Capitolo 3.

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YURI

Ascoltai le parole veloci e ansiose di quello che riconobbi come l'allenatore di Victor con un orecchio solo.

Lo vedevo lì sulla soglia della porta, apparentemente intento ad osservare con curiosità il mio ufficio, lasciando a Yakov il compito di spiegarmi per sommi capi cosa mi era richiesto.

Ma anche lui seppe dirmi ben poco: tanti ci avevano provato, nessuno era riuscito a capirci niente.

La mente di Victor Nikiforov rimaneva ancora chiusa agli estranei.

Nel giro di due minuti, Yakov era riuscito a spiegarmi quella che secondo lui era la situazione, dicendomi che non lo ascoltava e non si allenava più da quasi un anno e mezzo. E che ora metteva tutto nelle mie mani.

Questa frase mi fece concentrare completamente su di lui per la prima volta da quando era entrato.

"Mi è stato detto che lei si occuperà eclusivamente di Victor, quindi avevo pensato di portarlo qui da lei tutti i pomeriggi".

Mi resi conto in tempo che non era una domanda, aveva già deciso lui, ed effettivamente non avrei avuto altro da fare, quindi mi limitai ad annuire.

"Bene, è stato un piacere averla conosciuta", mi strinse la mano.

"E tu Victor vedi di comportarti come si deve, ci vediamo dopo", mormorò quando gli passò vicino.

Poi afferrò la maniglia della porta che non era neanche stata chiusa dal loro arrivo e la sbattè dietro di sè.

VICTOR

Osservai Yuri mentre riaccomodava l'unica cartellina che ingombrava la scrivania.

Non mi aveva ancora rivolto un cenno da quando Yakov se ne era andato, ma io sarei potuto benissimo rimanere ore intere ad osservarlo senza parlare.

"Siediti pure", disse invece indicandomi una sedia.

La raggiunsi con due passi e mi ci lasciai cadere sopre. Mi aspettavo una reazione da fan isterico e urlante, ed invece mi aveva stupito...

Per la seconda volta da quando lo conoscevo...

"Noi ci siamo già incontrati, tempo fa...n-non so se lo ricordi..."

"Yuri Katsuki...", mormorai a fior di labbra e rivolgendogli un sorriso, "...sì, me lo ricordo...".

Lo vidi sussultare impercettibilemente quando pronunciai il suo nome, ma fu bravo a non farlo notare troppo.

Ooh, allora ecco cos'era. Si stava trattenendo.

E se voleva giocare al gatto col topo lo avrei accontentato.

Molto volentieri.

Volevo che capisse perchè fra i tanti ai quali il dottor. Nishigori, il suo primario, mi avrebbe potuto affidare, fosse stato scelto proprio lui. 

Mi raddrizzai sporgendomi sulla scrivania e incrocia le braccia sul legno del tavolo.

"...Fu il giorno in cui ci stupisti tutti partecipando al torneo con la mia coreografia, se non sbaglio. Fu la tua ultima comparsa sul ghiaccio, poi sei sparito. Ora voglio sapere perchè."

YURI

O. Mio. Dio.

Che stava succedendo? Lui non era quello che davanti ai giornalisti non era riuscito neanche a mettere una parola davanti all'altra?

Qualcosa non andava...

Rimasi un attimo in silenzio, sbalordito.

Il fatto che Victor Nikiforov sapesse con esattezza cosa avevo fatto quel giorno e che fosse informato sulla mia carriera da pattinatore stava a significare che il mio piano di allora di far colpo su di lui era riuscito.

Pazzo di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora