capitolo 1

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Anno 2064

Uno dei suoni piú fastidiosi nella vita dell'uomo è sicuramente quello della sveglia. Un suono acuto, incessante e capace di cambiare ritmo nella frazione di un secondo, un suono che ti obbliga ad aprire gli occhi e smettere di sognare, per cominciare a vivere un'altra giornata.

Ed è proprio per quel suono acuto che apro un occhio e allungo la mano per fare cessare quel coso. Puntello i gomiti sul materasso e mi prendo la testa tra le mani, facendole scivolare sul viso. Mi guardo intorno, la stanza come al solito è in disordine. Vestiti sparsi ovunque, ormai non so più dove sono i mobili. Vedo solo vestiti. Solo il letto è salvo

"devo dare una ripulita" penso tristemente "se entra mamma sicuro le prende un infarto"

Ridacchio al solo pensiero. Fortuna che abito da sola da un po'.

Mi alzo a fatica, mi appendo letteralmente all'anta dell'armadio che ho appena aperto. Vuoto. Completamente vuoto.

"devo ASSOLUTAMENTE mettere a posto" penso. Con poca voglia inizio a cercare i vestiti da mettere quel giorno. Quando li ho finalmente trovati mi dirigo in bagno per la mia beauty routine quotidiana.

Mi guardo allo specchio, sembro uno zombie.

Dopo essermi lavata la faccia passo la crema giorno in viso.. non tanto perché sono vecchia (ho ancora 25 anni per Diana!) Ma perché nonostante l'acqua gelata sembra ancora che stia dormendo. Grazie alla crema il viso prende un po' di elasticità e sembro piú o meno sveglia. Passo l'eyeliner nero sui miei occhioni verdi e subito dopo il mascara. Spazzolo i miei capelli rosa e mi lavo i denti.

Esco dal bagno e mi dirigo in cucina. Di tutte le stanze di questo appartamento solo la camera da letto sembra un campo di battaglia, mentre le altre sembrano uscite da una rivista. Adoro pulire , e sono piuttosto brava, ma purtroppo ho l'abitudine di gettare vestiti a casaccio in camera "perché probabilmente dopo mi serviranno".

Esco di casa vestita con camicetta smanicata bianca e gonna nera a vita alta. Indosso scarpe da ginnastica ai piedi e in mano (oltre alla pochette) ho un paio di scarpe con tacco 10. Apro lo sportello della macchina e mi dirigo a lavoro.

20 minuti di strada separano il mio appartamento dall'azienda, e pensare che manco ci speravo di finire a lavorare proprio lì.

Per un caso fortunato sono diventata la segretaria personale del direttore di "Suna™" una delle poche (forse l'unica) ad avere il monopolio di apparecchi tecnologici. Telefoni, tv,computer, droni.. tutto quello che è tecnologico a all'avanguardia lo abbiamo fatto noi.. cioè lo hanno fatto loro. Lavorano sia per i cittadini che per le autorità. Ma per quest'ultima le tecnologie che usiamo sono riservate.

Ho conosciuto il direttore un anno fa ad un aperitivo in un locale in centro di Miami. Ci avevano scambiato gli aperitivi al bancone. E tra uno scambio di battute e un altro il giorno dopo ero nel suo ufficio per essere assunta come segretaria personale. Mi disse semplicemente che aveva bisogno di una persona con il mio carattere e la mia grinta. Io invece credo il contrario. Sono convinta che avesse bisogno di qualcuno che tenesse a freno la sua "mano lesta" ed evitasse che il suo matrimonio di finisse a rotoli. Non che non ci abbia provato, anzi! Dal primo secondo che misi piede in quell'ufficio lui azzardo per due volte di appoggiare la sua "mano di velluto" (cosí la chiama) sul mio fondo schiena. Ovviamente gli impedii di arrivare al suo scopo e al terzo tentativo gli minacciai di tagliargli la mano di netto con taglia carte che aveva sulla scrivania. Il giorno dopo avevo un contratto a tempo indeterminato e uno stipendio da fare girare la testa.

Parcheggio l'auto nei sotterranei, infilo i tacchi, lancio le scarpe dietro i sedili e prendo l'ascensore per salire al ventesimo piano.

Non è un palazzo altissimo, anzi si può dire che è uno dei più bassi qui, ma solo perché questa è una filiale che stava andando a rotoli e che il presidente (direttamente dal Giappone) ha deciso di tirarla su con le proprie mani. Il suo sogno e che questa sia una delle 3 aziende che gestirà uno dei suoi figli (uno per azienda). Ma è ancora indeciso a chi e quando lascerà le redini.

Anzi non so nemmeno quando parte per andare a trovare la sua famiglia. So solo che un giorno c'è e il giorno dopo no, con tanto di nota sulla scrivania "ci vediamo tra 2 settimane" ,lasciando l'intera azienda a me.

Molte volte vorrei ucciderlo .

Mi guardo allo specchio dell'ascensore per controllare che tutto sia a posto. Poi appena si aprono le porte mi dirigo in presidenza. In realtà avrei anche un ufficio tutto mio ma ci entro solo per far accomodare gli ospiti quando il capo è in riunione.

Durante quei pochi metri saluto i vari dipendenti calorosamente. All'inizio sembravano tutti schivi ma dopo appena due giorni ho capito che in realtà sono buoni ed ottimi impegnati. È solo la Mattina che è traumatica.

Anche i nostri uffici non sono enormi. Anzi azzarderei a dire che sono anche piuttosto piccoli. Ma siamo pochi ed è anche giusto così. Solo noi dipendenti in ufficio saremo una ventina. Se poi messi insieme agli operai nell'azienda di fianco, camionisti, sotto segretari e altri dipendenti non raggiungiamo nemmeno le 400 persone.

Busso alla porta del direttore. Una porta di legno chiaro, quasi bianco e ai lati gigantesche finestre. Le sottili tapparelle bianche sono abbassate, probabilmente il capo è già arrivato ha iniziato già a lavorare. Mi sono sempre chiesta a che ora arrivasse, e non solo io. Alcuni dicono che dorma direttamente lì. In effetti nessuno l'ha mai visto uscire.

Non aspetto risposta e apro subito la porta. Il capo è seduto dietro la scrivania. Il gigantesco pc acceso con minimo 10 pagine aperte e una marea di fogli sparsi nella scrivania.

-buon giorno signor Rasa-

Sentendosi chiamare alza la testa e mi sorride.

Devo ammettere che è comunque un bell'uomo nonostante abbia 52 anni suonati. Capelli corti color nocciola, occhi dal taglio orientale (tipico dei giapponesi) scuri, sguardo freddo. Non molto alto ma ha un fisico asciutto, quasi atletico. Tutto quello che indossa gli sta divinamente. Intelligente, buon osservatore, gran oratore e soprattutto innato senso per gli affari. Unico difetto: l'oro.

Con se porta sempre una boccettina di oro in polvere al collo che usa a suo piacimento. Come? Forza di volontà. Basta anche un solo pensiero che la boccetta di stappa da sola e la polverina esce, finendo per essere praticamente il suo terzo braccio.

-buon giorno signorina Tsundere- ecco ci risiamo.

-Haruno, Sakura Haruno per favore- lo imploro. Da quando l'ho minacciato mi ha soprannominato "tsundere". Dice che si adatta perfettamente al mio "carattere"

Di fianco al capo c'è il suo fedele amico e consigliere personale Baki. Sicuramente di ritorno dal Giappone per qualche altro progetto top secret.

Saluto anche lui con il mio solito sorriso. Lui al contrario di Rasa, non risponde. Si limita ad alzare la testa e a fissarmi per qualche secondo per poi tornare sui documenti che ha in mano.

Mi manda in bestia quando fa così! Dannato pelato chi ti credi di essere?! Gli tirerei volentieri uno schiaffo in quella testa pelata e perfettamente lucida solo per sentirne il suono!

