Una pistola e una penna

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Mi chiamo Pedro e sono un investigatore privato.

A differenza di molti miei colleghi, non sono un ex poliziotto in pensione che cerca di arrotondare la magra pensione  spiando mogli e mariti infedeli.

E, a differenza alcuni di loro, non faccio questo mestiere solo per soldi.

E non mi occupo di corna, ma di omicidi, al posto di uno stato che sembra aver dimenticato il valore della vita.
Nel mio piccolo, come un atomo disobbediente ad ogni legge della fisica voglio, più di ogni altra cosa, riportare un minimo di giustizia in una società smarrita e asservita all'interesse di pochi.

Morti senza verità, violenze ovunque.

Solo le  proprietà dei ricchi, protette nei loro quartieri fortezza, sembrano ancora rispettate alle soglie del ventiduesimo secolo.

Anch’io, prima di scoprire la mia missione, servivo solo i potenti ed ero un uomo perduto, proprio come il mio mondo.

Dietro la mia vita apparentemente ordinata, monotona e ripetitiva nascondevo la più grande delle confusioni.
Un computer, una tastiera, incarichi ben definiti.
A fine mese uno stipendio, magro ma sufficiente per tirare avanti.
Tirare avanti sì, ma verso dove?

Adesso, davanti ai miei occhi, ho una pistola e una penna.

La pistola è appoggiata sulla scrivania, mi servirà più avanti, forse.

La penna, invece, la stringo nella mia mano sinistra per raccontare come sono arrivato fino a questo punto.

Quella che segue è la mia storia.























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