capitolo 3

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Quella mattina Sakura ci mise più del solito a prepararsi per andare a lavoro. Aveva passato la notte completamente insonne. Si guardò allo specchio e delle profonde occhiaie contornavano i sui bellissimi occhi verdi, il colore del viso più pallido del solito e i suoi adorati capelli rosa avevano assunto la forma di un enorme cespuglio crespo.

Si trascinò con poca voglia verso la porta di casa, recuperando qua e là fogli e documenti sparsi per il corridoio. Da quando i due ragazzi avevano preso il posto del padre, alla poverina erano stati moltiplicati i compiti da svolgere, le riunioni a cui doveva presenziare e alle mille domande e proposte di quei due ragazzi, oltre alle varie problematiche dei dipendenti che adesso solo lei poteva gestire. Era arrivata al punto che si portava il lavoro a casa, per poter far fronte a tutto quel casino in cui l'aveva lasciata "mano di velluto".

Aveva passato le prime due settimane entusiasta per il nuovo ruolo che le avevano affidato, non solo perchè adesso aveva capito il suo potenziale che fino a quel momento le era sconosciuto, ma anche perché quel famoso lunedì ad accoglierla nello studio del padre c'era Kankuro e non il rossino.

Kankuro in quelle settimane era stato proprio un gentil uomo, sempre con un sorriso sulle labbra e una parola dolce per i suoi dipendenti. L'unica pecca era che si perdeva in un bicchiere d'acqua. Non riusciva bene a portare avanti una riunione per più di mezz'ora, costringendo spesso Sakura a prendere la situazione in mano. Ma poco importava, le sarebbe andato bene se fosse rimasto lui, ma purtroppo il destino le remava continuamente contro. Esattamente due settimane dopo il famoso rossino si era fatto vivo, spodestando il fratello maggiore e prendendo definitivamente le redini dell'azienda. Al contrario di Kankuro, Gaara riusciva a tenere testa a qualsiasi problema, appariva sempre calmo e freddo, sempre pronto ad ogni evenienza e non si scomponeva mai. Riusciva a fare più cose contemporaneamente, e tra queste molestare Sakura era una delle sue preferite.

Come ogni mattina Sakura entrava in ufficio del rossino mettendo in mostra uno dei sorrisi più falsi che riuscisse a fare. Nonostante le varie minacce, Gaara non si era mai perso d'animo e continuava imperterrito quello che definiva:

-.. un piccolo passatempo, sai è dura stare seduto qui, lontano da casa, in una città nuova e senza poter gioire delle delizie che questa magnifica città offre- lo aveva detto con il solito sorrisetto strafottente ed una strana luce negli occhi.

-Buongiorno Gaara-san- entrò senza nemmeno bussare. Ormai le buone maniere le aveva abbandonate da quando Kankuro se ne era andato definitivamente

-Sabaku-sama- ribattè lui senza staccare gli occhi dal foglio che stava visionando

-già è troppo il "san"- Sakura fece una piccola smorfia e si avvicinò alla scrivania, dove con poca grazia, lascio cadere i fascicoli che poco prima aveva raccolto qua e là, pronti per essere visionati e approvati.

Ormai Gaara aveva fatto l'abitudine alla poca grazia che la ragazza dai capelli rosa le riservava da due settimane a questa parte, ma per lui non era un grosso problema. Anche perché preferiva questo tipo di atteggiamento che quel sorriso falso e le parole gentili che usava quando non erano soli. Ne era quasi felice di questo, e ogni santo giorno la provocava sempre di più per farle uscire quel lato di lei che tutti definivano "Tsundere" e che aveva placato i bollenti spiriti del padre... ma non i suoi.

Alzò lo sguardo su di lei, scrutandola a fondo per capire cosa le avrebbe fatto perdere la testa quella mattina, e nello stesso momento raccolse il primo fascicolo dalla piccola pila che si era formata. Si soffermò a guardarla dall'alto in basso e si rese conto che era diventata leggermente rossa in volto. Notò con molto dispiacere le profonde occhiaie che la poverina aveva cercato di nascondere sotto il make up forse più marcato del solito.

TSUNDEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora