Pochissime ore dopo, una buona notizia era finalmente giunta all'orecchio dei tre ancora in attesa, Yoongi aveva mosso lievemente le sue dita. Non si era ancora risvegliato ma quello era già un passo avanti verso quest'ultimo.
Jungkook e Jimin sì trovavano all'interno della stanza d'ospedale, vegliando sullo stato di Yoongi, mentre Taehyung era ritornato al locale per darsi una semplice rinfrescata e cambiarsi.
«Perché non provi a parlargli? Non lo hai fatto fin'ora e dovresti seriamente provarci. Ti ascolta, anche se non sembra» suggerì il ragazzo, mettendogli una mano sulla spalla «Non basta soltanto tenergli la mano, deve sentirti completamente vicino»
«E cosa dovrei dirgli?»
«Raccontagli qualcosa della tua giornata o di ciò che facevate insieme. Cose di questo tipo, Jungkookie» sorrise e l'altro annuì «Se vuoi esco e ti lascio solo con lui» disse già prossimo alla porta.
«No, puoi rimanere. È la volta buona per conoscere qualcos'altro su di me»
Jimin non se lo fece ripetere due volte. Prese un'altra sedia e si sedette al suo fianco, talmente vicino che le loro spalle si toccarono all'istante. E Jungkook, avvolto dal calore curativo e accomodante del ragazzo, iniziò a chiacchierare con il suo amico di tutta una vita, come se si trovassero a casa, sul divano a bere qualche bicchierino di soju o della semplice birra.
«Ricordo bene il giorno in cui ci siamo conosciuti io e te. Avevamo undici anni ed eri il mio nuovo vicino di casa. Forse un segno, forse una casualità, ma avevamo la stessa storia. Messi al mondo, lasciati in un orfanotrofio e poi adottati da persone che non hanno mai saputo apprezzarci e darci ciò di cui avevamo realmente bisogno» Jimin colse la sua mano, attento ad ogni sua singola parola ed espressione, e l'altro non gliela lasciò andare in nessun momento.
«Ricordo che mi trovavo seduto sui gradini all'ingresso della casa abbandonata, a pochi metri da dove abitavamo noi, e fumavo dell'erba. Ero dannatamente arrabbiato, infuriato quel giorno perché avevo litigato nuovamente con i miei e tu mi sei venuto vicino» rise per un breve istante «Mi hai chiesto dell'erba ed io ti ho risposto con un no, così provocatorio che la tua prima reazione è stata quella di sferrarmi un pugno in faccia»«Così violento era hyung da ragazzino?» chiese il minore mentre rideva.
«Beh, sì erano altri tempi quelli» emise un sospiro che fece traspirare quanto fosse stato particolare quel periodo «Poi abbiamo parlato. Mi hai raccontato delle situazioni che riguardavano la tua vita e la maggior parte le vivevo io stesso ogni giorno. Mi sono sentito compreso e a mio agio. Ho lasciato che fumassi e che entrassi nella mia fottuta vita spericolata... Quante ne abbiamo combinate e passate insieme fino ad oggi? Ho perso il conto, cazzo»
«È quasi come se quel giorno avessimo sancito una sorta di accordo matrimoniale. Tu lo sai, io non ho mai creduto nel matrimonio e nella sua importanza, e non ci credo tutt'ora, ma con te è come se avessimo fatto quel tipo di giuramento "nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia... Finché la morte non ci separi". Suona strano, ma è la realtà, è ciò che stiamo vivendo proprio adesso»Meraviglioso.
Jimin pensava unicamente a tale aggettivo mentre lo ascoltava. Non gli era mai interessata nessuna storia di vita come lo faceva la sua. Era intrinseca e inconsueta, e inoltre aveva appena scoperto che anche lui non credeva nel sacramento del matrimonio.Se una persona ama, ama senza mezzi termini e promesse varie.
Se una persona ama veramente, è fedele e non ha la necessità di fare nessun giuramento né davanti a Dio né allo stato al quale appartiene. E su questo i due erano perfettamente d'accordo.«Mi pento di molte cose, ma non mi pentirò mai di averti accettato nella mia vita perché è stata una delle migliori decisione che io abbia mai potuto prendere»
«La solitudine mi è sempre stata a fianco e tu sei riuscito a colmarla in gran parte, e di questo te ne sarò sempre grato, anche se credo di non avertelo mai detto. A scuola, per strada e infine in riformatorio, eravamo due uragani senza freni, fuori controllo» una lacrima traditrice rigò la sua guancia, ma ricordare certi momenti, era struggente, anche a distanza di molti anni.
«Abbiamo sbagliato e recato del male alle persone che ci circondavano tante volte, solo perché eravamo così arrabbiati, talmente in collera da non poter sopportare la felicità altrui e i sorrisi nei loro volti. Molto spesso mi chiedo in che mostri ci eravamo trasformati. Le angherie di quei figli di puttana, durante i primi mesi del riformatorio, credo siano stati la mazzata finale. Tutto è peggiorato»Jungkook si voltò in cerca dei disarmanti occhi azzurri del ragazzo, per i quali aveva avvertito una specie di dipendenza sin dal primo incontro. Li incontrò all'istante ed erano visibilmente umidi e rossicci, come i suoi. Una lacrima gli scese fino alle labbra proprio in quel momento.
«Perché piangi? Non devi» Jimin poggiò la fronte sulla sua spalla e deglutì.
«È che mi dispiace così tanto per tutto ciò su cui sei dovuto passare, anche per Yoongi hyung. Mi dispiace da morire»
«No, non farlo perché sì, sono stato anch'io una vittima, ma ho reso vittime dei miei brutali comportamenti tanti miei coetanei innocenti. Per questo ti ho chiesto molte volte di non innamorarti di me perché non me lo merito. Non merito di essere amato da una persona bella e forte come te. Tu sei troppo per me ed io troppo poco per te» sentenziò duramente, anche se la tristezza lo stava divorando internamente.
«Non è vero, Jungkook. Tu, almeno tu meriti un'altra possibilità e devi viverla. Voi meritate un'altra possibilità»
Il castano afferrò il suo mento e in questo modo, i loro occhi furono nuovamente gli uni sugli altri.
«Hai capito, Jungkook?»
«Tu non capisci, Jimin» negò con il suo capo più volte «Io ho preso di mira quei ragazzi, che non c'entravano nulla con me, e ho sfogato la mia rabbia su di loro! Li insultavo, li picchiavo e gli rendevo la vita impossibile con angherie di cattivo gusto e Seokjin, colui che ti diceva di starmi lontano, ne è la prova. È scappato dal riformatorio perché non ne poteva più di quell'inferno. E sai come siamo riusciti a far smettere i bulli che ci maltrattavano all'inizio?» il più piccolo rimasa soltanto a fissarlo «Abbiamo preso delle sigarette, ognuno con il suo pacchetto da venti, e le abbiamo accese e poi spente nei corpi di quei bulli. La cosa peggiore è che non riuscivo proprio a fermarmi perché ci provava gusto a vederli ridotti in quello stato. Solo Yoongi riuscì a impedirmi di continuare»
«Sono ancora degno di essere amato da un ragazzo come te? Uno che ha fatto perfino uso di droghe e distrutto l'auto del proprio padre adottivo, è degno di te? Ti merito? No, non merito né te né nessuno. Prima o poi dovevi sapere questa parte di me...»Jimin abbandonò la sua mano, non potendo evitare di sentirsi nauseato e allibito dalle sue confessioni. Il suo cervello non era in grado di processare correttamente e accettare tutte quelle informazioni. Necessitava di aria fresca perché iniziava a soffocare fra quelle quattro mura.
Si alzò di scatto, facendo strisciare fastidiosamente la sedia, e nella stessa maniera raggiunse la porta, ma la voce di Jungkook lo fermò per un'istante.«Ti avevo già detto che se fossi venuto a conoscenza di certe cose, non mi avresti più guardato con gli stessi occhi. Lo sapevamo entrambi» disse, trattenendo i suoi singhiozzi fino a che non ascoltò il suono della porta chiusa di colpo «P-Perché...»
Gettò la testa sul lettino, intrecciando le dita con quelle esili e pallide di Yoongi, e su quello diede sfogo all'ennesimo pianto.
E forse fu nuovamente un segno o soltanto una fottuta casualità, ma, dopo qualche istante, la sua mano venne stretta con più forza e un paio di occhi scuri cominciarono a fissarlo, anche se debolmente per via della l'intensità della luce, alla quale non era più abituato.
Yoongi era finalmente sveglio.
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𝑪𝒉𝒂𝒏𝒈𝒆 | 국민
Fanfictionᴄᴏᴍᴘʟᴇᴛᴀᴛᴀ Dove Jimin lavora in un night club gay e Jungkook è il leader di un'azienda sul commercio marittimo; ᴋᴏᴏᴋᴍɪɴ //ᴊɪᴋᴏᴏᴋ ᴏᴍᴏsᴇssᴜᴀʟᴇ sʜɪᴘ sᴇᴄᴏɴᴅᴀʀɪᴀ: ᴛᴀᴇɢɪ