provò non fosse causato dal freddo. «Mi dispiace per tuo nonno» aggiunse continuando od osservare la neve. «Possiamo non parlarne?» chiese con voce strozzata. Lily si affrettò ad annuire.
Rimasero in un silenzio imbarazzato, notò che non smetteva di fissare la lapide dei genitori di suo padre. «Mi porti dove è successo?» chiese all'improvviso. Lily sgranò gli occhi incredula. Perché? Perché le stava chiedendo quella cosa? Albus non gliel'aveva mai fatto vedere? «Sì, certo» rispose nonostante tutto.
Salutò i suoi nonni e poi si incamminò facendo strada all'amico di suo fratello. «E così saluti una lapide?» chiese con tono duro e canzonatorio allo stesso tempo. «È una vecchia abitudine che ci ha dato mio padre. Non è un pezzo di cemento. È un conforto. È sapere che ci sono anche quando non ci sono».
Superarono casa sua e quella di zio Ron e zia Hermione, immediatamente adiacente alla loro, Lily notò che in camera di Rose c'era ancora la luce accesa, probabilmente perché era immersa in qualche lettura notturna. Erano quasi arrivati alla fine del villaggio quando si fermò di botto facendo quasi cadere Scorpius. «Potevi avvisare» commentò acido. I resti della casa erano sempre lì, il primo piano perfettamente intatto, il secondo piano distrutto. Scorpius sfiorò il cancello e la solita targhetta in memoria dei suoi nonni apparve, seguita dai messaggi di incoraggiamento per suo padre. Una volta ne aveva trovato uno in cui veniva chiesto ad Harry di insegnare Difesa Contro le Arti Oscure e Lily aveva riso dicendo che avrebbe cambiato scuola. Anche ora, guardando quei resti tanto anonimi, quanto significativi, sorrideva. Si era alzato un leggero venticello che la costrinse a chiudersi ancora di più nel suo mantello, anche Scorpius era leggermente più imbacuccato. Continuava a passare la mano sul legno e a leggere i messaggi, poi guardava la casa e poi il tragitto del suo sguardo riprendeva sempre allo stesso modo. Lily desiderò di entrare nella sua testa per dieci minuscoli minuti perché era evidente che c'era una guerra nel suo cervello. «Scusami» disse ad un certo punto. Lily lo guardò accigliata. «Di cosa?»
«Di tutto questo» disse indicando la casa.
«Ma Malfoy non è colpa tua! Non è manco colpa di tuo padre o di tuo nonno». Era forse sotto l'effetto di qualche pozione andata male?
«Sì lo so che non è personalmente colpa loro ma hanno contribuito in qualche modo». Appoggiò le mani al bordo del cancello per reggere il peso del corpo. «Guarda mio padre, ha reso impossibile la vita a scuola al tuo!».
«Ma non è colpa tua! Tuo nonno ha contribuito e tuo padre ne è stato vittima. È come se io dicessi di aver salvato il Mondo Magico perché l'ha fatto mio padre. È assurdo». Scorpius annuì e abbassò la testa, stava tirando su col naso e un moto di disagio e compassione nacque in lei. Lily voleva abbracciarlo ma non erano così tanto intimi o così tanto amici da poterlo fare, così si limitò ad appoggiargli una mano sulla spalla. «Vieni, ti riaccompagno a casa» disse poi guardandola.
«Posso andare benissimo da sola!» ribatté lei quasi offesa.
«Non posso lasciare la Piccola Potter in giro da sola, va contro il codice morale dei migliori amici lasciare la sorella del migliore amico da sola di notte». Lily rimase di sasso. Lo sapeva che non era niente di più che la sorella del migliore amico ma averne la certezza era tutta un'altra cosa. Non era sicura se l'espressione sul suo volto fosse un sorriso o una smorfia però, si disse, almeno ci aveva provato.
Camminarono in silenzio per la strada principale del villaggio ripercorrendo il percorso di prima. Lily era tesa perché avrebbe voluto affatturarlo ma non aveva una ragione valida per farlo, almeno secondo lui, e poi era ancora minorenne. «Ti chiedo scusa anche per averti dato della zoccola» disse grattandosi la guancia con noncuranza. Lily rimase piacevolmente sorpresa anche se sapeva che c'era lo zampino di Albus.
«Strano che tu lo ricordi, era la prima sera ad Hogwarts» osservò con un sorriso amaro. Lui alzò le spalle e continuarono a camminare.
«Eccoci qua» annunciò Scorpius. Lily sorrise grata non sapendo bene cosa dire.
«Malfoy ti posso chiedere un favore?» lui la guardò incuriosito; non aveva mai chiesto una mano a Scorpius e piuttosto si sarebbe fatta torturare.
«Non dire a mio fratello che ci siamo incontrati» supplicò. Lily sapeva che in quel momento stava dando a Scorpius un motivo per ricattarla a vita ma se il fratello l'avesse scoperto e l'avesse detto ai genitori non avrebbe avuto più una vita da ricattare.
