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I giorni passavano e Jimin notava Taehyung sempre più strano. C'era qualcosa in lui che non quadrava e il non sapere cosa, lo infastidiva oltremodo.

Sembrava perdersi continuamente nei propri pensieri e molto spesso, non seguiva neanche ciò che gli altri dicevano. C'era qualcosa che non voleva dirgli, o meglio, che non riusciva ad esternare e non capiva il perché di questo quando si erano sempre detti tutto.

«Mi dici cosa ti passa per la mente? Sai che con me puoi parlare di tutto, anche delle cose più banali» iniziò il biondo.

Entrambi si trovavano seduti vicini su uno dei gradini all'ingresso del The Hell, in silenzio a contemplare il paesaggio circostante.

«Non lo so neanch'io sinceramente. Sono passate già due settimane e quello che ha detto Jin su quei due, mi ronza ancora in testa e poi... Quel bastardo non si è fatto più vedere» rispose giù di morale.

«E sei triste per questo? Lascialo perdere. Non sono persone affidabili e con cui è bello avere a che fare» Jimin ridacchiò mentre lo coccolava tra le sue braccia per allentare la sua tensione.

«Non sono triste. È solo fottutamente fastidioso il trattamento che riservano molti ricchi alle altre persone, che non sono come loro. Che società di merda» Jimin si limitò ad annuire perché, dopotutto, la pensava proprio come lui.

«Non ci pensare, d'accordo? Non ne vale la pena» Taehyung sorrise con affetto per poi iniziare a lasciare molteplici baci sulle guance paffute dell'altro.

Jungkook e Yoongi, che erano appena scesi dalle loro auto, guardarono con disprezzo quasi con disgusto quello scenario di smancerie amichevoli. Entrambi si rivolsero poi un'occhiata seria, e con alcuni fogli tra le loro mani, quelli che sembravano essere importanti documenti, si diressero verso l'entrata.

Il rumore delle scarpe dei due contro l'asfalto catturò l'attenzione dei ballerini che, a quella vista, persero i sorrisi che, fino a quel momento, avevano adornato i loro volti.

«Che siete venuti a fare qui?» domandò il grigio ostacolandogli il passaggio.

«Non intrometterti. Sono affari del tuo capo quindi lasciaci passare» sbottò il menta mostrando un atteggiamento indifferente ma sempre sulla difensiva.

«No. Io lavoro qui ed è mio affare e poi c'è Jin dentro. Non voglio che vi veda e soffra nuovamente per ciò che gli avete fatto»

Yoongi si avvicinò a lui di scatto, come se un'ape lo avesse appena punto, ma nel medesimo istante, Jimin tirò indietro Taehyung, tramite il suo braccio.

Non era il momento e poi, non ne
valeva minimamente la pena.

«Tu non sai un cazzo ed è per questo, che faresti meglio a chiudere la bocca» ghignò per poi afferrargli il polso e portarlo un po' più in là per non far ascoltare gli altri due. In seguito, accostò la bocca vicino al suo orecchio.

«Taehyungie...» sussurrò «Sei ancora arrabbiato perché, dopo la meravigliosa scopata che abbiamo avuto io e te, non mi sono fatto più sentire? Ti sono mancato? Non negare l'evidenza»

«E tu?» sfidò l'altro a sua volta «Sembravi alquanto irritato e pronto a cavarmi gli occhi, se solo ne avessi avuto l'occasione... Ti ha dato fastidio vedermi insieme a Jimin in quel modo così affettuoso? Ti sono mancato? Non negare l'evidenza» disse con un sorriso ripetendo le sue ultime parole finali.

Yoongi tentò di non muovere nessun muscolo del suo viso, per non fare trasparire le sue vere emozioni, ma gli risultò impossibile non farlo.

Sapevano come toccare l'uno l'animo dell'altro.

«Che poi lo hai detto anche tu...» sogghignò «Scopata. È stata soltanto una fottuta scopata per togliere l'eccitazione del momento»

Nel frattempo, Jimin e Jungkook si trovavano in uno stato di quiete, dove il silenzio regnava sovrano. Quest'ultimo, soprattutto, non degnava neanche di un misero sguardo l'altro, come se Jimin non fosse meritevole delle sue attenzioni.

In quelle due settimane aveva cercato di toglierselo dalla testa ma non era riuscito nel suo intento.

«Con calma e senza agitarsi... Perché siete qui? C'è qualcosa che non va?» domandò il minore cercando di non essere brusco.

Il moro non rispose, non era in vena di parlare in quell'istante, ma consegnò direttamente i documenti, tenuti poco prima dalle sue mani, affinché l'altro potesse capire il motivo della loro presenza lì.

Il ballerino prese quei fogli e iniziò con il dare una lettura al primo pezzo di carta. Non capiva molto di affari e cose inerenti a questo campo ma quelle sembravano essere fatture e solleciti di pagamenti mai avvenuti.

«Che significa tutto questo?» chiese letteralmente confuso.

«Non è chiaro? Se il tuo capo non pagherà i debiti, che si è messo sopra spalle, entro la data prestabilita, purtroppo si procederà con il pignoramento di molti beni per poi finire con lo sfratto totale» sputò acidamente e senza un briciolo di compassione.

Jimin strinse le labbra sentendosi estremamente impotente e confuso ma anche arrabbiato perché odiava il modo con il quale trattava gli altri.

«Che razza di debiti abbiamo con voi?»

«Non lo sai? I liquori, gli champagne e le altre vivande di alta qualità che vendete, secondo te, dove li acquistate?» chiese sarcasticamente «Li acquistate da noi, perché avete voluto quelli pregiati e che provenissero da altri parti del mondo e siamo noi ad organizzare i trasporti. Il tuo capo si è indebitato e adesso deve pagare»

«Parli come se ti mancassero i soldi! Quando per te sono come l'acqua che scorre, a palate! Non hai un briciolo di umanità e secondo me, lo hai fatto anche apposta!»

«Apposta? Si, ho i soldi ma qui si tratta di lavoro, solo lavoro. Dovrei pagare i fornitori di tasca mia, eh? Dunque, dici che dovrei fare così? Pago e lascio che voi ve ne approfittiate? Sono mesi che non pagate e non abbiamo voglia di sentire altre stronzate. Dove li mettete tutti i soldi che guadagnate con la gente che viene? Eh?» sbottò aspramente.

«Ti ho già detto che devi stare calmo, d'accordo? Non voglio litigare ma parlare civilmente quindi smettila e controlla il tuo fottuto umore di merda» suggerì guadagnandosi uno sguardo colmo di irritazione dal maggiore «A quanto ammonta il debito?»

«20 milioni di won»

«20 milioni?!»

Il biondo sbarrò i suoi occhi e nonostante avesse detto all'altro di non reagire d'istinto e tenere a bada il suo umore, lui lo fece strappando in più pezzi i documenti che aveva fra le mani.

E quando si rese conto dell'errore commesso era già troppo tardi. Jungkook era ormai infuriato.

«Ora tu vieni con me senza fiatare»

𝑪𝒉𝒂𝒏𝒈𝒆 | 국민Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora