CAPITOLO 15.

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Domenica. Un giorno vuoto.
Sono sveglia da ormai dieci minuti, ma non ho voglia di alzarmi.
Fisso il soffitto e continuo a pensare a quella maledetta festa, e a quel maledetto bacio.
Ho ignorato le chiamate di Jason, non riesco a parlare con lui, non dopo quello che è successo. È un ragazzo speciale, premuroso, insomma è il ragazzo perfetto, e non merita nulla di tutto questo.
Mi sento terribilmente in colpa ma non riesco a trovare nemmeno un solo motivo per ammettere che non lo rifarei. È stato così intenso che lo sento ancora sulla pelle, come se stesse ancora accadendo. Ho capito, però, che non posso ignorare Jason per sempre, così prendo il telefono e digito il suo numero.
"Pronto" risponde freddo.
"Ciao" dico con calma. Lo capisco, anch'io sarei arrabbiata al suo posto. "Che fai?" continuo.
"Colazione" risponde.
"Jason, so che ho sbagliato, ma non ero dell'umore adatto per parlare con nessuno" spiego sperando mi capisca, anche se non c'è una giustificazione a ciò che ho fatto.
"E da quando io faccio parte di nessuno?" domanda enfatizzando la parola 'nessuno'.
"Non è questo, è che non avevo voglia di parlare, tutto qui" spiego ancora.
"Menomale che questo fine settimana ci vedremo, non ce la faccio più a stare lontano da te, mi manchi" dice all'improvviso.
Mi viene mal di stomaco alle sue parole e i miei occhi diventano sempre più lucidi.
"Mi manchi anche tu" dico ed è vero, mi manca terribilmente.
"Mi raccomando, porta il tuo vestitino preferito, che darò una festa bellissima!" dice ridendo. Io ricambio ma ho il cuore spezzato per quello che gli ho fatto. Lui non avrebbe mai fatto una cosa del genere e io invece, non ho aspettato occasione per farlo.
Non riesco più a stare in questa situazione di profondo abisso, mi sento così vuota.
Con un rapido gesto compongo il numero di Cheryl e la chiamo, non riesco più a stare sola, ho bisogno di passare del tempo con qualcuno, ho bisogno di distrarmi.
"Pronto?" risponde dopo due squilli.
"Ci sei per una passeggiata?" dico con voce tremante.
"Che succede? Stai bene?" chiede, ma non rispondo e sospiro. "Passo a prenderti tra venti minuti" mi avvisa e chiude la telefonata.
Vado a sciacquarmi la faccia e mi guardo allo specchio. Mi sento una persona orribile, ma non riesco a smettere di pensare a quel dannato bacio.
Tolgo finalmente il pigiama e indosso una cosa fresca dopo aver fatto una doccia super veloce, poi scendo di sotto e noto che i miei genitori non ci sono, come nemmeno Arya, che deduco sia andata con loro, ed Isaac: credo che lui sia da qualche amico.
Vado in cucina per vedere se hanno lasciato qualche biglietto. Infatti, trovo un post-it vicino il frigo: «Non ti abbiamo svegliata, dormivi così tranquilla.. siamo a fare la spesa, a dopo.» c'è scritto sopra. Sorrido al pensiero.
Prendo la penna e ne lascio uno al di sotto: «Esco con Cheryl, a più tardi», ed esco.
Aspetto fuori per qualche minuto, poi Cheryl sfreccia con la sua auto e si ferma davanti al cancello di casa mia.
"Mi hai fatta preoccupare" mi dice con un tono di rimprovero nella voce mentre salgo in macchina.
"Non volevo.. scusa" abbasso gli occhi.
"Mi dici cosa diavolo succede?" continua a guardarmi preoccupata.
"Ho baciato Cameron" dico tutto d'un fiato, come se mi facesse paura ascoltare le mie stesse parole.
"Cosa?!" urla. "E Jason?!" continua.
"Non mi stai aiutando, se avessi voluto continuare a pensarci me ne stavo a casa da sola" affermo, ed è vero. L'ho chiamata per distrarmi dalla realtà effettiva.
"Hai ragione, ma sarei troppo curiosa di sapere i dettagli" sembra un lamento, ma poi sorride. "Se vuoi dirmelo, ovviamente" continua.
Sto in silenzio per un po', poi decido di confidarmi, so che posso fidarmi di lei.
"È successo alla festa" dico rompendo il silenzio.
"Questo era abbastanza intuibile" dice ovvia.
"Ma non so cosa mi sia preso, so solo che è da quando lo conosco che non smette di punzecchiarmi, di provocarmi. Non so che mi succede quando sono con lui, divento un'altra persona" spiego.
"E ti piace quest'altra persona?" mi chiede. Mi trovo in difficoltà dinanzi alla sua domanda. Mi piace?
"Non lo so, non mi piace perché sto facendo del male a Jason e me ne rendo conto, ma allo stesso tempo provo delle sensazioni che con lui non ho mai provato" cerco di spiegarmi, sperando che capisca.
"So come ti senti, e so anche che devi scegliere ciò che ti fa stare bene, non puoi stare con due piedi in una scarpa" risponde mentre parcheggia l'auto davanti ad un piccolo pub.
Entriamo e ci sediamo ad uno dei tavoli, poi una gentile cameriera ci porta i menù.
"Che fame" ammetto guardando i mille panini presenti sul menù, e quando torna la cameriera ordiniamo.
"Nash?" chiedo mentre attendiamo.
"Ehm" sospira. "Non ci sono speranze per noi, non posso e non voglio illudermi" dice con aria triste.
"Avete parlato ancora?" chiedo.
"Si, ogni giorno, ma lo sento distante, troppo distante" immagino come possa sentirsi.
"Forse ha solo bisogno di più tempo" cerco di aiutarla, ma non per darle false speranze.
"O forse per noi non c'è futuro" sospira.
Arrivano i nostri piatti ed è incredibile il modo in cui Cheryl cambia umore in un battito di ciglia: un minuto fa era così triste, mentre ora sembra così spensierata. Vorrei essere come lei a volte.
Mangiamo i nostri panini, poi decidiamo di tornare a casa, si è fatto un po' tardi e i miei genitori saranno sicuramente in pensiero.
Arriviamo alla macchina e cominciamo a dirigerci verso casa.
Il viaggio è silenzioso ma la ringrazio, tantissimo, per avermi fatto compagnia in un momento così brutto per me.
Arriviamo fuori casa mia e scendo dall'auto, dopo averla salutata.
"Allie" mi richiama, così mi giro verso di lei e mi affaccio dal finestrino. "Parla con Jason, capirà" dice sorridendo.
"Grazie, di tutto" sorrido timidamente a mia volta ed entro in casa.
Appena metto piede in casa un profumino di cioccolato penetra nelle mie narici, cosi corro in cucina e trovo una torta sul tavolo, con mia madre intenta a finire di glassarla.
"Ti adoro" le vado vicino e l'abbraccio.
Quando la torta è pronta ci sediamo tutti al tavolo per mangiarla, ed è veramente squisita.

Vorrei vivere così, di questi momenti, con la mia famiglia, le persone a cui voglio più bene.
Guardo mia madre, una donna così forte, ma allo stesso tempo così fragile; da piccola, quando mi chiedevano cosa avessi voluto fare da grande non rispondevo 'dottoressa', oppure 'maestra' come tutti i bimbi della mia età, rispondevo che sarei voluta diventare come lei. Ed ancora oggi è così, spero, un giorno di essere davvero come mia madre.
Rivolgo poi lo sguardo a mio padre, così grande e grosso ma con una sensibilità da spezzare il fiato, un cuore grande quanto una casa. Che dico, un palazzo intero.
Guardo poi Isaac, il mio fratellone, il mio punto di riferimento. A volte, anzi spesso, litighiamo, ma il legame che ci lega è più forte di qualsiasi altra cosa al mondo.
Guardo infine la piccola Arya, così piccola ma così grande, così spensierata, sorride mentre mangia la torta tutta sporca di cioccolato e piena di briciole, vorrei tornare ad essere bambina come lei.
Chiudo gli occhi per cercare di 'scattare una fotografia' a questo momento, per portarlo per sempre nella mia mente e nel mio cuore, perché questi, proprio queste piccole cose, come può esserlo una stupida torta al cioccolato, sono attimi di felicità, ed io, guardandomi intorno questa sera, mi rendo conto di quanto sia incredibilmente fortunata.

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