Tramonto

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«Dobbiamo portarla in camera André »
Celine tremava. Era sconvolta e non riusciva a staccare lo sguardo dal viso bianco di Oscar poggiato sulla spalla di André, priva di sensi.
Il giorno era arrivato.
Oscar, dopo mesi e mesi di lotta, era crollata.
Ricordava ancora il sorriso che aveva fatto mentre la rassicurava quella stessa mattina. Non poteva essere successo così in fretta.
«S-Sì... »
André non si era mosso per tutto il tempo, aveva stretto tra le braccia il corpo di Oscar ed era rimasto pietrificato quando aveva notato lo scarlatto del sangue macchiarle il viso. Si era alzato in fretta, stringendo ancora la donna tra le sue braccia, ed era corso, accompagnato da Celine verso la camera di Oscar.
«Qualcuno è andato a chiamare il medico?! »
Continuava a delirare Madame Jarjayes mentre un paio di cameriere le facevano respirare il profumo dei sali.

"Eravamo tutti sconvolti. È inutile negarlo"

«Il dottore è arrivato? »
Chiese la governante sentendo in lontananza il rumore di una carrozza. Celine alzò anche lei il capo verso la finestra, stringendo tra le mani un panno umido da posare sulla fronte di Oscar, ancora incosciente. André scostò appena la tenda e vide una carrozza sostare davanti l'entrata del palazzo.
«Sì, è lui »
Disse improvvisamente ansioso. Celine posò la pezza sul viso bollente della donna e lasciò una tenera carezza sul suo viso.
"Oscar... amica mia... andrà tutto bene... resisti... ti prego!"
«Finalmente! Ha la febbre altissima! Celine, André, non allontanatevi! Restate al suo fianco, io vado dal dottore »
La governante non diede neppure il tempo di replicare che si era già dileguata fuori dalla stanza.
Il sole stava calando, i raggi caldi entravano nella stanza. Era passata forse una mezz'ora dallo svenimento di Oscar e lei non aveva ripreso ancora coscienza. Celine sapeva benissimo che era la febbre a tenerla assopita, anche se in alcuni istanti aveva dato segnali di lucidità, ma questo né André né gli altri potevano saperlo.
Avevano pulito il suo viso dal sangue e le avevano tolto i panni sporchi, la governante aveva notato senza però fare commenti l'eccessiva magrezza della donna. André aveva consumato il marmo dei pavimenti a furia si eseguire gli ordini che la nonna gli aveva imposto e ora sedeva lì, di fronte a Celine, mentre stringeva la mano di Oscar tra le sue.
«André... »
Celine sussurrò appena il suo nome. Lui alzò lo sguardo su di lei, era terribilmente serio. Sentirono il fruscio delle lenzuola e si voltarono entrambi verso Oscar.
«Oscar? Mi senti? »
«Oscar... »
Lei aprì appena gli occhi e si guardò in giro, ancora stordita. Sembrava non riconoscerli, come se avesse dimenticato per un istante chi fossero e dove si trovasse ma appena i suoi occhi incontrarono il viso di André sembrò rilassarsi.
«André... »
Lo sussurrò appena stringendo il più che poteva la mano con la sua, liberando una lacrima. André sorrideva sereno, il suo sguardo serio era scomparso all'improvviso.
«Amore mio... »
Lo sguardo di Celine si addolcì e un tenero sorriso le incurvò le labbra. Non aveva mai sentito né Oscar né André scambiarsi mai parole dolci e nessuno dei due aveva mai parlato dell'altro con così tanta dolcezza. Oscar aveva accennato ad un debole sorriso, lui si era chinato verso di lei per baciarle la fronte.
«Cos'è successo? »
«Sei svenuta, è arrivato il medico »
Aveva evitato di nominare la tosse violenta e il sangue, forse perché in cuor suo non voleva farla preoccupare.
"Lei lo sa... lo sappiamo già... potrai mai perdonarci? Potrai mai perdonare me per averti nascosto una verità così atroce?"
Celine abbassò il capo e cacciò via le lacrime.
«Ci hai fatto spaventare... »
Disse lei fingendosi sollevata e André le sorrise nuovamente, abbandonando la sua mano quando sentirono la porta aprirsi di scatto. Il dottore si avvicinò subito al letto di Oscar facendo allontanare rapidamente André, dietro di lui comparvero il suo assistente, la governante e un paio di cameriere che aspettavano suoi ordini.
Celine si alzò rapidamente e guardò il medico spaventata. Lui aprì rapido la borsa che aveva portato il suo assistente e aveva lanciato uno sguardo rapido verso Oscar, del tutto sveglia.
«Lasciate tutti la stanza, tranne te – disse il dottore indicando Celine – ,tu devi aiutarmi »
Celine annuì tremando. Un terribile silenzio riempiva la stanza, faceva fatica a immaginare come la dolcezza tra André e Oscar fosse stata interrotta in modo così brusco. Sentiva addosso lo sguardo di tutti, come sempre e  notò che anche André la stava fissando confuso.
Appena tutti lasciarono la stanza il medico si sedette al fianco di Oscar e la aiutò a sollevarsi.
«Loro non sanno ancora nulla, vero? »
Lo sguardo freddo e distaccato che il medico aveva avuto per tutto quel tempo era scomparso; era dolce come quello di un padre che si rivolgeva alla figlia. Oscar aveva la voce bassa e lui le accarezzò il viso, controllando anche se la sua fronte scottasse.
Si allontanò appena da lei e prese qualcosa dalla borsa: era una boccetta di vetro con dentro delle erbe medicinali, non le aveva mai viste prima. Posò un po' di quelle erbe in un fazzoletto, quanto bastava per una tazza, e lo porse al suo assistente.
«Pascal fai bollire questo dalla governante »
Il ragazzo – forse aveva la sua stessa età, pensò Celine – corse fuori dalla stanza e chiuse bene la porta dietro di sé. Celine notò, prima che la porta si chiudesse, la figura della contessa e del generale dietro la porta. Quando era tornato?
«Sapete dirmi cos'è successo? La governante era così agitata che non mi sono chiare alcune cose »
Disse l'uomo rivolgendosi prima ad Oscar poi a Celine. Oscar poggiò il capo sui cuscini morbidi e chiuse gli occhi.
«Non dormite, mi servite sveglia »
«Sono... stanca... non... riesco a... respirare »
Oscar si agitò tra le lenzuola e iniziò a fare respiri sempre più rapidi. Celine si mosse ad aprire le finestre per far entrare aria  mentre il medico le solleticava le narici con i sali.
«Allora? Cos'è accaduto? »
«Ha iniziato a tossire mentre eravamo tutti nel soggiorno a vedere un nuovo quadro. Poi è svenuta davanti a tutti »
«Ha tossito sangue? »
«Sì, era da un paio di giorni che non aveva più febbre e tosse »
«Capisco... signor Oscar voglio sentire il vostro respiro, ce la fate ad alzarvi? »
Oscar annuì leggermente, aveva ripreso un po' di colore e, con molta fatica, si era messa a sedere all'angolo del letto. Sembrava terribilmente fragile, come se fosse fatta di cristallo ed ebbe paura di vederla spezzarsi. Celine fu colta da un brivido:  non l'aveva mai vista in questo stato, non l'aveva mai vista così debole e priva di forze
«Va bene così »
Disse il medico notando l'enorme sforzo che stava facendo e probabilmente le sue gambe non avrebbero retto una volta in piedi. La visita proseguì senza intoppi, Oscar era troppo provata per cercare di ribellarsi agli ordini del dottore e si era stesa nel letto sfinita, nonostante i pochi movimenti effettuati. Celine aveva seguito gli ordini del medico, aveva aiutato Oscar a svestirsi e vestirti e le era stata accanto quando la tosse l'aveva colta di nuovo alla sprovvista.
«Sarò franco con voi signor Oscar »
Disse passando una mano sulla fronte, il suo assistente apparì di nuovo dopo poco con quell'intruglio nauseante. Celine fece una smorfia, cosa diavolo era quella robaccia? La porta era rimasta socchiusa e Celine corse rapida a chiuderla di nuovo sotto l'ordine del medico.
«Vi ringrazio »
Oscar trattenne un colpo di tosse e tornò a guardare il medico tranquilla. Celine, invece, sentiva l'ansia aumentare sempre di più nonostante avesse già capito l'esito di quella visita non si sentiva ancora pronta per sentirla ad alta voce. Si morse il labbro e strinse la gonna tra le mani, guardando il viso del medico.
L'uomo porse la tazza fumante ad Oscar che, a piccoli sorsi, iniziò a bere. Il suo viso disgustato le fecero capire che il sapore di quella bevanda non doveva essere troppo diverso dall'odore che emanava e un'improvvisa nausea le scombussolò lo stomaco.
«Come dicevo... sarò sincero con voi. Non credo che ci sia più nulla da fare, o almeno nulla che la scienza al momento possa fare »
Oscar non si scompose, anzi accennò un velato sorriso al medico.
«Mi state dicendo che... sto per morire? »
Il medico si aggiustò le lenti – le portava anche prima? Lo aveva appena notato – e guardò di nuovo la donna stesa nel letto.
«Sì. È troppo tardi »
Celine si coprì la bocca con le mani per evitare di urlare. Avrebbe voluto urlare che il medico si stava sbagliando, che lei non sarebbe morta e che aveva soltanto bisogno di riposare. Le lacrime le offuscarono la vista e non riusciva a bloccarle. Non aveva sentito un lamento provenire da Oscar e quando alzò il capo verso di lei la vide piangere in silenzio mentre il dottore stringeva le sue mani, proprio come aveva fatto André prima.

