All'indirizzo che mi avevano comunicato, c'era un palazzo come tanti, in quella periferia
fatta di uffici in affitto e appartamenti a basso costo, una foresta di condomini anonimi che si estendeva a perdita d'occhio.
Qualche albero sintetico, qua e là. Uno solo era in grado di produrre ossigeno quanto venti alberi normali, dicevano. E poi non perdevano foglie e non dovevano essere potati.
Il nuovo governo aveva promesso di sostituire quanto prima tutti i vecchi alberi organici con questi nuovi ritrovati della tecnologia.
Chissà perché, mi chiedevo, non sostituivano anche l'intera umanità con macchine più efficienti?
Un giorno, pensavo, qualcuno avrebbe avanzato anche quella proposta.
Mi avvicinai al portone del condominio.
Effettivamente, sulla targhetta di un campanello c'era scritto: "Saksess Press. Si riceve solo su appuntamento."
Sesto piano, ascensore fuori servizio.
Allora anche le macchine non erano così infallibili.
"Chissà se anche gli alberi sintetici si guastavano?" mi venne spontaneo chiedermi.
Quella che sicuramente non sembrava funzionare bene, era la casa editrice.
A giudicare da dove si erano sistemati, non dovevano certo navigare nell'oro.
Ma il loro evidente insuccesso, non mi era certo di consolazione.
Avevo caldo, sudavo e mi mancava il respiro.
Ogni rampa di scale mi sembrava più ripida di una montagna.
Sentivo il cuore che mi batteva all'impazzata sotto la giacca, troppo pesante per quell'inverno che sia annunciava mediocre, senza né neve né gelo, un po' come la mia vita fino ad allora.
Arrivato al terzo piano fui costretto a fermarmi.
"Non vede che è bagnato, sto passando il cencio. Si fermi!" mi intimò una signora anziana, dalla corporatura robusta.
"Ho un appuntamento, vado di corsa" provai a giustificarmi.
"Non mi importa niente" disse la donna della pulizie minacciandomi con il manico dello spazzolone "potrà ben aspettare cinque minuti."
La mia educazione mi imponeva di rispettare il lavoro altrui. Del resto, ero lì perché non stavano rispettando il mio.
Così attesi, in silenzio, finché la donna non mi fece cenno di passare.
A causa di quella sosta forzata, la mia ansia aumentò in modo esponenziale.
Ma ormai ero prossimo alla meta.
Mancavano pochi scalini poi, forse, avrei avuto se non giustizia, almeno dei chiarimenti.
Arrivato di fronte alla porta, provai un attimo a ricompormi.
Facevo fatica a respirare e il cuore mi batteva come un tamburo.
Provai a fare lunghi respiri, discorsi automotivazionali, e ad adoperare sofisticate tecniche orientali.
Ma l'amata meditazione zen smetteva sempre di funzionare proprio quando ne avevo più bisogno.
Niente da fare, ero fuori di me, sopraffatto dall'ansia e dalla rabbia.
Suonai il campanello, la porta si aprì ed entrai.
Mi accolse lei, Laura, seduta dietro al bancone della reception.
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Omicidio alla Saksess Press
Mistério / SuspenseBella come un angelo, ma incapace di volare... Un'impiegata di una casa editrice precipita misteriosamente da una finestra. Un uomo qualunque sente il dovere di indagare sul delitto, ma, per scoprire la verità, dovrà fare i conti con se stesso, co...