Capitolo 45

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Jo

Il mio telefono squilla sul comodino quindi mi allontano dalle braccia di Hero, afferro il telefono e socchiudo gli occhi mentre leggo il messaggio.

Da Mercy: ho fatto quello che mi hai chiesto, Jo. Incontriamoci alla Berners Tavern alle 12.

Sospiro di sollievo. Oh grazie Mercy. Digito rapidamente una risposta.

A Mercy: grazie mille Mercy. Sono in debito con te.

Dopo qualche secondo vedo che già sta digitando una risposta.

Da Mercy: No te lo devo. Grazie per avermi difeso così Jo. Sei la migliore. Spero che tutto vada bene per te dopo.

Lo spero anche io.

Vado tranquillamente in cucina e preparo la nostra colazione. Hero deve mangiare qualcosa se vuole superare la partita di calcio di oggi, di cui sono grata. È la mia occasione per me per sgattaiolare fuori e incontrare Mercy. Odio avere segreti con Hero, ma questo non è qualcosa che deve per forza sapere.

Preparo uova, pancetta e un po' di caffè. Quando finisco tutto, sveglio Hero e lo costringo a fare la doccia. Sembra che stia molto meglio ora dopo quel confronto con sua madre ma posso ancora vedere l'ombra della stanchezza nei suoi occhi. Ha passato anni a reprimere il suo trauma e in un istante è scoppiato tutto. Non è stato facile, questo è certo, ma sono felice che alla fine abbia detto qualcosa. È l'inizio del processo di guarigione, suppongo.

Ma chi sto prendendo in giro?

Non so nulla di quelle stronzate psicologiche. Tutto quello che mi interessa è il benessere di Hero. È la cosa più importante per me: vederlo felice.

Una volta che si è fatto la doccia e si è vestito per la partita, ci sediamo intorno al tavolo e mangiamo in silenzio. Non voglio dire nulla a meno che non voglia iniziare una conversazione. Però non penso perché lo vedo perso nei suoi pensieri.

"Quali sono i tuoi piani mentre sono fuori oggi, piccola?" Finalmente rompe il silenzio e io sorrido.

"Mi incontro con Mercy per pranzo." gli dico vagamente.

Annuisce, apparentemente soddisfatto della mia risposta "sono contento che tu vada d'accordo con lei".

"Anche io".

"Mi dispiace che il resto della famiglia..."

"Hero per favore..." lo interrompo subito.

Lancia la forchetta, colpendo il piatto con un forte rumore che mi fa sussultare "per favore un tubo!" Ringhia, la mascella si serra e stringe le mani in pugni. È molto raro vedere hero così arrabbiato. È sempre stato il più calmo tra noi due. Ma quando si tratta di questo, la sua famiglia e il modo in cui hanno trattato la nostra relazione, si trasforma facilmente in un'altra persona.

Non sopporto di vederlo cosí e mi sento completamente impotente. Quindi mi alzo in piedi, portando il mio piatto nel lavandino. "Farai tardi" gli dico un pó troppo agitata. Lo sento spostare la sedia e pochi istanti dopo, mi avvolge in un forte abbraccio da dietro, appoggiando il mento sulla mia spalla.

"Mi dispiace. Non volevo spaventarti piccola" sussurra dolcemente "sono solo...arrabbiato. Arrabbiato di come ti trattano così ingiustamente" spiega, sospirando esasperato.

"Andrà tutto bene, amore" dico con certezza ma più a me stessa che a lui "ora davvero dovresti andare" gli ricordo.

"Non voglio lasciarti" confessa.

"Devi, i ragazzi ti aspettano. Non voglio che pensino che li stai abbandonando a causa mia."

"Sanno che preferirei passare del tempo con te piuttosto che sprecare tempo con loro" ridacchia, la sua voce finalmente si tinge di umorismo.

vergine a 20 anni | herophineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora