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«Non so che fare... Non riesco e non voglio accettarlo...» singhiozzò, delineando tremante il volto di quello che era stato il suo mentore attraverso il ritratto attaccato alla lapide.

Jimin sollevò le ginocchia, accostandole al suo petto, e su di esse adagiò il suo volto, il quale venne percosso da svariate lacrime silenziose di tristezza. Era devastante vederlo in quello stato, ma lo era di più il fatto di non poter alleviare i suoi mali.

Il suo passato non poteva essere cancellato, come una scritta in gesso incisa su una lavagna, e per Yoongi non restava che la speranza di un risveglio imminente.

«Vi capiterà di crollare perché la vita è così, ma rialzatevi sempre... Mi avevi detto l'ultima volta, ma come posso farlo adesso? Non posso accettare che lui stia così... Non posso accettare di vivere nell'incertezza di uno suo risveglio... Non ce la faccio... Mi uccide l'attesa» la sua voce barcollò, ma non aveva intenzione di far cessare il suo sfogo «Pare che quel Dio, che dicono esista e faccia solo del bene, abbia in serbo per me soltanto il m-male perché altrimenti non mi spiego tutto questo... Più cerco di rialzarmi e più tenta di abbattermi... Porca puttana, non mi avevi detto che sarebbe stato così d-difficile»

Si sentiva come un cumulo di macerie, messo in piedi tante volte ma destinato a sfracellarsi al primo scossone.
La felicità era sempre durata così poco nella sua vita, e a lungo andare stava smettendo di credere nella sua esistenza, ma allo stesso tempo si domandava se in realtà l'avesse mai vissuta o trovata questa felicità. Forse non era ancora arrivato il suo turno, o forse era proprio il suo destino a non essere proiettato in quella direzione.

«Non ho mai avuto niente di buono da questa dannata vita che mi è toccata...» sussurrò con esasperazione «Yoongi è l'unica persona che mi rimane, la mia ancora da sempre e se dovesse a-andarsene-e anche lui, come te... I-Io...» il maggiore si fermò e quell'istante divenne un tempo indefinito perché Jimin non gli permise di continuare la sua orazione.

Non voleva ascoltare le parole che sarebbero venute dopo quell'io stentato, non voleva assolutamente. Decise perciò di avvicinarsi velocemente e abbracciarlo da dietro, talmente forte da non lasciargli alcuna via d'uscita.

«T-Ti prego, non mi allontanare» supplicò il ragazzo, unendo la fronte alla sua nuca e afferrandosi al suo corpo, come se avesse paura di lasciarlo cadere da un momento all'altro «Io sono con te e non ti lascerò da solo, anche se cercherai di allontanarmi, io sono qui per starti vicino e per dirti che Yoongi ce la farà, sento che sarà così»

«Smettila di dire stronzate» Jungkook digrignò i denti, innervosito da quel comportamento, ma non ebbe la forza di scostarlo «Non mi servono le tue parole... Me la sono sempre cavata da solo e così continuerà ad essere... Lasciami... Lasciami, cazzo» tentò di scappare dalla sua presa, ma non lo desiderava veramente.

«Non vuoi che io ti lasci, non mentire» Jimin baciò affettuosamente la sua guancia umida dal pianto, stringendo di passo anche le sue mani «Non è il caso di fingere... So come ti senti, quando da un giorno all'altro perdi ciò che ami di più... So come ti senti ed è per questo che non devi di fingere in mia presenza...» ma ciò che disse non riuscì a convincere l'altro, il quale si mise in piedi d'un tratto, scansandolo bruscamente.

Entrambi confusi.
Entrambi con il cuore spezzato.

«Stai zitto, non voglio sentire più nulla» sputò acidamente per poi correre via.

Jimin entrò in una sorta di trance, dove la sua mente e il suo cuore combattevano per avere la meglio, l'una sull'altra. Da una parte, c'era la sua razionalità che gli suggeriva di mollare in quel preciso momento perché quell'uomo lo avrebbe soltanto distrutto prima o poi, dall'altra, c'erano i suoi sentimenti, quelli che volevano ancora giocare con il fuoco, quelli che lo mandavano in tilt.

Che doveva fare?
A chi doveva dare ascolto?
Era così tutto difficile, ma stare vicino a quell'uomo lo era di più, senza ombra di dubbio.

«Sa i-io la invidio, nonostante io non la conosca e non sappia nulla sul suo conto... La invidio così tanto...» il castano si rivolse improvvisamente alla lapide, guardando fisso il ritratto del defunto.
«Se Jungkook è venuto a rifugiarsi qui per trovare sollievo e qualche risposta, è perché sicuramente è stato qualcuno di realmente importante per lui... La invidio perché è stato capace di entrare nel suo cuore, nella sua vita ed io più ci provo e più vengo respinto» tirò su con il naso, il quale venne strofinato con poca dolcezza dal dorso della sua mano.
«Il mio cuore mi dice di proseguire, ma so che alla fine né uscirò a pezzi perché lui è così, non cambierà ed io non voglio obbligarlo a fare nulla... Sto soffrendo maledettamente... Forse è questo il finale destinato a due persone rotte dentro, non trovare mai la stabilità e la felicità, perché nonostante cerchino di rimettersi continuamente in sesto, di incollare nuovamente i pezzi, ci sarà sempre qualcosa che li farà crollare... Siamo esseri tanto forti quanto fragili d'altronde...» sospirò.

Un silenzio malinconico calò in quel luogo dedito al riposo eterno delle anime. L'unico suono presente era quello delle foglie che frusciavano imperterrite per via del lieve vento. Con questo sottofondo naturale, Jimin si guardò attorno, osservando le svariate tombe e la loro immensa solitudine, e si domandò a tal proposito che senso avesse la vita.

Vivere per poi morire.
Vivere per poi morire aveva un senso? Vivere un determinato tipo di vita, piuttosto che un altro aveva un senso?
Vivere una vita all'insegna della sofferenza aveva un senso? Perché esistevano persone destinate a tale tipo di vita e altre no?
Interrogativi a cui non riusciva a dare mai una risposta concreta.

Gli toccava vivere, non c'era
nient'altro da fare.

«Forse sbaglierò, ma continuerò a seguire ciò che mi dice il cuore»

.



-La musica non l'ho messa per uno scopo preciso, attenzione lol. Mi piaceva particolarmente <3

𝑪𝒉𝒂𝒏𝒈𝒆 | 국민Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora