«Non qui. Seguimi»
«Va bene» acconsentì Jimin.
I due si avviarono, fianco a fianco, verso la terrazza dell'edificio da dove era possibile contemplare gran parte della capitale sudcoreana.
Se avessero domandato a Jungkook quale fosse il suo luogo preferito all'interno di quella struttura, avrebbe sicuramente nominato la terrazza. Il posto in cui si recava ad ogni pausa durante il corso della giornata. Il posto in cui molto spesso pranzava o addirittura cenava, quando il programma da svolgere era abbastanza lungo. Il posto in cui pensava e progettava o dove si fermava solamente per poter osservare i particolari della sua caotica città.
La qualità del tempo fortunatamente era molto buona. Il sole era già ben in alto nel cielo ed era accompagnato da un lieve venticello fresco alquanto piacevole.
«Non mi chiederai perché siamo qui?» questionò l'uomo quando presero posto in una panca verniciata di verde con schienale difronte la ringhiera.
«Sarebbe troppo scontato chiederlo, piuttosto assaggia i muffin e dimmi come ti sembrano» suggerì con un sorriso che l'altro ricambiò.
«Che c'è? Sei in cerca di complimenti?» ridacchiò acchiappando un dolcetto e anche un tovagliolo che aveva trovato all'interno della scatola.
«Ne ricevo a migliaia ogni giorno quindi...» il minore fece una smorfia di superiorità, anche se in fondo lo stava soltanto provocando «Uno più uno meno non mi cambia la vita. I tuoi quindi non mi servono»
Jungkook sollevò le sopracciglia e dopo aver inumidito le proprie labbra, sorrise con spavalderia.
«Non ti credo perché i tuoi occhi mi dicono altro. Esci fuori di testa per i miei, non negarlo» asserì dando infine un morso al muffin che trovò a dir poco delizioso. Soffice e dal gusto delicato come pochi «Cazzo, vorrei dire che fa cagare ma è così buono... È stato Yoongi a dirti che mi piacciono?»
«Mi fa piacere... Comunque volevo sapere il tuo dolce preferito e quindi sì, ho chiesto a lui. È venuto al locale per vedere Tae ma lui dormiva e nulla, abbiamo parlato per qualche minuto...» sospirò per poi guardare direttamente in avanti verso il paesaggio.
«Di cosa avete parlato?» chiese un po' più austero.
«Di te. Gli ho chiesto come stavi e se ti avesse visto strano in questi giorni...» l'uomo si limitò ad annuire con le labbra storte «Ti ha dato fastidio?»
«Un po' si. Avresti potuto chiedermelo personalmente e non al mio migliore amico»
«Beh, hai ragione, ma a volte l'orgoglio diventa il nostro alleato preferito quando in realtà, dovremmo soltanto considerarlo un nemico...»
Il moro non replicò perché dopotutto, non c'era nulla che potesse dire per contraddire le sue parole. L'orgoglio molte volte è proprio bastardo ed è la causa per cui tanti rapporti si dissolvono nel nulla, come se non fossero mai esistiti.
Continuò a sfamare il suo stomaco con un secondo muffin e Jimin si perse nuovamente a fissarlo.
Se prima era unicamente Jungkook a sentirsi fortemente attratto da lui, adesso lo era anche il ballerino e forse con maggiore intensità.
«Siamo attratti da ciò che più ci intriga ed è così pure per te» disse il più grande da un momento all'altro «Io ti attraggo perché ti intrigo fino al midollo» rise nel dire quest'ultimo.
«Non lo negherò perché è una cosa normalissima... E ora che lo sai... Che mi diresti se ti dicessi che vorrei sapere più di te e della tua vita?» domandò il minore facendosi un po' più vicino all'altro, il quale inghiottì saliva.
«Non credo sia così difficile capire com'è la mia vita, basta guardarmi» il biondo negò con la testa e colse la mano del maggiore tra la propria «Che stai facendo?»
«So per certo che questa è solo una piccolissima sfaccettatura di te. Io voglio sapere qualcosa in più sulla tua vita, passato e presente quale sia, e su di te» contestò accarezzandogli la mano ripetutamente «Quello che vedo non è abbastanza. Voglio sapere di più»
Il biondo gli sorrise un'altra volta ma Jungkook si scostò bruscamente da quel contatto mettendosi in piedi, allontanandosi da lui.
Adesso, che qualcuno aveva avuto finalmente il coraggio di chiedergli quale fosse la sua storia, si sentiva improvvisamente spaventato.
Paura di essere giudicato, di essere respinto e guardato con occhi pieni di ribrezzo per le cazzate commesse in passato.
Aveva una fottuta paura di vedere negli splendidi occhi azzurri di quel ragazzo quel sentimento così struggente.
«Non voglio parlarne» sentenziò duramente, nel momento in cui le sue dita cinsero il bordo della ringhiera.
Jimin raggiunse la sua postazione e una volta che lo ebbe a fianco, collocò timidamente una mano sul suo volto. Tentò di rassicurarlo con uno sguardo ma sembrò non funzionare. Il maggiore mostrava, tuttavia, grande riluttanza nei suoi confronti. Quest'ultimo provò a scansare quel delicato peso sulla propria guancia ma il ballerino non aveva alcuna intenzione di demordere.
«Ci sta avere paura. È da lì che subentra il coraggio e sono sicuro che tu ne hai da vendere...» il minore gli diede un piccolo bacio a stampo «Credo che tu ed io abbiamo tante paure in comune e una di queste è così grande che ci tiene le mani legate...»
«Io non ho paure» controbatté con le labbra quasi in cima alle altre.
I loro respiri fusi insieme, le loro fronti unite e i loro occhi incastonati gli uni sugli altri come pietre preziose in anelli per sigillare una nuova unione, un filo rosso nascente.
Le mani del moro finirono per circondare delicatamente la vita sottile del ragazzo, il quale, non sapendone spiegare il perché, sentiva un'insolita sensazione di appartenenza e protezione.
Come se le bracciadi quell'uomo, adesso strette intorno al suo corpo, fossero divenute d'improvviso una sorta di casa, quella che non aveva mai avuto.
«Perché menti? Una notte mi hai detto di aver paura di te stesso e delle emozioni che potresti provare... Non devi vergognartene. È fottutamente umano!» sorrise mentre sfiorava i suoi capelli mori.
«Tu di cosa hai maggiormente paura?»
«Di Innamorarmi»
STAI LEGGENDO
𝑪𝒉𝒂𝒏𝒈𝒆 | 국민
Fanfictionᴄᴏᴍᴘʟᴇᴛᴀᴛᴀ Dove Jimin lavora in un night club gay e Jungkook è il leader di un'azienda sul commercio marittimo; ᴋᴏᴏᴋᴍɪɴ //ᴊɪᴋᴏᴏᴋ ᴏᴍᴏsᴇssᴜᴀʟᴇ sʜɪᴘ sᴇᴄᴏɴᴅᴀʀɪᴀ: ᴛᴀᴇɢɪ