Edith
«Tutto bene?»
Haywood mi stava riportando in hotel. Io ero silenziosa.
Da quando mi ero congedata da Heath avevo continuato a pensare alle sue parole, agli avvertimenti nei riguardi di suo fratello, al fatto che la sua assenza avesse dipeso da un fattore diverso da lui, e avevo provato con tutte le mie forze a trovare, senza risultati, una spiegazione.
Sentendomi richiamata, mi sistemai meglio contro il sedile di pelle, quindi lo guardai di sfuggita e portai lo sguardo davanti a me, dove il semaforo diventò rosso.
Frenò.
«Più o meno.» Scrollai le spalle. Non riuscivo a capire come mi sentissi in realtà.
Stavo iniziando a realizzare seriamente cosa mi fosse accaduto nell'ultima settimana, il cliente del RedMoon, la questione con Heath, Ivor, Montgomery, poi l'incontro con Ray Smith ed Haywood, e mi sentivo sporca, scoraggiata ed estremamente debole.
Ancora non riuscivo a comprendere come, a Chicago, avessi potuto permettere ad un uomo di toccarmi in quel modo: forse era stato l'istinto di sopravvivenza o l'estremo bisogno di denaro, oppure era stato il sentirlo parlare di Jane Turner, a farmi agire senza riflettere.
Avevo uno scopo e lo volevo raggiungere, ma quando mi ero ritrovata con le sue mani al collo, totalmente sottomessa dalla sua brutalità, il suo sangue che era schizzato sulla mia maglia pochi secondi dopo era stata l'immagine più bella della mia vita.Anche se in possesso di una pistola, non ero stata io ad ucciderlo. Tuttavia mi ero sentita sollevata all'idea di essere libera e, soprattutto, viva.
Inizialmente avevo sospirato, ringraziando il cielo, e avevo spostato il cadavere dal mio corpo, poi avevo realizzato di essere stata testimone oculare di un omicidio. Avevo sgranato gli occhi e avevo rivolto lo sguardo verso l'assassino, che però era scomparso, quindi mi ero spaventata ed in preda al panico ero scappata.
Non mi resi conto di essere stata complice fino ad allora.
Tremai ancora di più, se possibile.
Chiusi le palpebre.
«Ti va di parlarmene?»
Intrappolata nel buio percepii nuovamente il tocco di Ray Smith sul mio corpo e il senso di nausea che avevo provato nel mentre, ma continuai a non aprire gli occhi.
Trattenni il respiro, non mi mossi, eppure ero certa che l'attenzione di Haywood fosse rivolta a me piuttosto che alla strada.
Sperai che il semaforo diventasse verde.
«Perchè? Ti importa?» Replicai, tagliente.
«Mi sembri giù.» Dichiarò.
Aprii gli occhi e li spostai nei suoi, che corsero sulla strada davanti a noi.
Aggrottai le sopracciglia e premetti le labbra tra loro cercando di trovare una spiegazione al suo improvviso interesse, ma: «Non hai risposto alla mia domanda.» Insistetti.
Lo sentii sospirare: «Lascia perdere.» Chiuse rapidamente il discorso.
In quell'istante scattò il verde ed Haywood riprese la corsa senza degnarmi di uno sguardo. Borbottai qualcosa di sconnesso e sprofondai contro il sedile, per quanto fosse stato possibile, incrociando le braccia al petto.
Mi provocò fastidio il modo in cui aveva troncato la conversazione, tuttavia non gli diedi torto perché mi resi conto di essere stata piuttosto scortese nei suoi confronti.
La sua domanda era lecita, normale, innocua, eppure mi ero comportata da completa bastarda.

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Succederebbe Tutto - H.S.
RomanceLoro due lo sapevano bene, che avvicinarsi sarebbe stato un casino. Lei perchè viveva nel buio. Lui perchè dal buio ne era appena uscito. Edith Ross aveva poche ma importanti regole da rispettare per sopravvivere nell'anonimato: dimenticare il pa...