Jimin e Jungkook, dopo quegli intensi e magici momenti d'intimità, fecero una doccia e sistemarono il letto che avevano letteralmente messo sottosopra.
Adesso si trovavano seduti a gambe incrociate, uno difronte all'altro, sul materasso.
Nonostante avessero passato quei bei istanti, il ballerino sentiva la necessità di chiarire alcune cose, di parlare faccia a faccia con l'altro senza correre via.«Non voglio sembrare paranoico e tantomeno uno che vuole rovinare il momento, ma ho bisogno di parlare con te, desidero chiarire tutto senza scappare, anzi non ho proprio intenzione di scappare perché vorrei poter andare avanti con te» disse con un leggero nervosismo, sperando che l'altro non si arrabbiasse con lui, e difatti fu così. Jungkook non reagì male, anzi tutto il contrario.
Quel suo voler fare chiarezza sulla situazione parve rallegrarlo realmente. Per l'uomo, quello, era una sorta di altra conferma sul fatto che della sua persona, al ragazzo, importava davvero tanto.
«Perché sorridi?» chiese ancora il castano, sorridendo di rimando «Ti fa piacere che io voglia parlare con te a quattr'occhi?» l'altro annuì, sfregandosi il mento con cautela «Dimmi a che pensi»
«Per una volta nella mia esistenza mi sento importante, davvero importante per qualcuno che non sia Yoongi. A questo penso adesso» il moro attrasse le gambe del ragazzo verso di sé, in modo che queste circondassero il suo bacino «Mi rendo che fino ad oggi ho sempre cercato delle conferme in te, delle conferme che mi aiutassero a dire "oh, sì! È la persona giusta, quella in cui potrai porre fiducia, quella che non ti lascerà da solo, che non ti giudicherà e con quella con la quale potrai aprirti ogni volta che vorrai essere ascoltato"»
«Hai trovato queste conferme in me?» domandò Jimin con la voce e lo sguardo colmi di speranza.
«Ammetto che le ho trovate in te, ti dico di sì, ma temo che tu possa farmele perdere un giorno perché se tu dovessi scappare un'altra volta, io non so se reagirei nuovamente a mente fredda e con i nervi ben saldi. Probabilmente mi arrabbierei, talmente tanto da mandarti dritto a fanculo...» il minore abbassò lo sguardo, come se quelle parole lo avessero scottato un po' «Ma...» i loro occhi si incrociarono. Calamite impercettibili, legate da una connessione inspiegabile.
«Ma il giorno dopo sarei di nuovo da te, magari con una scusa insensata o per litigare ancora, ma verrei da te perché sento costantemente la necessità di vederti, di averti nel mio campo visivo, anche se da lontano»
Il modo in cui pronunciava ogni singola parola era abbastanza serio e composto, ma dietro si poteva avvertire una nota dolce e sensibile, la quale Jimin accolse nel suo udito con emozione.
«Non so quante volte abbiamo litigato, innumerevoli volte direi, ma io, nonostante non ci parlassimo per giorni, ero sempre lì al club, a guardarti mentre ti esibivi e a tentar di non strangolare gli uomini che urlavano oscenità sul tuo corpo e sul tuo modo di porti. Avrei voluto ucciderli tutti quanti» la sua presa sui fianchi del ragazzo si rafforzò leggermente.«A me non è mai interessato nessuno di quegli uomini là. Io ho sempre ballato, in quel club, per guadagnarmi il pane e perché mi piace per l'appunto ballare, ma del resto non mi è mai fregato nulla» Jimin accerchiò il suo collo con le mani e massaggiò la sua nuca, fissandolo con gli occhi vitrei di adorazione.
«Solo tu sei riuscito ad intrufolarti nella mia vita e ad interessarmi così tanto» sussurrò.
«E mi dispiace da morire per essere andato via, lasciandoti da solo a pensare chissà quale cosa su di me, ma non sono stato capace di reagire come avrei voluto. Troppe informazioni e la mia mente è andata maledettamente in tilt. Per un momento non mi sono sentito all'altezza né di te né della situazione, troppo piccolo e forse ancora immaturo, ma poi me ne sono pentito, me ne sono pentito amaramente e sono corso da te»«Lo so, ora lo comprendo, ma ti prego di non farlo più perché fa male. So che ho sbagliato anch'io. Non avrei dovuto parlare di quei dettagli in quel modo così brutale, ma dovevi sapere che tipo di persona è realmente quella che hai difronte»
Jimin lo odiava.
Odiava la maniera in cui disprezzava palesemente sé stesso. Era doloroso ascoltare il disgusto nella sua voce e vederlo abbattuto, pensando di non meritare nulla di tutto ciò che possedeva e neanche un briciolo di amore.Lo odiava.
«Tu non sei più quella persona e devi smettere di odiarti così tanto. Odio questo, ti odio quando disprezzi te stesso» Jimin accarezzò dolcemente le sue gote con le dita. I suoi occhi neri lo scrutavano attentamente, senza mai sviarli.
«Se ti sto a fianco, se tu sei con me, vuol dire che un motivo c'è. Non sono mai stato una persona superficie e non ho mai tenuto nessuno nella mia vita per solitudine o per convenienza. Per me tutto ha un senso e un suo valore, e anche tu lo hai. Tu possiedi un valore gigantesco, sconfinato»Il moro inumidì le sue labbra e cinse la vita dell'altro, volendo quasi stringerlo in un abbraccio. Anche Jimin avrebbe voluto abbracciarlo, ma prima aveva bisogno di guardarlo negli occhi e dedicargli ancora altre parole.
«Tu per me sei tanto, talmente tanto che potrei stare una vita ad elencare ogni singola cosa che mi piace di te. Mettiti in testa che non sei soltanto il cattivo della storia, ma sei anche una vittima e meriti una seconda chance. Vivi e fai ciò che ti senti, d'accordo? Non privartene per via del tuo passato. Lo dice la parola stessa "passato", è passato, basta» il ballerino gli diede un casto bacio sulle labbra che si trasformò poco dopo in un contatto affamato e necessitato. Nel frattempo si abbracciarono, non lasciando alcuno spazio tra i loro corpi. Appiccicati e inseparabili.
I minuti, che parevano ore e ore infinite, trascorsero lentamente, e i due si trovavano ancora avvolti dalle miriadi di sensazioni provocate da quei baci. Non erano mai abbastanza. Desideravano sempre di più l'uno dall'altro. Inarrestabili.
«Jimin, io-» mormorò il più grande con il fiato corto e la fronte pressata contro quella del ragazzo «Spero che non ti dia fastidio, ma pensi di continuare a lavorare come ballerino al club? Io... Io non credo di poter sopportare il fatto che altri uomini ti guardino in quel modo o che dicano determinate cose su di te» deglutì.
«So che non sono nessuno per dirti questo, non ho il diritto di decidere per te, ma volevo che lo sapessi»Il minore lesse all'interno dei suoi occhi, quegli occhi così immensi e speciali che ormai conosceva alla perfezione, trovandovi insicurezza, una gigantesca paura di perderlo e di non essere abbastanza, e da ciò derivava anche la sua gelosia.
Jungkook sembrava così grande, così sicuro di sé, così forte, il solito stronzo e figlio di puttana all'esterno, ma dietro di lui c'era tutt'altro mondo, un mondo a cui solo pochissime persone potevano accedervi. Jimin adesso aveva la chiave ed era pronto a varcare la porta ed arrivare fino in fondo. Non era spaventato. Il sentimento che provava nei suoi confronti infondeva in lui coraggio.
«Non sarà il lavoro della mia vita, te lo assicuro, ma per adesso devi tenere a mente che l'unico uomo per me sei tu. I miei occhi sono tuoi, sono soltanto per te e ogniqualvolta che ti sentirai insicuro, guardali e ritrova la sicurezza» Jungkook in risposta baciò la punta del suo naso, le sue guance, la sua fronte e infine le sue labbra, carnose e afrodisiache.
«Non so perché mi sento così, così vulnerabile e debole. Sono patetico»
«Sei un umano ed è normale avere questi momenti, e sono felice che tu li stia condividendo con me. Ora dormiamo che domani ti aspetta una piccola sorpresa» fece sapere il ragazzo con un sorriso gioioso.
«Odio le sorprese» sbuffò l'uomo.
«Non fa niente, te la farò ugualmente!»
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𝑪𝒉𝒂𝒏𝒈𝒆 | 국민
Fanfictionᴄᴏᴍᴘʟᴇᴛᴀᴛᴀ Dove Jimin lavora in un night club gay e Jungkook è il leader di un'azienda sul commercio marittimo; ᴋᴏᴏᴋᴍɪɴ //ᴊɪᴋᴏᴏᴋ ᴏᴍᴏsᴇssᴜᴀʟᴇ sʜɪᴘ sᴇᴄᴏɴᴅᴀʀɪᴀ: ᴛᴀᴇɢɪ