YURI
Mi svegliai con l'eco di un tonfo che si disperdeva in lontananza.
Il cellulare che la sera prima avevo appoggiato sul comodino segnava le 11.23, il che stava a significare che avevo dormito molto ma molto più del dovuto.
Con uno sforzo immenso mi misi a sedere e poggiai i piedi a terra.
La luce che entrava dalla finestra quasi mi accecava. Mi avvicinai al vetro e aprii un'anta per far entrare un po' d'aria.
L'aria salmastra del mare mi invase le narici e mi svegliò del tutto.
Incredibile quanto fosse vicino il mare, da lassù me ne rendevo veramente conto.
Uscii dalla camera e entrai nel guardaroba che Victor aveva messo a mia disposizione: rintracciai un paio di pantaloni più o meno della mia misura e una maglietta leggera celeste con la quale non sembravo proprio un bambino di sei anni.
Dopo essere passato dal bagno per darmi una sciacquata mi fermai sul ciglio delle scale.
Dal piano inferiore sentivo un basso borbottio alternato ogni tanto da qualche parola in una lingua straniera.
Dal tono, sospettai subito fossero imprecazioni.
"E adesso che sta combinando?"
In casa, da solo con il mio primo e famosissimo paziente, nonché mio più grande eroe da tutta la vita, che tutti credevano pazzo e che io sapevo per certo paradossalmente attirato da me, ventenne psicologo alle prime armi.
Sicuramente delle imprecazioni erano il minimo che potessi aspettarmi da quell'assurda situazione.
In salotto non c'era, e quando stavo iniziando a preoccuparmi, un tonfo arrivò dalla cucina.
Dentro di me tirai un sospiro di sollievo e cercando di assumere un aspetto calmo e composto mi affacciai nella stanza.
Nell'aria aleggiava della polvere bianca, che poi capii essere farina e sul tavolo era stesa ad asciugare della pasta stesa alla meno peggio.
Victor era piegato davanti all'isola della cucina con in mano un mattarello.
Per un attimo lo guardai, o meglio, guardai i pantaloni tirare sulla pelle a causa del movimento forzato, forse gli stavano piccoli...
Non la dai a bere a nessuno. Gli stai guardando il culo.
Arrossii non appena realizzai ciò e mi affrettai a distogliere lo sguardo.
In quel momento, come richiamato dalla mia presenza, Victor si voltò verso di me e subito sorrise.
"Buongiorno dottore!", mi salutò agitando il mattarello, "perché sei tutto rosso?"
"N-niente, è il caldo...", risposi entrando in cucina sempre senza guardarlo.
"Cosa stai facendo?", gli chiesi poi per cambiare argomento.
"Avevo pensato di cucinare i pal'mèni per pranzo, ma non sono molto bravo ai fornelli".
Osservai la pasta sul tavolo e poi quella che stava cercando di stendere sull'isola: non avevo idea di cosa fossere i pal'mèni, ma vista la situazione, ai fornelli non sembrava neanche esserci arrivato.
Certo io non potevo giudicare. Vivevo con i manicaretti che mia madre mi inviava periodicamente, senza i quali sarei morto di fame.
Ma avevo bisogno di avvicinarmi a Victor in qualche modo, per indagare più su di lui e sulla storia che avevo letto su quel diario...anche se non potevo negare che lo facevo anche per un egoistico piacere personale.
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Pazzo di te
FanfictionE se il nostro caro Victor Nikiforov, pluripremiato pattinatore russo, conosciuto in tutto il mondo per l'eleganza dimostrata in svariati anni di carriera, impazzisse all'improvviso? E se alla base di questa pazzia, ci fosse un singolo e mingherlino...