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Il viaggio in auto, verso l'azienda del maggiore, fu terribilmente teso e imbarazzante, soprattutto per Jimin, che durante il percorso, continuava a darsi schiaffi mentali per quella sua reazione così istintiva e senza senso. Jungkook aveva fatto soltanto il suo lavoro d'altronde.

«Mi dispiace davvero. È stata la prima cosa che mi è venuta in mente e ho agito senza pensare...» si scusò il ballerino con le braccia conserte e i lati della bocca verso il basso.

«Sei soltanto un bambino» sussurrò con una mano sul volante e l'altra penzolante fuori al finestrino «Odio quando si deve mischiare il lavoro con la vita privata. Stavo soltanto facendo il mio lavoro e tu lo hai mandato a fanculo»

«Ti ho chiesto anche scusa! Ho agito senza pensare, mi dispiace! E poi, cerca di capirmi... Non è bello venire a scoprire che forse, stai per finire in mezzo ad una strada per dei debiti accumulati»

«Fai silenzio e scendi» sentenziò il più grande parcheggiando l'auto difronte la sua azienda.

Il biondo sbuffò pesantemente e seguì l'altro dentro quella gigantesca struttura a più piani. Entrarono ma nel momento in cui lo fecero, Jimin si sentì particolarmente fuori luogo. Tutti erano in indumenti eleganti e sistemati mentre lui vestiva unicamente con un semplice pantalone blu e una giacca di jeans che copriva la sottostante maglia nera. I suoi capelli non erano poi così in ordine e inoltre, non aveva neanche un filo di trucco. Era come se si sentisse nudo difronte a quei dipendenti.

Ma malgrado ciò, tenne sempre la testa alta e gli occhi vigili su tutto, fino a quando arrivarono finalmente dentro l'ufficio del capo.

L'uomo chiuse la porta e tolse la sua giacca che appese dietro la sedia girevole appartenente alla scrivania

«Che devo fare? Qual è la mia punizione? La sconto adesso e poi vado via» disse già a corto di pazienza e con la voglia di andare via che aumentava ogni secondo di più.

«La fai così facile? Ti sembra che io abbia la faccia di uno che sta scherzando?» Jungkook gli andò vicino e lo fissò severamente «Ti sembra che io abbia il tempo di rifare ciò che hai strappato con tutte le altre cose che ho da fare? Tu adesso rifarai tutti quei documenti mentre io mi occuperò del mio lavoro giornaliero. Avanti, comincia perché li voglio tutti entro stasera»

«Ma non puoi chiedermi una cosa del genere! Non so come si facciano. Non so nulla di queste cose» si lamentò ma il moro lo ignorò. Mise le mani sulle sue spalle e lo fece sedere sulla sedia davanti il portatile. Poi, prese una cartella e la buttò sul tavolo.

«Vedi tutti quei fogli scritti a penna? Devi ricopiare tutto il contenuto al computer e poi stampare. Facile, vero?»

«Ma perderò con un occhio stando così tanto difronte a questo schermo!» l'altro rise sarcasticamente.

«Hai voluto agire d'istinto? Beh, questa è la conseguenza. Prima inizi e prima te ne andrai» ghignò.

«Vattene a fanculo, bastardo»

(...)

Era passata soltanto un'ora e Jimin percepiva già un forte mal di testa scuotere la sua quiete mentale. La procedura era così lunga e complessa e poi, non era minimamente abituato a scrivere in una testiera di computer. Era lento e impacciato.

E Jungkook, che di tanto in tanto lo osservava per vedere come procedesse, rideva silenziosamente.

«Mi prendo una pausa. Ho mal di testa e poi...» strusciò le mani sulle sue braccia «Fa un freddo qui... Dovresti abbassare la temperatura della stanza»

Il maggiore alzò lo sguardo fissandolo tramite gli occhiali da vista, che usava quando doveva leggere tanti fogli di fila. Sollevò un sopracciglio sfoggiando un sorriso sardonico.

«Io sto bene così. Continua a lavorare e vedrai che ti riscalderai» asserì riprendendo con le sue mansioni.

«Figlio di puttana» sussurrò lanciandogli un cattiva occhiata.

Qualche minuto dopo, Jimin si accorse di un curioso pulsante sulla scrivania che senza esitare pigiò.

«Signor Jeon, ha bisogno di qualcosa?» chiese una voce femminile, dopo non aver avuto il solito ordine immediato.

«Ehm, si. Può portarmi una cioccolata calda? Grazie» richiese gentilmente ma non ottenne alcuna risposta perché la strana chiamata si chiuse.

«Crede di essere ad un bar? Avresti dovuto chiedermi il permesso» questionò l'altro fastidiosamente.

«Ti ho chiesto di abbassare la temperatura ma tu non lo hai fatto, quindi beccati la conseguenza. Non muoio mica solo perché "tu stai bene così"!» sbuffò.

Qualcuno bussò e in seguito ad un 'avanti', una dipendente entrò con la cioccolata calda, tuttavia fumante, tra le mani. Quest'ultima con occhi curiosi e soprattutto confusi, osservò quel ragazzo sconosciuto seduto al posto del suo capo che, invece, si trovava nell'altra scrivania.

«Ecco qui la cioccolata, signor Jeon» disse la ragazza andava verso il moro.

«Scusami ma è per me» rivelò il minore mentre sorrideva alla dipendente che all'istante glielo consegnò «Grazie mille»

«Non c'è di che!» rispose l'altra prima di lasciare i due nuovamente da soli.

Il ballerino con un'espressione contenta in volto mise la bevanda calda sulla scrivania. Il buon profumo di questa inebriò le sue narici e il calore che emanava lo riscaldò lievemente. E stando attento a non bruciarsi, iniziò a berla con cautela.

La concentrazione di colui che lo guardava già da un po' era, ormai, scarsa e priva di basi rigide che riportassero alla lettura di quei documenti.

Quel ragazzo dagli occhi ghiaccio era magnetico e maledettamente attraente, anche mentre sorseggiava quella stupida cioccolata bollente.

Forse farlo venire in azienda non era stata una buona idea, vista la situazione, ma quando Jimin strappò quei fogli, Jungkook non poté perdere l'occasione che gli si era presentata per averlo con sé per un paio d'ore.

Lo aveva fatto apposta.
Lui aveva una seconda copia di ogni documento riguardante la questione del The Hell. Un imprevisto, una situazione d'emergenza, non si poteva mai sapere e fare un'altra copia serviva sempre.

«Volgi i tuoi da un'altra parte che mi deconcentri» ghignò il ballerino.

Il corvino sospirò spostando la sua vista nei pezzi di carta in cima al tavolo. Ma quando notò che quel biondino aveva posto la sua giacca sulle spalle, fu totalmente impossibile non fissarlo.

«Sei un figlio di puttana ma hai un buonissimo profumo»





«Sei un figlio di puttana ma hai un buonissimo profumo»

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