«Perché?» domandò.
«Diciamo che io sarei in punizione per quella storia di settembre e che io non possa uscire di casa durante le vacanze». Scorpius sorrise beffardo. Di certo gli era tornato il buonumore, glielo si leggeva negli occhi sebbene fossero così poco illuminati.
«Va bene Piccola Potter, penserò ad un tornaconto» e detto questo di smaterializzò. Lily sospirò e senza fare rumore, entrò in casa.
Il buon umore con cui si era addormentato Scorpius svanì al suo risveglio. Era sceso a fare colazione ma aveva scoperto che fiumi di maghi e gufi erano lì per le condoglianze. Era un via vai continuo. Sua nonna Narcissa si era fermata a dormire da loro, quindi il lutto per una persona che manco conosceva si sarebbe svolto nel suo spazio. Aveva meditato di andare a chiudersi in camera sua, ma sua madre gli aveva fatto capire che doveva stare nel salotto e fare almeno finta di essere interessato a ciò che accadeva, gli aveva anche detto di indossare qualcosa di elegante e nero e che la divisa di Hogwarts non andava bene. «Ma a chi importa se sono in maglione e jeans? Sono affranto dal dolore non riesco a vestirmi decentemente!»
«Piantala e vai a cambiarti!» aveva risposto risoluta.
Così Scorpius si era infilato il suo completo ed era sceso di sotto per mettere in scena quella pantomima. Mentre stringeva mani a streghe e maghi del tutto sconosciuti, colleghi di sua madre, quelli di suo padre, professori di Hogwarts, facce intraviste per caso a qualche festa dell'alta società, impiegati ministeriali, eccetera, pensava che non riusciva a togliersi di dosso quella sensazione di sentirsi colpevole e innocente nello stesso momento. Razionalmente era consapevole di non essere lui il colpevole, inconsciamente, però, faceva parte di una famiglia che aveva provocato tantissimi danni. Era frustrante vivere un contrasto così grande. Il suo cognome non era mai stato così pesante come in quel momento. Posò lo sguardo su suo padre, aveva un'espressione dura, quasi come avesse una maschera di marmo, sul volto di sua nonna ogni tanto scendeva qualche lacrima, su quello di sua madre compariva saltuariamente qualche sorriso cordiale.
Fu sollevato quando, verso mezzogiorno, spuntarono Albus e Zabs, passarono a fare le condoglianze ai suoi e poi andarono da lui. Come al solito, lo salutarono con un'amorevole pacca sulla spalla, questa volta un po' più leggera, data la circostanza. «Vieni, ti tiriamo fuori di qui» disse Zabs accompagnandolo nell'ampio giardino. Albus con la bacchetta fece comparire un fuocherello azzurro per scaldarsi.
«Tutto bene?» chiese. Scorpius annuì meccanicamente. Aveva pensato che chiedere scusa almeno ad una di quelle persone che erano state indirettamente coinvolte potesse farlo sentire meglio ma era servito a poco. Almeno, però, aveva passato un po' di tempo con Lily. Albus e Zabini si lanciavano sguardi interrogativi perché non capivano come comportarsi in queste situazioni.
«Sto bene, lo giuro» disse quasi esasperato.
«Sì ma stai pensando a qualcosa» osservò Albus. Nonostante non lo stesse guardando, sentiva i suoi occhi verdi e penetranti addosso.
«Come mai Giada non c'è?» indagò Zabini.
«Ci siamo lasciati. Stanotte».
Un silenzio più gelido del freddo invernale cadde su di loro. «Cavolo» non seppe bene chi lo disse, era troppo concentrato ad osservare il bianco accecante della neve. Poi all'improvviso le parole vennero fuori sole e il disagio che prima portava da solo adesso lo stava condividendo con gli amici di una vita e sembrava più leggero. Non rifletteva su quello che diceva, semplicemente gli raccontò quello che sentiva dentro, quel senso di inadeguatezza, del cognome troppo grande per lui, la paura di deludere i suoi, di essere associato al Signore Oscuro. Condividere i suoi dubbi li rendeva reali e morbidi allo stesso tempo.
«Scorpius i nostri nonni, genitori, antenati erano umani è normale che abbiano sbagliato» gli fece notare Zabini e Albus annuì.
«E poi» cominciò «Non è che siamo tutti totalmente buoni o tutti totalmente cattivi, siamo metà e metà. Sta a noi scegliere quale parte far prevalere se quella buona o quella cattiva. E forse la bilancia di tuo nonno pendeva più per il lato cattivo che per il buono ma quella di tuo padre era tutto il contrario. E tu sei esattamente come lui. Non è il nostro cognome o la nostra discendenza a definire chi siamo. Decidiamo chi vogliamo essere ogni giorno quando ci alziamo dal letto e decidiamo se mangiare uovo col bacon o bere il caffè».
«Se bevi solo il caffè» s'intromise Zabini «sei proprio una cattiva persona, però». Scoppiarono a ridere tutti e tre. Anche ad Hogwarts era sempre stato così e Scorpius era davvero felice che il loro rapporto si fosse mantenuto.