Anche lui stessa età del sig. Rasa, ma con degli strani tatuaggi sotto gli occhi. Carnagione scura. Sembra abbronzato tutto l'anno. E soprattutto è pelato. Fisico molto più palestrato del capo, ex generale della difesa militare iraniana. Nonostante siano passati davvero troppi anni da quando ha lasciato il servizio militare, continua ad avere lo stesso carattere e portamento. Sembra sempre che sia pronto per la guerra.

Decido di ignorare questo atteggiamento e mi avvicino alla scrivania.

-c'è un sacco di lavoro oggi, Tsundere , dobbiamo preparare tutto per l'arrivo di mio figlio!-

Da un mese a questa parte sembra che Rasa si sia deciso di lasciare le redini ad uno dei suoi figli maschi. La figlia femmina ha già avuto la sua azienda vicino a quella del padre. "per tenerla sotto controllo" mi disse una volta.

-certo, dove devo cominciare?-

Rasa mi porge alcuni documenti e inizia a farmi l'elenco di email da spedire, documenti da fotocopiare e altre pratiche burocratiche che lui ovviamente non ha la minima voglia di affrontare.

-ah e oltre a questo dovresti organizzare una riunione aziendale per questo venerdì. Voglio tutti quanti, comunicherò loro che lascerò l'azienda a mio figlio e che da qui ad un mese ci saranno cambiamenti-

-quindi avete già deciso a chi lasciarla?-

- no, sono ancora indeciso. Tutte e due sono degli ottimi candidati- mi dice appoggiando il mento sul palmo sinistro. Questa cosa lo sta letteralmente affaticando.

-capisco. Se sono così bravi sarà difficile poiché questa azienda è una delle più piccole e quella che ha avuto più difficoltà nell'ultimo periodo-

Prendo i fogli che Baki mi sta "gentilmente" porgendo.

-no questa azienda vale più di quelle che abbiamo, ed è proprio per questo che il sig. Sabaku ha bisogno di ponderare bene le sue scelte. Sono due ragazzi formidabili, ma ci vuole polso e un innato senso degli affari per mandarla avanti-

Ha parlato finalmente! Ovvio non sono le parole più dolci, anzi il tono é acido e quasi schifito, ma almeno mi ha rivolto la parola!

-qualsiasi cosa deciderò lei rimarrà la segretaria personale del futuro presidente, non si preoccupi. Ah e prima che inizi il suo lavoro potrebbe portarmi un caffè? Lo vuoi anche tu Baki?- chiede Rasa volgendo lo sguardo dolce prima su di me e poi sul suo amico. Se non fosse felicemente sposato ci avrei fatto un pensierino..

-macchiato freddo-

Finisco di raccogliere i documenti e lascio la stanza. Poi svolto a destra e mi dirigo nel mio piccolissimo ufficio. Nessun tocco personale. Pareti bianche, una pianta verde, finestra gigante che da sulla strada, una scrivania di legno chiaro e uno scaffale piccolo sempre dello stesso colore. Appoggio i documenti sulla scrivania e mi cade l'occhio sull'unica foto che ho. La prendo tra le mani e la bacio. È la foto dei miei genitori al loro 25 esimo anniversario di matrimonio. Si sposarono quando mia madre era al sesto mese di gravidanza. Ripenso a quando mi manchino e decido che quella sera gli averi chiamati... chissà se non uscivo troppo tardi gli avrei portati in un ristorantino per una cena un famiglia. Lascio la foto e prendo la cornetta del telefono. Digito il numero del barista difronte all'ufficio. Intanto che squilla il telefono accendo il mio pc e digito la mia password. Dall'altra parte del telefono mi risponde il famoso barista. Ordino tre caffè e un croissant ai frutti di bosco e riaggancio. Ovviamente il terzo caffè e per me. Lo faccio ogni mattina e al capo non dà nessun fastidio .. ci mancherebbe, A volte salto il pranzo per stagli dietro!

Inizio così la mia giornata, corro a destra e sinistra, organizzo riunioni, colloqui di lavoro, scorto il capo in tutto lo stabile e in quello a fianco per vedere i lavori come procedono, salto anche oggi il pranzo, riunioni, ancora riunioni, documenti, fax, riunioni e finalmente arriva la sera.

