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Jimin e Jungkook arrivarono al locale ma prima di scendere, il moro dovette svegliare l'altro, perché durante il tragitto si era nuovamente addormentato e inoltre, doveva ridargli la giacca.

«Siamo arrivati. Svegliati e non farmelo ripetere» il minore si mosse inquieto ma dopo un paio di secondi, aprì i suoi occhi mentre dava vita ad uno sbadiglio «Dammi la giacca»

«Che scorbutico del cazzo. Per forza?» domandò assonnato ma con un piccolo sorriso «È così calda» il maggiore lo guardò male ma dentro di sé era tutto un altro discorso.

«Si, per forza» il biondo sbuffò e gliela consegnò con poca voglia «Ora scendiamo»

I due uscirono dall'auto e si diressero verso l'entrata del club in assoluto silenzio. Jimin si avviò in direzione della propria camera mentre Jungkook andò nell'ufficio del signor Moon, capo del locale, dove si trovava anche Yoongi.

«Buonasera Moon» si inchinò il moro, il quale si sedette a fianco del menta.

«Salve Jeon»

«Bando alle formalità e cominciamo subito. Sa, perché siamo qui, vero? Qui c'è tutta la procedura per i suoi pagamenti mai avvenuti» iniziò col mostrare immediatamente le carte «Mi dica lei cosa vuole fare... Paga adesso o attuiamo le conseguenze? E lei sa perfettamente quale esse siano» proferì schiettamente.

«Mi dia un altro po' di tempo e la farò avere tutti i soldi» replicò l'uomo.

«No» intervenne Yoongi con uno sguardo adirato «Quante volte ci ha riferito questa pantomima e quante non l'ha rispettata? Sono mesi che aspettiamo e siamo stati fin troppo buoni. Il lavoro è lavoro, se lo ricordi! E poi... È così difficile trovarli? Vengono un centinaio di persone a sera in questo locale e non trova i soldi per pagarci? È strano...» ironizzò «Dove li mette? Cosa ci fa con il denaro?»

«E-Ehm...»

«Non si giustifichi. Noi sappiamo dove li ripone» ghignò il corvino insieme all'altro «Lei ha una dipendenza per il gioco d'azzardo, non è così? E spende tutti i soldi che ricava in questo, non è così? Sbaglio?»

Qualche tempo prima, un dipendente dell'azienda aveva informato loro di aver visto l'uomo giocare in una di quelle sale da gioco, con tavoli ricoperti di verde e slot machine.

«N-No, ha ragione...» l'uomo chinò lo sguardo sapendo di essere stato scoperto «Però potremmo arrivare ad una conclusione che porti benefici ad entrambe le parti...»

«Dica la sua idea allora e non ci faccia perdere altro tempo» incitò il menta.

«Potremmo diventare una sorta di soci. Divideremo il ricavato di ogni settimana finché non avrò saldato il mio debito con la vostra azienda» suggerì Moon.

«Noi siamo d'accordo ma alla prima mossa falsa, procederemo con l'avvio delle pratiche» i due colleghi si alzarono in piedi e sistemarono i propri abiti «La vogliamo puntale ogni settimana, mi raccomando. Serietà e costanza»

(...)

Yoongi e Jungkook decisero di non andare via dal locale. Si sedettero al bancone dei drink richiedendone due al barman, che si era offerto di servirli.

«Kook-» intentò il menta.

«Non parlarmi, figlio di puttana. Quello che mi hai detto oggi, non lo dimentico» sentenziò ma l'altro rise.

«L'ho fatto soltanto affinché tu potessi riportare in fretta il biondino qui. Volevo evitare certi casini»

«Lo vedo...» sussurrò il moro, evidentemente infastidito, quando adocchiò un certo biondino parlare animatamente insieme a SeokJin.

Il suo calice di liquore venne servito e in pochi secondi, questo si trovò già vuoto per la velocità con cui aveva ingerito il contenuto.

Era palese il fatto che Jin stesse facendo una specie di interrogatorio al ballerino, dandogli anche colpe e le solite avvertenze. Jimin si notava nervoso e anche arrabbiato per ciò che le sue orecchie stavano ascoltando.

Se avesse potuto, si sarebbe precipitato lì e li avrebbe separati all'istante ma non poteva farlo. Di mezzo c'era il ragazzo del riformatorio che lui doveva assolutamente evitare.

Ma non appena notò quest'ultimo andarsene, chiese un altro bicchiere e colse l'occasione per rivedere il biondo.

Yoongi, che notò la sua mossa, batté la mano contro la propria fronte e rise con frustrazione. Doveva stargli lontano per evitare guai e lui che faceva? Si recava nuovamente da quel ballerino, il quale diceva di odiare ma che finiva sempre per ricercare in ogni momento.

Jungkook, molte volte, era indecifrabile, troppo istintivo e incontenibile, come una bomba ad orologeria. Inoltre, era uno di quelli che indossava sempre i paraorecchie, soprattutto quando si trattava di ascoltare i consigli degli altri.

Jimin, che camminava verso la propria stanza con un broncio evidente in volto, si vide d'un tratto con le spalle al muro e un corpo maschile ravvicinato al suo. Il forte profumo che questo emanava si insinuò fra le sue narici e non poté, non riconoscerlo.

Era sempre stato un amante dei profumi e adorante delle fragranze più svariate, da quelle dolci a quelle più aspre e persistenti. Se avesse dovuto scegliere un altro lavoro per la vita, dopo quello del ballerino, sarebbe stato sicuramente quello del commesso in una profumeria o divenire il creatore di un marchio proprio.

E quello che ostentava quell'uomo era davvero intenso, affascinante e particolare. Gli si addiceva indubbiamente.

«Che vuoi ancora?» la voce del biondo era chiaramente seccata e infastidita.

«Perché così brusco? Ti ho fatto qualcosa o è stato lui a farti qualcosa?» ghignò.

«Credo che tu sia altamente lunatico. Prima, mi hai trattato come la merda e adesso mi chiedi perché sono così brusco? Ma lasciami anzi lasciatemi in pace che mi avete proprio fatto girare i coglioni oggi» sbottò spingendo via l'altro ed entrando nella propria camera.

Il più grande lo seguì dentro e osservò il ragazzo prendere dal frigorifero, di piccole dimensioni, degli yogurt.

«Vivevo in pace prima che tu piombassi nella mia vita e Jin ritornasse dal Giappone» sussurrò improvvisamente il minore mentre degustava il suo yakult «Adesso mi sento come se stessi soffocando»

«Soffocando? In che modo ti starei soffocando?» chiese sollevando un sopracciglio e storcendo le labbra.

«Non sei proprio tu a soffocarmi ma il tuo passato burrascoso in comune con quello di Jin. Nessuno mi ha mai detto cosa devo fare, cosa devo dire o con chi devo stare e questa situazione mi fa incazzare, mi stressa e mi dispiace da morire. Jin, lo conosco da un sacco di tempo e non vorrei mai ferirlo con le mie scelte...»

«Mi stai forse dicendo che dovrei essere io ad allontanarmi da te solo perché hai paura di ferirlo?»

«Beh, si è così e credo sia la miglior opzione per tutti. E poi, non sarà così difficile. Non siamo mai stati niente»

«Mi dispiace per te, allora» ridacchiò sarcasticamente ottenendo un'occhiata confusa dall'altro «Mi vedrai più spesso perché la metà dei ricavi del locale andranno a noi finché il tuo capo non salderà il suo debito. Siamo una sorta di soci adesso, sei contento?»











 Siamo una sorta di soci adesso, sei contento?»

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