«Sai Albus, credo che tu stia diventando saggio quanto la persona che portava il tuo nome» disse con un sorriso. Si sentiva molto più leggero e compreso, avevano tutti e tre un cognome gravoso, nonostante ciò erano riusciti a dimostrare quanto valevano con le loro gambe. Era già un buon traguardo per i loro diciotto anni.
«Ragazzi, i genitori di Albus hanno portato il pranzo, vi fermate?» Astoria era comparsa sulla porta. I tre annuirono ed entrarono nella casa decisamente più calda del fuocherello azzurro di Al.
Era strano pensarlo in quella situazione ma, mentre mangiava l'ottimo pollo della signora Potter, era arrivato alla conclusione che era contento perché i suoi amici erano dalla sua parte, pronti a dirgli se avesse fatto una cazzata, congratularsi per il suo successo o rassicurarlo se avesse vacillato.
Il rientro a scuola era stato tragico non solo per gli studenti ma anche per i tutor. La fitta coltre di neve ed il vento freddo non accennavano a diminuire o diventare almeno sopportabili, perfino la McGranitt aveva chiesto di sospendere gli allenamenti di Quidditch ma i vari capitani di erano dimostrati risoluti e combattivi. I tutor avevano iniziato il vero duro lavoro dopo la fine del trimestre precedente, che aveva decretato definitivamente quali allievi avessero bisogno del loro aiuto.
Albus, che era tutor di Difesa Contro le Arti Oscure aveva una mole nettamente superiore a quella di Scorpius che arrivava ad avere una decina di studenti scarsi tra cui, appunto, Lily. Inoltre dovevano anche correggere tutte le verifiche e i compiti che gli insegnanti assegnavano ai ragazzi. «Perché ci trattano come elfi domestici?» chiese Albus disperato in una soleggiata mattina di gennaio.
«Peggio, grazie a tua zia gli elfi hanno più diritti» osservò Scorpius mentre correggeva un compito di un ragazzino del primo anno.
«Ma è legale correggere i compiti della propria sorella?» domandò. Scorpius alzò le sopracciglia perché non ci aveva mai pensato. Erano usciti dalla scuola appena qualche mese prima, conoscevano almeno la metà degli studenti in quella scuola e il pericolo di giudicare in base alla simpatia o antipatia era sempre dietro l'angolo. «Be' non lo so, dovresti parlarne con Giada».
«A proposito di Giada...» Scorpius sapeva che sarebbe arrivato quel momento, dopo la morte di suo nonno non avevano mai più proferito parola ma era questione di giorni perché i suoi amici chiedessero. «Non credo ci sia molto da dire. Te l'avevo detto che mi piaceva un'altra, no? Dovevo solo trovare il coraggio di lasciarla...».
«E scommetto che non mi vuoi dire chi sia la ragazza, giusto?». Rispose scuotendo la testa.
«Non posso Albus, vorrei, lo giuro ma non sono ancora pronto». Avevano lasciato cadere il discorso e ognuno era tornato alle sue pergamene. «E tu, a ragazze come sei messo?». Scorpius non aveva dimenticato di dover dare una mano a Lily per cercare di far mettere insieme Andrea e Albus ma visto che parte del suo piano era saltato doveva rimediare in qualche modo. «Scusami che c'entro io?».
«Che ne so, parliamo sempre di me e Giada cambiamo un po' argomento, parliamo di te!» disse forse troppo velocemente.
«Parliamo di te perché il gufo di casa mia ha una vita sentimentale più attiva della mia» Scorpius rise.
Albus non era mai stato più di tanto interessato alle ragazze, per quanto queste gli andassero dietro. Nel tempo si era convinto che era proprio questo suo essere disinteressato a renderlo una calamita, per Scorpius era sempre stato facile, aveva la fama del puttaniere e basta. Albus era un po' come Lily: desiderato, solo che non si rendeva cono di esserlo. Alla fine, si disse, era proprio il motivo per cui lui si era innamorato di lei. Non aveva bisogno di chissà quali scenette, preghiere e quant'altro per chiedere di uscire ad una. Albus invece aveva avuto una sola ragazza in quegli anni, Leah Smith, e ci era uscito sì e no per sei mesi, poi il loro amore non aveva superato l'estate.
«Ti va se ti presento una?» domandò continuando ad osservare il compito che adesso era di un Grifondoro del terzo anno. L'amico di fronte a lui alzò di scatto la testa, poi ridusse gli occhi a due fessure. «Scorpius Hyperion Malfoy che stai combinando?».
«Niente» disse arricciando il labbro. «Devo solo mantenere una promessa fatta ad un'amica».
STAI LEGGENDO
Come te ||Scorily
FanfictionScorpius ultimamente si era scoperto a fissare un po' troppo l'innocentissima sorellina del suo migliore amico e si sa che la sorella del migliore amico è sempre off limits. "ultimamente" era un lasso di tempo che andava dall'inizio del suo settimo...