«Vostro figlio ha la tubercolosi. Devo ammettere che non mi è mai capitato di visitare un malato di tisi in uno stato così avanzato senza che lui sapesse della sua malattia »
Il medico stava recitando la sua parte, come gli aveva chiesto Oscar, di fingere di non averla mai visitata prima di quel giorno. Celine stava un passo dietro il medico, con gli occhi ancora rossi, e ascoltava le parole del medico.
«E ditemi... si può guarire? C'è la possibilità che possa stare meglio? »
Aveva chiesto il generale lasciando trasparire la preoccupazione dalla sua espressione. Madame Jarjayes si reggeva a lui, con il viso pallido e sconvolto, e sembrava pendere dalle labbra del medico. La governante stringeva un fazzoletto tra le mani che torturava maledettamente mentre André, a pochi passi da Celine, osservava tutto in silenzio. Celine girò appena il capo verso di lui. Teneva i pugni serrati e il suo viso era contratto, in ansia.
«Mi dispiace... »
Si limitò a dire il dottore mentre si aggiustava le lenti. Madame Jarjayes iniziò a piangere disperata, rifugiandosi tra le braccia del marito, anche lui sconvolto. Marron pianse anche lei, piangevano tutti.
André no.
Era rimasto fermo, immobile. Con il mondo che gli era appena crollato addosso.

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