18. Proviamo
Le vacanze alla Park House filarono monotone.
In quei giorni l'unica compagnia che richiesi fu quella di un buon libro. Il giorno di Natale, Manuel mi scrisse i suoi auguri seguiti da un messaggio di scuse.
Lo ignorai. Ero ancora troppo arrabbiata con lui.
Ritornare al campus fu una bella liberazione. Non ce la facevo più a servire ai tavoli o riordinare le camere insieme alla mamma.
Una volta tornata nella mia stanza, dopo aver smontato la valigia, mi buttai sotto la doccia. Una volta finito, uscii dal bagno avvolta nell'accappatoio di spugna fucsia, i capelli gocciolanti stretti in un asciugamano.
Sentii bussare alla porta. Pensai che fosse una delle mie compagne di dormitorio, dunque non ci pensai due volte ad aprire così com'ero conciata.
<Lucas!> sbottai una volta visto chi c'era oltre l'uscio.
<Oh...> fu l'unico suono che lasciò le sue labbra.
<Ehm...volevi qualcosa?> chiesi stringendo la presa sulla maniglia che ancora non avevo mollato.
Il cuore mi batteva all'impazzata. Non sapevo se essere imbarazzata o divertita dalla situazione. Nel dubbio rimasi ferma, aspettando una sua parola.
Sarà venuto fin qua giù per un motivo no?
<Passavo di qua e ho notato la tua macchina> prese a spiegare. <Mi chiedevo se ti andasse una passeggiata...con me intendo> finì alzando alla fine gli occhi, fino a quel momento fissi a terra.
<Oh...> fu la mia intelligente risposta. Rimasi un attimo muta, osservandolo da testa a piedi. Notai solo allora un casco pendere dalla sua mano destra.
<Certo va bene> risposi alla fine. <Dammi il tempo di vestirmi e sono da te>.
Chiusi la porta senza aspettare risposta. Le labbra si piegarono in automatico in un radioso sorriso. Mi pareva di sognare.
Più veloce che mai, asciugai i capelli, che ricaddero in una massa riccia rossa sulla schiena, e indossai la biancheria.
Poi tirai fuori dall'armadio dei jeans a sigaretta elastici, un maglione blu scollato sotto a cui infilai una maglia a maniche lunghe azzurra. Avvolsi il collo con una sciarpa dello stesso colore. A piedi calzai un paio di stivaletti neri con un po' di tacco, un recente regalo di mia zia.
Infilai portafoglio e cellulare in una piccola tracolla e afferrai la giacca di pelle nera.
Uscii dalla camera, correndo verso l'esterno, spaventata che fosse tutto un sogno o peggio uno scherzo di cattivo gusto.
E invece.
Proprio al cancello, un bellissimo Alpha mi attendeva. Mi presi un momento per osservarlo, appoggiato a una moto nera rifinita in argento.
Indossava dei jeans aderenti con scarpe da ginnastica nere. Il giubbotto da moto aperto sul petto mostrava il maglione chiaro di cashmere.
<Scusa l'attesa> salutai appena fui a portata d'orecchio. Lui sorrise per poi porgermi uno dei caschi poggiati sulla sella.
Lo infilai, chiudendo anche la giacca. Lucas montò in sella e tolse il cavalletto per poi porgermi la mano. Montai a mia volta. Misi le mani sulla sella, cercando di tenermi dritta. L'Alpha non parve d'accordo poiché mi prese le mani e le poggiò attorno alla sua vita.
<Reggiti forte> ordinò con voce bassa. L'istinto da Omega, ahimè, ebbe il sopravvento sulla coscienza e ubbidii all'ordine dell'Alpha.
La moto cominciò a muoversi per la città, ancora addobbata per le feste. Mi pareva di essere in un film. Abbracciata al mio Alpha, in giro per la città illuminata con il vento in faccia. Sorridevo. Ero felice.
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Mi hai sconvolto la vita
ChickLitLa Natura e il Destino non fanno mai niente per caso. Siamo tutti parte di un enorme e incomprensibile disegno. Un Omega riesce ad entrare in una prestigiosa università, la sua vita cambia ma non avrebbe mai pensato fino a tale punto. Tra amicizia...