26. Complice
E fu così che contattai colui che sarebbe stato il mio complice. Gli diedi appuntamento per il mercoledì successivo in modo da spiegargli bene il piano di quella pazza della mia migliore amica.
La mattina del giorno incriminato mi alzai nervosissima. Seguii le lezioni distrattamente, tanto che alla fine dovetti farmi passare gli appunti da una compagna di corso poiché i miei erano illeggibili.
Avevo dato appuntamento al complice per pranzo in un piccolo bar fuori dalla facoltà. Arrivai al 'Tatte Bakery & Cafe' con un diavolo per capello, pentita della mia scelta ma impossibilitata a tornare indietro.
Spera di valerne la pena Lucas.
<Cami!> chiamò una voce.
Chiusi gli occhi e presi un respiro profondo.
Con calma e civiltà.
Mi diressi verso la fonte della voce e mi ritrovai davanti il mio complice. Non era cambiato poi molto. Aveva sempre quell'aria da bambino troppo cresciuto stampata sulla faccia da schiaffi. Gli erano cresciuti i capelli, sempre scuri e disordinati, tanto che la frangia gli copriva in parte gli occhi. Questi ultimi erano sempre uguali, magnetici di quel colore a metà tra il verde e l'oro, grazie ai giochi di luce del bar. Il naso lungo e affusolato. Le labbra imbronciate, circondate dai baffi e da un velo di barba.
Affascinante, perfetto al suo scopo.
<Ciao... Manuel>.
Il mio saluto freddo aveva spento il suo sorrisino. Mi sedetti al tavolino dov'era lui, poggiando la borsa a terra. Dopo aver ordinato restammo in silenzio per un bel pezzo.
Che atmosfera pesante.
<Come te le passi?> chiese Manuel alzando gli occhi.
<Bene...tu?> risposi.
<Bene>.
E ricalò il silenzio. Nessuno dei due riusciva a guardare l'altro negli occhi. Era ancora vivo il ricordo dell'umiliazione da me subita a opera sua, quella che mi aveva fatto cadere in una goccia.
Passò circa mezz'ora di silenzio assoluto, i nostri ordini erano arrivati nel mentre ma nessuno dei due aveva toccato cibo.
Alla fine l'Alpha dovette stufarsi della crescente tensione perché ringhiò frustrato e si passò una mano sulla frangia, tirandola su.
<Ascolta Cami... mi dispiace. Non volevo umiliarti in quel modo ne tanto meno farti cadere in una goccia. La situazione mi era sfuggita di mano e... sono stato un bastardo. Perdonami ti prego> pronunciò tutto d'un fiato.
Lo osservai. Aveva gli occhi puntati su di me, fermi eppure enormemente fragili.
Sospirai per poi rilassarmi. Gli sorrisi e lui parve tranquillizzarsi un poco.
<Va bene. Accetto le tue scuse> risposi.
Una volta sciolta la tensione prendemmo a mangiare e gli spiegai cosa era successo con Lucas. Manuel rimase in silenzio, osservandomi tranquillo. Parve preoccupato quando menzionai l'incidente che aveva dato inizio a tutto il mio tormento.
<Quindi cosa vuoi che faccia?>chiese alla fine del racconto.
<Dovresti mostrarti con me in giro per l'università, facendo finta di corteggiarmi. Questo, a sentire Violet, dovrebbe far tornare Lucas da me> gli spiegai spiccia.
<Dobbiamo farlo ingelosire eh... > riassunse l'Alpha sorridendo malizioso.
Sapevo che era una pessima idea.
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Mi hai sconvolto la vita
ChickLitLa Natura e il Destino non fanno mai niente per caso. Siamo tutti parte di un enorme e incomprensibile disegno. Un Omega riesce ad entrare in una prestigiosa università, la sua vita cambia ma non avrebbe mai pensato fino a tale punto. Tra amicizia...