Tradimento pt. 2

59 1 0
                                    

«Cos'è successo? »
Chiese Celine a bassa voce ad André nel corridoio che portava alle stanze della servitù. Non aveva intenzione di restare nella sua camera senza avere idea di cosa fosse successo ad Oscar. Non le era piaciuta per nulla la sua reazione e lo sguardo preoccupato che i due si erano scambiati l'aveva fatta agitare.
«Perché il generale è furioso con Oscar? »
Gli aveva chiesto di nuovo la ragazza trattenendo l'uomo con il braccio, costringendolo a guardarla in viso.
«Perché Oscar ha evitato una carneficina »
Celine corrugò la fronte senza capire le sue parole.
«Ma... non capisco »
«Ha disobbedito al re, doveva far uscire con la forza rappresentati del terzo stato e si è rifiutata. E ovviamente la notizia sia arrivata al generale »
«Ha... disobbedito al re...? »
Lo sguardo di André si incupì e annuì lentamente. Celine si aggrappò al suo braccio e sentì le lacrime agli occhi. Sapeva benissimo che le disobbedire agli ordini reali, tradire la famiglia reale, poteva portare al carcere o, nel peggiore dei casi, alla morte.
«La regina tiene molto a Oscar ma... non credo che possa intercedere per lei questa volta. Però ho paura che il generale possa dare di matto e... devo andare da lei »
André si allontanò da lei bruscamente ma Celine lo fermò spaventata. Temeva per lui, era molto agitato e in quello stato avrebbe solo peggiorato la situazione.
«Cosa hai intenzione di fare?! »
Sussurrò Celine sgranando gli occhi costringendolo a fermarsi, André le rispose secco e stringendo i pugni.
«Di certo non stare con le mani in mano »
Celine prese le mani di André tra le sue e le strinse al petto. André era armato, aveva ancora indosso la divisa della guardia metropolitana. Tentò di calmare il suo cuore impazzito, la sua mente stava immaginando delle scene crudeli e dei finali tragici.
«Ti prego promettimi che non farai nulla di insensato »
«Non ho intenzione di uccidere nessuno, non ti devi preoccupare. Ora però vai in camera, sei bianca e hai bisogno di riposare, va bene? Me lo prometti? »
«André... »
«Promettimelo »
Celine esitò un attimo, non era del tutto convinta delle sue parole.
«Te lo prometto »
André le sorrise dolcemente e si allontanò da lei, sicuro. Celine trasalì quando vide André cacciare, da una tasca nascosta della giacca, un pugnale.

Non aveva resistito, non era tornata in camera sua. L'ansia di sapere cosa sarebbe successo a quei due era più forte della stanchezza che provava. Aveva raggiunto lo studio del generale attraversando dei corridoi segreti e aveva ascoltato e spiato la loro conversazione avvicinandosi alla porta nascosta. Aveva poggiato l'orecchio sulla porta e aveva visto, tramite dei buchi, la scena.
"Signore, fa che non succeda nulla a quei due!"
Le loro voci le arrivavano ovattate, Oscar stava indietreggiando nella sua direzione mentre il padre avanzava verso di lei con la spada in mano.
«Non posso permettere che in questa famiglia ci sia un traditore... ti giustizierò io con le mie stesse mani! »
Oscar non fiatava, tremava solo. Per alcuni istanti temette per la sua salute e la immaginò svenire per la troppa tensione e per la troppa stanchezza.
Mentre il generale alzava il braccio per colpire Oscar, Celine era uscita rapida dal suo nascondiglio e si era posta a proteggere Oscar ma André – da dove era uscito? – era arrivato in tempo a bloccare il folle gesto di un padre accecato dall'onore.
«Lasciami André »
«Non vi lascio »
«Allora ucciderò anche te »
«Ci sto! Provate ad uccidermi generale! Però prima vi pugnalo e scappo via con Oscar »
«Non oserai mai »
Aveva sibilato il generale guardando la lama che André gli aveva puntato dietro la schiena. Oscar crollò sulle ginocchia e Celine si avvicinò a lei, abbracciandola quasi il suo sguardo si posò prima su di lei e poi su André.
«Cosa ci fai qui? »
Aveva chiesto a bassa voce Oscar sconvolta.
«Non ti avrei mai lasciata da sola! »
«Sei uno stupido! Credi davvero che ci sia qualcosa al di là delle classi sociali? E che forse riuscirai anche a sposarla? »
Celine notò il viso di Oscar illuminarsi per un attimo.
«No, non desidero affatto sposarmi... »
«André... »
«Ma... forse non basterebbe la mia vita neanche se ne avessi dieci ma vi prego, uccidete me e lasciate vivere Oscar »
André aveva abbassato lo sguardo su Oscar, senza dimenticare di non abbassare la guardia con il generale e le sorrise appena. Gli occhi della donna erano lucidi e il suo corpo tremava, Celine la strinse a sé commossa dalle parole di André.
No.
Il generale non avrebbe ucciso nessuno, ne era più che sicura. Aspettò con ansia le parole del generale che, dopo un'attesa che sembrò infinita, lasciò cadere la spada a terra.
«Sei furbo »
André seppur con riluttanza allontanò il pugnale dal generale e lo liberò dalla sua stretta. Il generale rimase fermo, con il capo chino in segno di sconfitta e guardò per un istante Oscar, senza però dirle nulla, e se ne andò.
Oscar aveva provato ad alzarsi lentamente poggiandosi sui scaffali della libreria e si avvicinò ad André stringendolo forte a sé con un pianto liberatorio. André ricambiò il suo abbraccio e le baciò il capo emozionato, felice di poterla avere ancora tra le sue braccia.
Celine si sentì di troppo.

«Come stai? Ti senti bene? Sei molto bianca, devi stenderti! Perché siete usciti a quest'ora tu e André? Parigi è pericolosa di giorno, non immagino la notte! »
«Tu perché sei intervenuta oggi? Era pericoloso, dannazione! »
«Tu stavi male! Tuo padre stava per ucciderti e io dovevo stare ferma a guardarti morire in una pozza di sangue? Oh no mia cara! »
Oscar sospirò stanca mentre si slegava la giacca della divisa lentamente, lasciandola con noncuranza sulla sedia dello scrittoio. La donna si era avvicinata rapida a prendere una bottiglia di cognac in un mobile poco lontano dal letto e, dopo aver versato la bevanda nel bicchiere, l'aveva bevuto tutto d'un fiato.
"Un'altra bottiglia? Pensavo di averle tolte tutte..."
Celine l'aveva seguita e l'aveva aiutata a cambiarsi fino a quando Oscar, stremata, non si era stesa sul letto e aveva iniziato ad avere i brividi di freddo.
«Com'è strano... è fine giugno e io... ho la febbre... è assurdo »
Aveva detto a bassa voce e con gli occhi lucidi dopo lunghi attimi di silenzio assoluto. Oscar si portò una mano al viso e strinse il lenzuolo al petto. Celine si apprestò a coprirla con una coperta più pesante mentre Oscar fissava il vuoto.
«Cosa succede Oscar? »
Chiese Celine sedendosi al suo fianco.
«Stavo pensando ai miei soldati... alcuni sono stati arrestati per aver disobbedito agli ordini del re come ho fatto anche io... ho paura che possa accadere qualcosa di brutto... per questo siamo usciti io e André... siamo andati da un amico per salvarli 1 »
Oscar sussurrava, non aveva più voce e alcuni colpi di tosse avevano spezzato il suo respiro un paio di volte.
«Non voglio che muoiano per colpa mia... per colpa della mia stupida malattia non sarei stata capace di salvare neanche André oggi... »
«Oscar... »
«Sono molto stanca Celine... non ho più le forze... »
Oscar si rannicchiò nel letto e le diede le spalle. Celine si morse il labbro, era distrutta e temeva che, a quel punto, potesse crollare da un momento all'altro e che né lei né il dottore avrebbero potuto fare più nulla per aiutarla.

«Signor Oscar? Signor Oscar! »
«Aprite la porta! »
«Non... ti azzardare... ad aprire... quella dannata porta »
Aveva detto Oscar con fatica mentre, in preda ad una crisi respiratoria, si era accasciata al suolo cercando aria. Celine si era apprestata ad aprire le finestre e a togliere le pesanti tende per far passare più aria possibile. Alcune cameriere stavano bussando senza pace alla sua porta attirando l'attenzione di tutto il palazzo. Celine si era vista costretta a chiudere la porta della camera a chiave per impedire che la vedessero in quello stato e il rumore della serratura che si chiudeva aveva fatto agitare ancora di più le cameriere.
Oscar sembrò riprendere colore solo dopo una decina di minuti e il respiro tornò regolare  poco dopo. Si aggrappò alla colonna del letto a baldacchino e cercò di sedersi sul materasso, distrutta.
«Oscar! »
La voce di André dietro la porta la fece sussultare. Oscar si alzò lentamente dal letto e si avvicinò alla porta stringendo la vestaglia che indossava al petto.
«Alain e gli altri sono stati liberati! I dodici soldati sono stati liberati senza alcuna condizione! »
Oscar poggiò la fronte sul legno verniciato di bianco della porta e sorrise. Celine appena notò che Oscar stava girando la chiave della toppa per far entrare André uscì dalla sua stanza tramite una porta nascosta e li lasciò soli. L'ultima cosa che vide, prima di chiudere la porta, fu il sorriso che si scambiarono prima che lui chiudesse di nuovo la porta a chiave.

"Il pittore aveva terminato la sua tela e tutti non vedevano l'ora di vederla ultimata. Le condizioni di Oscar peggiorarono ma lei non era l'unica che mi preoccupava. Avevo notato che André, ogni volta che saliva o scendeva le scale, contava gli scalini..."

1= ovviamente, l'amico in questione è Bernard Chatelet, il quale sappiamo ha avuto un ruolo cardine nella liberazione dei soldati.

CelineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora