L'indomani, Jungkook si recò in azienda per una nuova giornata di lavoro, nonostante la sua mente fosse da tutt'altra parte.
Seduto sulla sua sedia girevole, a braccia conserte e con gli occhi rivolti verso un punto morto dell'ufficio, pensava alla notte appena trascorsa e al modo in cui si era lasciati.
In seguito alle parole di Jimin, l'umore del maggiore subì un cambio drastico. Provò rabbia e non potendola nascondere, non riuscendo a continuare, preferì andare via senza aggiungere altro.
Si lasciarono così, nel silenzio più cupo e con un vasto senso di insoddisfazione all'interno dei loro corpi.
Forse avrebbe dovuto fregarsene e lasciar finire la nottata per come l'aveva sempre desiderata, ma, per via del suo essere tendenzialmente irascibile, non ce la fece.
La risposta di Jimin, alla sua domanda, sarebbe dovuta essere questa non sarà l'ultima volta, e non mettere la parola fine a quel che facevano.
«Fottuto, Jeon. Che hai? Ti vedo alquanto nero» chiese improvvisamente Yoongi, seduto di fronte a lui.
Non si era minimamente accorto dell'entrata del suo amico. Non lo aveva proprio sentito.
«Prendi quella cazzo di bottiglia e non fare domande» contestò il moro indicando uno degli sportelli della libreria, dove conservava alcuni liquori che beveva di tanto in tanto, soprattutto quando si era stressato.
«Ho già capito tutto» affermò il menta mettendo sulla scrivania il whisky e due bicchieri di vetro che riempì subito dopo «Fallen Angel»
Il corvino spinse la lingua contro il proprio interno guancia e successivamente, ingerì interamente quel liquido alcolico. Sentì la sua gola bruciare ma, ormai, era abituato e adorava quell'effetto.
«Se solo quella sera non fossimo andati in quel fottuto locale, tutta questa merda non sarebbe mai successa...» l'altro rise.
«Non dire cazzate, Jungkook. Lo avresti incontrato, a prescindere da quella sera. Il suo capo aveva già dei debiti con noi e prima o poi, ci saremmo finiti comunque in quel locale» rispose schiettamente.
Jungkook imbottì il bicchiere di liquore e nuovamente, dissetò se stesso con quel contenuto.
«E poi, io te lo avevo detto» ricordò «Evita i guai e tu che hai fatto? Non mi hai ascoltato. Sei un coglione perché fai tutto di testa tua e adesso, ti becchi i risultati»
«Fai silenzio, dannazione. Tu non sei migliore di me in questa situazione» sentenziò mentre continuava a sorseggiare il suo whisky «Te lo scopi, ti allontani da lui pensando di dimenticarlo perché dopotutto hai soddisfatto la tua voglia, ma poi rimane nella tua testa e lo vuoi ancora, per un'altra notte»
Parlava per Yoongi, ma dietro quelle parole si celava anche la sua di realtà. I suoi pensieri erano totalmente rivolti al biondino del locale e non riusciva a contenerli.
«Non ci credo... Si è lasciato mettere le mani addosso da te» comprese il menta «Non dovresti essere soddisfatto?» l'altro bevve l'ennesimo bicchiere di alcol e il suo cervello iniziò a risentirne.
«Voglio... Voglio... Scoparlo un'altra volta e farlo per tutta la notte...» ghignò «Mentre avevo il mio cazzo dentro di lui... Mi diceva 'continua' e poi... Mi ha detto alla fine 'domani ce ne dimenticheremo'. E perché, io lo ricordo ancora?» il sapore amaro ritornò nella sua bocca raggiungendo il suo stomaco «Non capisco»
Yoongi gli tolse il bicchiere dalle mani e riposò la bottiglia nel suo posto. Lo fissava stordito e confuso, perché non aveva mai visto Jungkook comportarsi in quel modo, non si era mai ubriacato in ufficio prima di quel momento, a causa di un ragazzo, che diceva di voler soltanto per sesso.
«Dormi un po'. Dirò che stai poco bene e non vuoi che nessuno ti disturbi»
(...)
D'altro canto, Jimin si trovava ancora tra le lenzuola con un umore che era poco comune vedere in lui. Non aveva voglia di alzarsi e affrontare il sole di quel nuovo giorno.
Voleva soltanto riposare e stare in pace con se stesso, dopo la notte insonne che aveva trascorso.
Anche lui, continuava a ripensare al modo in cui era terminato quel lasso di tempo con il maggiore. Si domandava se avesse sbagliato, forse non avrebbe dovuto rispondere in quella maniera. Ma aveva soltanto detto la prima cosa che gli era passata per la mente, quando ricevette quella domanda.
Aveva visto l'altro arrabbiarsi e andare via in silenzio come se lo avesse offeso o aggredito in qualche modo. E non capiva, non lo capiva perché era stato lui il primo a specificare di voler fare sesso soltanto per togliersi lo sfizio e che poi, tutto sarebbe finito cadendo nel dimenticatoio.
Che pretendeva? Che diventasse la sua puttana personale? No, il biondo non avrebbe mai permesso che accadesse una corsa del genere. Lui possedeva dei valori e anche il cosiddetto amor proprio.
«Bastardo...»
I suoi pensieri si videro, però, interrotti dal suono di una notifica appena arrivata sul suo cellulare, il quale prese e sbloccò. Si accorse di aver ricevuto due messaggi da un numero sconosciuto che decise di visualizzare.
—Me lo hai ridotto proprio male.
—Ubriaco e dormiente in ufficio.
—Sono Yoongi.
✓✓Jimin rimase evidentemente sorpreso da quella foto e da quelle diciture ma, non potendolo evitare, si lasciò scappare un piccolo sorriso.
Quell'uomo era davvero bellissimo ed era particolarmente tenero mentre dormiva, così con le labbra schiuse e il suo sguardo serrato.
«Fanculo» sussurrò con frustrazione lasciando il telefono, ancora acceso sulla chat, sopra il suo ventre.
La frustrazione, che percepiva, era dovuta a quella nuova idea circolante nella sua testa.
Voleva vederlo.
Non capiva il perché di questo ma voleva, comunque, vederlo ancora volta.Da una parte, sentiva di star tradendo e deludendo enormemente Jin, ma, dall'altra, non aveva voglia di essere bugiardo con se stesso e negare ciò che provava.
—Poi dovrai spiegarmi perché cazzo Taehyung ti ha dato il mio numero.
✓✓
—Esiste la parola "chiedere" .
—Semplice.
✓✓—Fanculo
✓✓
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𝑪𝒉𝒂𝒏𝒈𝒆 | 국민
Fanfictionᴄᴏᴍᴘʟᴇᴛᴀᴛᴀ Dove Jimin lavora in un night club gay e Jungkook è il leader di un'azienda sul commercio marittimo; ᴋᴏᴏᴋᴍɪɴ //ᴊɪᴋᴏᴏᴋ ᴏᴍᴏsᴇssᴜᴀʟᴇ sʜɪᴘ sᴇᴄᴏɴᴅᴀʀɪᴀ: ᴛᴀᴇɢɪ