Dopo tutto quel via vai ho le gambe a pezzi, una fame da lupi e mi sento leggermente nervosa. Guardo l'orologio. Anche oggi ho fatto le 21.30. sono troppo stanca per mangiare fuori. Magari chiamo i miei solo per sentirli. E poi mi vado a prendere un pezzo di pizza prima di collassare sul divano.

Prendo il cellulare dalla borsa che ho abbandonato sta mattina in ufficio. 10 messaggi

Due di papá che mi avvisa che per alcuni giorni non ci saranno, pubblicità e una di Ino. Ino è l'unica ragazza con cui mi sono legata durante la settimana di work shop in Giappone con il mio capo. Lei lavora in un'altra azienda, fa la contabile per "Uchiha Group". Questa azienda diversamente dalla nostra si occupa di farmaceutica. Si occupano di trovare una soluzione agli effetti collaterali della famosa tempesta solare accaduta vent'anni fa.

"da gradi poteri derivano grandi responsabilità". Penso tristemente. Quasi tutti i miei compagni avevano sviluppato qualche sorta di potere, mentre io niente. Mi sarebbe piaciuto averne uno, anche piccolo.

Non si sa in che modo questi poteri si manifestino, ne come o cosa sono. C'è a chi sono spuntate orecchie e artigli, c'è chi ha preso padronanza dell'arte bianca o nera, chi può avere il mondo delle ombre ai suoi piedi ( la parte oscura dell'essere umano) e chi il suo contrario. Si dice che oltre a questi poteri siano usciti anche creature, chi dice demoni e chi spiriti, che sono stati "ospitati" controvoglia da ragazzini innocenti. 9 sono i ragazzini ma solo i capi delle nazioni sanno chi sono. Sono ragazzini che hanno una forza e un potere incredibile, capaci di controllare il mondo e di sottometterlo ai propri piedi. Nessuno sa chi siano, ne che volto abbiano. E spero vivamente di non incontrare uno. So solo che alcuni di questi sono stati brutalmente uccisi ,chi per smania di potere e chi invece per paura.

Mi riscuoto da questi cupi pensieri e decido di rispondere alla mia amica. Mi ha invitato ad un piccolo party in un locale poco lontano da casa, ma sono troppo stanca per poter andare. Raccolgo le mie poche cose e mi dirigo nell'ufficio di Rasa per dargli la buona notte.

Busso piano questa volta e mi affaccio. Rasa è ancora la computer, intento a scrivere. Silenziosamente entro e mi schiarisco la voce.

Lui mi guarda, si toglie gli occhiali da vista e mi fa cenno di avvicinarmi alla scrivania. Faccio come mi dice mettendomi di fronte. Non vorrei mai che gli passasse in testa di regalarmi una carezza con la sua "mano di velluto". Sorride a questo mio gesto. Si, sicuramente e quello che voleva fare.

Mi guarda intensamente negli occhi e vedo delle sottili occhiaie. Deve essere molto stanco.

Appoggia i gomiti sulla scrivania e congiunge le mani come in preghiera.

Sta altri 10 secondi in questa posizione e poi sospira. Si stende sullo schienale della sedia e punta il suo sguardo in alto

-venerdí presenterò i miei figli a tutti-

Mi dice sempre guardando in alto

-avranno un mese di tempo per stupirmi. Ognuno di loro guiderà l'azienda per due settimane. A fine mese sceglierò chi far rimanere- stacca Gli occhi dal soffitto e li punta su di me. Sento un brivido lungo la schiena. È serio. Dannatamente serio.

-voglio che tu sia a disposizione di entrambi. Sarai la loro guida. Aiuterai entrambi a dare il meglio e illustrerai loro come funziona. In questo mese dovrei occuparti di cose un po' più delicate- marca la voce sull'ultima frase. So dove vuole arrivare. Dovrò occuparmi di questioni riservate tra loro e lo stato americano. Inizio a sudare freddo solo all'idea. Non posso fare passi falsi. Non solo verrei licenziata in tronco ma scatenerei una guerra che sarà difficile da sedare.

-ne siete sicuro?- chiedo

-si. In questo anno hai dimostrato di avere polso e grinta. Vedi come me anche i ragazzi sono stati colpiti da quella famosa tempesta. Io allora ero sposato da pochi anni e il più grande aveva 5 anni, mentre il più piccolo era solo un piccolo puntino nel ventre di mia moglie- Perdo un battito. Quindi anche loro sono potenzialmente pericolosi?

-non posso lasciare che Baki si occupi anche di loro due.Ormai è troppo vecchio per farlo- una piccola risata esce dalla sua bocca, ma è amara

-sará solo per questo breve periodo. Dopo di che, appena avrò scelto , tornerà a fare quello che faceva prima, o quasi. Resterà al fianco del ragazzo anche nelle questioni delicate. Voglio che diventi come un secondo Baki per intenderci-

-cinico e con un senso dell'umorismo pari a zero?- dico per sdrammatizzare

-no no assolutamente.- abbozza un altro sorriso

-voglio che sia fedele e decida come Baki. Che supporti mio figlio in tutto anche se l'azienda disgraziatamente dovesse cedere. Peró non si preoccupi. Ci terremo strettamente in contatto. Per qualsiasi cosa potrà chiamarmi.- mi porge un bigliettino con il suo numero privato. Perdo un altro battito. Come ho fatto ad arrivare fin qui?

-mi raccomando, acqua in bocca fino a venerdì-

-non si preoccupi, è un buone mani-.

Resto altri cinque minuti per i convenevoli, poi esco dall'ufficio e mi dirigo in ascensore. Lo prendo e scendo nei sotterranei. Appena le porte si aprono avanzo verso la mia auto, ma qualcosa attira la mia attenzione. Una macchina, una Mercedes nera, si è appena fermata. Continuando a camminare mi accorgo con la coda dell'occhio che qualcuno sta scendendo. Mi fermo davanti la portiera della mia auto, prendo le chiavi e istintivamente alzo la testa. Guardo la persona appena scesa, è un uomo. Alto 1.80 credo. Mocassini ai piedi, jeans scuri e maglietta a collo alto fasciano perfettamente il suo corpo. Poi il mio sguardo si posa sul suo. Anche lui mi sta fissando. Un brivido percorre tutto il mio corpo. Carnagione non troppo chiara, labbra e naso perfetti. Capelli rossi come il fuoco, leggermente arruffati , bellissimo. Ma sono i suoi occhi a lasciarmi senza fiato. Dei bellissimi occhi verde-acqua, contornati da una matita nera spessa. Sopra gli occhi ha un tatuaggio che non riesco ad identificare. Continuo a fissarlo e lui pure. Il suo sguardo freddo e serio mi intimorisce ma per qualche strana ragione sento le guance in fiamme.
"wow" non riesco a pensare ad altro. Poi lui si gira e inizia ad incamminarsi verso l'ascensore. Io inserisco le chiavi nella portiera della mia Peugeot, salgo, metto in moto ed esco dal parcheggio.

Compro del cibo in un fast food e torno a casa. come un automa apro la porta e senza troppi preamboli mi scaravento sul divano. Accendo la TV e inizio a mangiare. L'immagine di quell'uomo è ancora nella mia mente. Decido così di scacciare via quella bellissima immagine dalla mia testa e di tentare di dormire. Prima di chiudere gli occhi ed abbandonarmi a Morfeo mando un messaggio ai miei genitori. Dopo di che ripenso a tutto quello che era successo durante il giorno.

"Sarà un mese impegnativo. Spero di esserne all'altezza". L'ansia inizia a salire, la sento. Mi guardo intorno e scorgo la boccetta di Xanax sul tavolino. La prendo, verso qualche goccia in un bicchiere con un dito d'acqua e bevo. Forse quella notte sarei riuscita a dormire serenamente. Dopo poco le gocce iniziano a fare effetto e piano piano sento le palpebre appesantirsi. Finalmente mi addormento con l'unico pensiero che mi sarebbe piaciuto incontrare ancora quel'uomo.  

TSUNDEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora