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-- GHOST --

RAFFREDDORE


*Ne la bella Verona, ov'è la scena, due case in pari onor per ire antiche nove han capiglie, e cittadine mani di sangue insozza cittadina vena. Da' fatai lombi di quelle nimiche segno a rie stelle un par d'amati...*

<Mezzosangue!> La ragazza sobbalzò, arrossendo quando notò chi era entrato dalla porta. Il biondo le andava in contro a passo di marcia, gli occhi ridotti a due fessure che lanciavano lampi. <Che vuoi Malfoy?> Hermione si sforzò di apparire dura. Sapeva cos'aveva passato quel ragazzo, e l'unica cosa che voleva fare era abbracciarlo. <Stai infettando la mia poltrona.> la ragazza impallidì, alzandosi, come scottata dalla poltrona verde. <Oh, mi dispiace Malfoy. Poverino... il principe sul pisello vuole la sua poltrona!> rabbiosa fece per andarsene, ma la voce del biondo la bloccò. <Stai zitta, lurida Sanguesporco.> Hermione strinse i pugni, girandosi rabbiosa verso il biondo. Le lacrime minacciavano di solcarle le guance. <Mi scusi ALCOLIZZATO. Sarò anche una mezzosangue, ma almeno io non mi annego in quella merda là!> Draco spalancò gli occhi e in un secondo fu sopra la ragazza. La spinse al muro, stringendole il collo con una mano, mentre con l'altra le puntava la bacchetta al cuore. <Io non sono un alcolizzato. Non ho mai toccato una goccia d'alcool in vita mia. Volevo solo vedere la faccia della McGranitt, sanguesporco.> le sibilò nell'orecchio, provocandole brividi involontari lungo tutto il corpo. Il giovane ghignò e dopo aver stretto un'ultima volta il collo della riccia, la lasciò andare, sbattendola contro il muro.  <Ma dico io, sei deficiente o cosa? Che cazzo di problemi hai?> la ragazza si portò le mani al collo e, in preda a spasmi di dolore, corse in camera. Si lasciò scivolare a terra. Come aveva potuto innamorarsi di un essere del genere? Hermione si strinse le gambe al petto e cominciò a piangere, singhiozzando copiosamente. Non sapeva che dall'altro lato della porta, un ragazzo rannicchiato come lei, piangeva.

***

Si dice che la notte fa da medico dei dolori. E questo è vero. Ma non per Hermione. Aveva il cuore spezzato. Non rotto, perché nonostante anche lei stentasse a crederci, l'amore che provava per quel ragazzo era troppo grande. Ma, sinceramente una cosa ancora non le era chiara. Fatto abbastanza raro, per Hermione. Dove, quando e come era nato quell'amore? Era sicuramente dettato dalla 'pietà' provata per quel ragazzo. Il sesto anno le aveva permesso di vederlo con una luce diversa. Per la prima volta lo aveva visto come un essere umano. E i suoi pensieri vennero confermati quando al Malfoy Manor aveva detto di non averli riconosciuti, o quando aveva dato la bacchetta ad Harry. Si chiese, allora, perché fingesse di essere un duro, quando in realtà non lo era. E fu in quel momento che capì. Capì che lo stava facendo anche lei, quando lo trattava male, fingeva. Lo faceva per non destare sospetti riguardo i suoi sentimenti. Ma lui, sicuramente, mentiva perché non poteva e non voleva mostrarsi debole davanti a tutta la scuola. E in quel momento il cuore di Hermione si spezzò ancora un po'. Amore non corrisposto, la peggiore delle sciagure. La ragazza si specchiò. Gli occhi rossi e lucidi, il collo segnato di viola. Anche uno stupido avrebbe capito che erano delle dita. Indossò la sciarpa rosso-oro e si diresse verso la sala grande per fare colazione. <Ciao Herm! Come sono le camere nuove?> la riccia si sedette difronte ai suoi amici. Il moro stava leggendo il giornale, il piatto vuoto e l'altra mano intorno a Ginny, che la guardava curiosa. La rossa sapeva leggerle dentro come nessun altro. <Perché hai  la sciarpa?> Harry abbassò il giornale, stupito dalla domanda della sua ragazza. <Oh, nulla di che. Nei dormitori faceva caldo e quindi ho tenuto aperta la finestra. Il risultato? Un raffreddore da far paura!> sorrise, tentando di essere convincente. Harry fece una risatina e si versò del succo di zucca. Una volte in lontananza urlò: <Posta!> tutti alzarono lo sguardo verso i gufi, che scendevano in picchiata, colmi di lettere e pacchetti. La rossa e il moro ricevettero rispettivamente una lettera da Molly e una da Sirius. Entrambi chiedevano come stavano. Dopo la guerra i genitori erano diventati molto più apprensivi nei confronti dei figli. Hermione continuò a mangiare. Lei di genitori non ne aveva e, appare i saluti in fondo alle lettere di Molly, nessuno le scriveva. Grazie Dio, le lettere sviarono Ginny dal discorso 'sciarpa'. Alzò lo sguardo verso il tavolo Serpeverde. Il biondo, come lei, non aveva ricevuto nulla.

***

Quella stessa sera, dopo aver saltato la cena, Hermione si chiuse in camera. Con un leggero movimento della bacchetta sistemò la stanza e, presa una vestaglia, si diresse in bagno. L'acqua le scese sulle spalle. Acqua fredda, come piaceva a lei. Il dolore del liquido ghiacciato lungo la schiena le permetteva di non pensare ad altro. Raccolto il libro e un maglione andò nella Sala Comune. Stava male? Sì. L'amore era una brutta bestia, e lei lo sapeva bene. Lei lo amava, lui la odiava. Ma ormai il suo cuore si era spezzato. E nulla avrebbe mai potuto riaggiustarlo. Sconsolata si lasciò cadere sulla poltrona. Un leggero foulard rosso le copriva il collo. Provò a continuare la lettura, ma era inutile. I suoi pensieri, se pur dolorosi, erano rivolti ad un biondo platinato. Verso le 22.00 entrarono la Abbott e Goldstein. Chiaccheravano animatamente e, dopo averle dato un budino al cioccolato, si ritirarono nelle loro camere. Hermione era sicura avessero le camere comunicanti. Rassegnata, se ne andò anche lei. Se doveva piangere e deprimersi, era meglio farlo in solitudine. 

Sbuffò. Erano due ore che se ne stava sdraiata a letto, ma il sonno non arrivava. Indossato il foulard, un gesto ormai automatico, e il maglione, si diresse verso la sala comune. Affondò nella poltrona rossa, stringendosi al petto Romeo e Giulietta. <Mezzosangue, ma tu non dormi mai?> Sobbalzò, lanciando anche un urletto di sorpresa. Le guance le si tinsero di rosso. Il corpo marmoreo del biondo era a mala pena coperto da una leggera t-shirt. <Leggo Malfoy.> Si girò verso il camino, immergendosi tra le fiamme. <Perché tieni la sciarpa, Mezzosangue?> la riccia lo fulminò con lo sguardo. <Cavoli miei. Lasciami stare Malfoy.> Ma il biondo non era uno a cui potevi rispondere di farsi gli affari suoi. Con uno scatto le tolse il foulard, tenendolo troppo in alto perché lei potesse prenderlo. Hermione si coprì il collo con le mani, sentendosi troppo esposta. <Ridammelo!> Provò a riprenderselo, ma i suoi 165 cm erano pochi in confronto ai 185 del ragazzo. Draco strabuzzò gli occhi, quando vide i segni viola sulla candida pelle della ragazza. Deglutii a vuoto. Chi aveva mai osato farle quell'obbrobrio? <Chi è stato?> la riccia, sfruttando il momento di confusione del ragazzo, si era ripresa il foulard. Lo guardò storto. <CHI E' STATO GRANGER!> il biondo le strinse il polso, tirandosela addosso. <TU! TU CAZZO!> Draco la lasciò, allontanandosi di qualche passo. <Ieri sera... hai stretto troppo forte... io... io non sono uno di quei ragazzoni con cui ti batti! Sono più bassa di te di 20 centimetri cazzo! Peso la metà di te! Come... come hai potuto...> il biondo si lasciò cadere a peso morto sulla poltrona, stringendosi la testa tra le mani. <Non lo dirò alla preside. Non verrai sospeso, Malfoy.> disse lei, con tono freddo. Purtroppo, però la sua maschera stava vacillando. 


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𝗚𝗛𝗢𝗦𝗧  𝗗𝗿𝗮𝗺𝗶𝗼𝗻𝗲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora