Prologo

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Paura.

All’inizio pensava di provare soltanto quella, impregnata di paura esattamente come lo può essere una spugna di acqua. Eppure, dopo pochi attimi comprese che la paura non era l’unica cosa che sentiva, una fitta lancinante la colpì allo stomaco, i suoi occhi si aprirono di scatto e tutto ciò che riuscì a vedere fu la stanza totalmente anonima di un ospedale. Non ci mise molto a notare che la sua pancia aveva perso il classico gonfiore di chi sta portando avanti una gravidanza. La paura la travolse, il suo corpo era in balia di essa, si girò di lato e scese dal letto, mentre staccava tutti i fili e gli aghi che le avevano messo per tenere sotto controllo i suoi valori. Individuò la porta, barcollando a causa del dolore, la raggiunse, si aggrappò alla maniglia come se dall’apertura di quella porta dipendesse tutto il suo mondo. La luce forte dei neon la confuse, pensò che probabilmente le fosse stata fatta dell’anestesia, si costrinse a non cedere sul pavimento e a continuare la sua disperata ricerca. Cosa cercava? Chi cercava? Non lo sapeva nemmeno lei, ma nonostante tutto qualcosa le diceva che là fuori si trovavano le risposte a tutte le su domande. Girò la testa in entrambe le direzioni, prima a sinistra e dopo a destra, la seconda volta vide ciò che cercava, o meglio chi cercava. Sua madre le venne in contro correndo, con occhi intrisi della preoccupazione che solo una madre può provare per un figlio, la stessa che vide riflessa negli occhi della ragazza.

«Mamma» la voce uscì dalla sua bocca come fosse stato un sussurro «dov’è il mio bambino?»
La donna non sentì le parole della figlia, la quale fu costretta a parlare con un tono di voce più alto «Mamma, dove si trova mio figlio?»

«Sta bene, lei sta bene» fece un cenno con la mano e due infermieri si avvicinarono velocemente. Lei? Aveva avuto una figlia, nonostante non ricordasse quando e come la bimba avesse lasciato il suo corpo. Rincuorata dalle parole della madre, la ragazza si lasciò riaccompagnare in stanza, dove delicatamente venne fatta sdraiare sul lettino.

«Salve, sono il medico che si è occupato del vostro caso. Siete arrivati stamattina entrambi privi di sensi. Fortunatamente, suo marito non presentava particolari danni fisici, quindi lo abbiamo lasciato in secondo piano per poterci prima occupare di lei e della bambina. Abbiamo valutato la salute della bambina, assicurandoci che entrambe non aveste lacerazioni o danni interni.» Un medico, entrato senza che lei potesse notare la sua presenza, aveva inizia a rispondere alle sue domande mentali mentre piano piano leggeva la sua cartella medica «Purtroppo la placenta si è separata dall’utero a causa del forte scontro, abbiamo adoperato un cesareo di emergenza e la bambina ne è uscita sana e salva.»

Ora ricordava. Lei e il suo ragazzo stavano tornando a casa dopo una serata a casa del padre di lei. Ad essere sinceri se l’erano svignati, odiava le serate in famiglia, specialmente se con la sua di famiglia. Erano diretti nella casa che avevano acquistato dopo tanti sacrifici, quando una jeep li aveva colpiti.

«Come sta lui?» sua madre e ora pure il medico avevano già detto che la bambina era salva, ma nessuno aveva approfondito la salute del suo ragazzo.

«Suo marito? Lui s-»

«Non è mio marito, siamo fidanzati per il momento.» odiava che secondo tutti una donna incinta doveva essere sposata con il padre del bambino.

«Non mi era stato riferito.» l’imbarazzo trapelò dalla sua voce «Sta bene, non ha nessuna ferita grave, qualche graffio in giro ma niente che possa farla preoccupare. È disteso sul lettino dietro la tenda alla sua sinistra.»

Si girò così in fretta che i suoi capelli, raccolti in una coda, le colpirono il volto. Si domandava come non aveva notato la tenda, sicuramente si mimetizzava bene con il resto della stanza perché anche essa era bianca. La spostò più in fretta che poté, senza mai abbandonare il suo lettino. Dopo il quarto gesto con la mano riuscì a scorgere il suo viso. Aveva tre graffi sul volto: sul labbro inferiore, sulla guancia destra e sul sopracciglio sinistro.

Un giorno d'estate [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora